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Fuori dalla valle di lacrime

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I costi sociali della transizione all'economia di mercato nei paesi dell'Europa orientale.

In occasione dellultimo Consiglio europeo di Laeken lallargamento dellUnione è stato definito un avvenimento storico ed ormai irreversibile. Il rapporto 2001 sui progressi realizzati da ogni paese candidato ha promosso dieci paesi su tredici.

Secondo la presentazione fatta dal Commissario Verhöfer, questi paesi avrebbero le carte in regola per completare i negoziati entro fine 2002, in tempo utile per partecipare alle elezioni europee del 2004. I paesi bocciati sono Bulgaria, Romania e, per ragioni certo più complesse, la Turchia. Il giudizio è stato espresso in base a parametri di tipo politico, economico, e quelli relativi allapplicazione dellacquis comunitario . LEuropa allargata è ormai una realtà alle porte.

Il nucleo centrale dei paesi candidati allallargamento appartiene allarea dellEuropa centro-orientale, che sta vivendo la difficile transizione dai sistemi socialisti alleconomia di mercato, con costi sociali molto elevati. Prima degli anni 90 i paesi dellEuropa centro-orientale e i paesi della CIS (Confederazione Stati Indipendenti) erano noti per il loro alto grado di sicurezza sociale. Se le popolazioni soffrivano lassenza dei diritti politici e delle libertà fondamentali, ad esse era garantito laccesso allistruzione, al servizio sanitario, ed altre forme di protezione sociale. Il periodo di transizione dalleconomia di Stato alleconomia di mercato ha fortemente alterato questo sistema. Riconoscere i settori più colpiti da questo processo è fondamentale per individuare le politiche più efficaci. Ma lobiettivo è chiaro: Se i cittadini riescono a sopportare le privazioni cui li costringono le politiche di stabilizzazione, liberalizzazione e costruzione delle istituzioni, allora usciranno dallaltro lato dalla valle delle lacrime, verso la luce della libertà e della prosperità occidentale.

Il passaggio alleconomia di mercato è stato caratterizzato da una forte deindustrializzazione, dal ridimensionamento del settore agricolo e dal sorgere del terzo settore, quello dei servizi. Questo ha fatto registrare in tutti i paesi un netto indebolimento del mercato del lavoro, con un declino delloccupazione formale. Fra l89 e il 96 loccupazione formale è diminuita del 12%, determinando il proliferare delle attività economiche informali, da quelle illegali ad alto reddito, a quelle di mera sopravvivenza. La crisi sociale che ne è scaturita ha prodotto una diminuzione delle aspettative di vita media, particolarmente negli uomini fra i 20 e i 45 anni. Ciò è dipeso anche dallincremento delle comuni malattie e dalla grande diffusione di quelle a trasmissione sessuale, come lHIV. Limpoverimento sociale ha colpito duramente i pensionati, per la riduzione del valore reale delle pensioni, i disabili, che hanno perso laccesso ai benefici pubblici e alloccupazione, ma anche le donne e i bambini.

Un fenomeno particolarmente regressivo è stato lincremento della disuguaglianza fra popolazione maschile e femminile. Se durante il regime comunista le donne erano inserite nella vita politica ed economica ricoprendo anche posizioni di responsabilità, con lavvento della democrazia, paradossalmente, esse sono progressivamente scivolate ai margini della sfera pubblica. I tagli ai servizi sociali hanno determinato una forte perdita di posti di lavoro e una diminuzione dei salari in aree che erano ad alto impiego femminile. Attualmente molte donne sono impiegate in lavori sottopagati nel settore informale. Inoltre nel corso degli anni novanta la drastica riduzione delle risorse rivolte allistruzione ha determinato un crollo della qualità della formazione. In alcuni paesi un bambino su dieci non riceve istruzione, con un forte divario fra i residenti nei grandi centri e quelli, molto numerosi, delle aree rurali.

Le scelte concrete che hanno guidato questa transizione dipendono essenzialmente dallo spirito del tempo che ha pervaso di sé leconomia e la politica occidentali allinizio degli anni novanta e che è stato adottato dai paesi in transizione per ragioni di consenso sia interno che internazionale. Ci sono tuttavia vaste aree nelle quali le forze del mercato da sole non hanno prodotto una allocazione delle risorse omogenea o in cui laccesso dei cittadini alle opportunità di base è risultato assolutamente diseguale. Dopo un lungo periodo di minimizzazione del ruolo dello Stato, è oggi necessario individuare politiche di intervento pubblico in grado di correggere gli squilibri determinatisi in questo processo. Come ha affermato il Presidente della Commissione europea Romano Prodi per raggiungere questo scopo occorrono da parte delle istituzioni europee le stesse dosi di impegno e di coraggio che si richiedono ai paesi candidati. E non vè alcun dubbio circa la determinazione di questi ultimi, sia a livello di società civile che di parlamenti, al fine di compiere lardua transizione verso lo Stato di diritto, la democrazia ed il mercato unico.