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Gaëtan Tarantino: «Il posto dei graffiti è la strada»

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Translation by:

Roberta

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Il suo accento evoca il Mare del Nord più che il canto delle cicale. Gaëtan, marsigliese di 32 anni, cerca di portare un po’ di vivacità nei quartieri grigi di Bruxelles, attraverso l’arte che esce dal cemento: i graffiti.

Quando pensiamo alla capitale europea, noi turisti, la associamo innanzitutto alle patatine fritte, alle praline di cioccolato e alla birra (lo stomaco che comanda!), poi al Manneken Pis e all’Atomium (per tirarci su di morale). Ma una volta arrivati si scopre una città piena di contrasti, dove, svoltando l’angolo di un calmo quartiere residenziale, ci si può trovare nel bel mezzo di una festa. È quello che mi è successo di recente in occasione di un soggiorno nella “città dalle tre lingue”. Durante le mie passeggiate mi sono imbattuta in numerosi e sorprendenti affreschi dipinti sui muri, dentro i tunnel, sulle colonne. Una varietà di colori che fa vivere Bruxelles.

Graffitaro da 18 anni, Gaetan Tarantino nel 2004 fonda un’associazione che organizza eventi artistici e socioculturali. È vedendo dei nomi a destra e a manca sul tragitto per andare a scuola che gli è venuta l’ispirazione e la voglia di fare graffiti: «Volevo fare come quelli di cui si vedono le firme senza sapere chi siano». Buffo il paradosso di esporsi, ma nell’anonimato. Autodidatta, Tarantino afferma di aver fatto un percorso classico: all’inizio semplice “writer” che lasciava la sua firma in giro per la città, comincia a sperimentarsi in writing più grandi, più colorati, per poi finire col lanciarsi nella realizzazione di opere di grandi dimensioni, gli affreschi. Da cosa nasce cosa e Gaetan incontra altri graffitari «brave persone, non delle canaglie come si potrebbe immaginare».

Gaëtan Tarantino/myspace

Uno stile di vita

Gaetan non ha idoli e non venera i suoi pari, ma sa riconoscere quando un lavoro è ben fatto. All’inizio i graffiti erano solo una passione, poiché Gaetan si guadagnava da vivere in tutt’altro ambito: con i condizionatori. Egli giustifica così la sua scelta dell’epoca: «Mi ha permesso di non perdermi in quello che penso e quello che sono, non ho mai dovuto forzarmi, non ho mai voluto guadagnarci sopra; sono sempre stato spinto dalla passione, dal puro piacere». Ora riesce «più o meno» a vivere della sua arte, ma continua a considerare la sua attività come «qualcosa che bisogna sentire. Si tratta del bisogno di esprimersi, di uno stile di vita. Si pensa graffiti, si mangia graffiti, si dorme graffiti…anzi no, non si dorme perché i graffiti si fanno soprattutto di notte!» spiega divertito.

«Un graffitaro è un tipo che padroneggia il “flop” (un tipo di writing rapido, arrotondato), che conosce le diverse discipline nella pratica dei graffiti, che è a suo agio con i “bottom” (grandi writing che vanno dai 10 ai 60 metri di altezza), che riesce a capire il lavoro dietro la creazione di una lettera, che sa cosa vuol dire lavorare di notte, sentire la pressione, ma che è capace anche di farlo di giorno, coi colori e via dicendo. Non significa solo spruzzare colore da una bomboletta».

Muri autorizzati

Gëtan Tarantino/myspaceI graffiti oggi hanno trovato il loro spazio nei musei e nelle gallerie d’arte, ma la questione dell’illegalità emerge spesso. Riguarda o no il caso dei graffiti? Si può parlare di graffiti quando l’artista dipinge su una tela? In ogni caso Gaetan si è lasciato alle spalle il vandalismo (graffitismo illegale), evitando fortunatamente un anno di prigione e una grossa multa. Dopo la mobilitazione delle associazioni in difesa dei diritti dell’uomo e la successiva grazia del re, Gaetan è diventato più ragionevole e pratica la sua arte sempre e solo sui muri autorizzati…quasi sempre! In quanto il posto dei graffiti, secondo Gaetan, rimane la strada: «Per vedere i graffiti devi essere tu a doverti muovere e non loro a venire nel tuo salone». Non c’è bisogno di condannare chi dipinge nei musei, a patto che si rispettino determinate condizioni: «Credo di far parte della generazione che trova interessante dipingere su qualsiasi tipo di supporto, ma fare il proprio lavoro di graffiti per strada su delle tele e non adattarsi al supporto, non mi sembra sia una gran ricerca artistica o concettuale».

Bruxelles graffiti

Ad inizio settembre 2010, l’associazione di Gaetan dovrebbe organizzare la quinta edizione di “Brussels graffiti”: appuntamento che riunirà più di cinquanta artisti belgi e stranieri, che lavoreranno assieme per la realizzazione di enormi affreschi. Grazie all’aiuto di alcune personalità locali, la manifestazione va avanti dal 2006. Il primo luogo finito sotto i ferri degli artisti è stata la zona del mercato mattutino di Bruxelles (MABRU); negli anni seguenti l’operazione di “abbellimento” ha toccato la stazione del tram De Wand che ora accoglie il più grande affresco d’Europa (5000 metri quadrati).

L’anno scorso, gli sponsor abituali non si sono mobilitati e l’evento è stato annullato. C’è da dire però che riunire degli artisti internazionali per un’intera settimana, fornirgli il materiale necessario per abbellire una metratura cosi ampia, rappresenta un investimento importante. Dalla nascita del festival, 7.000 metri quadrati di grigiore hanno preso vita e sono state usate circa 22.000 bombolette. Nel 2008, 6.000 bombolette sono state addirittura importate, perché in Belgio non ce n’erano abbastanza! Quest’anno il Festival dovrebbe tornare, ma il luogo resta ancora avvolto nel mistero.

Foto: Gaëtan Tarantino/myspace

Translated from Gaëtan Tarantino: «Le graffiti, tu le trouves pas dans ton salon»