Frida Kahlo è nel DNA dell'Italia
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La mostra:"Frida Kahlo. Oltre il mito", sarà aperta fino a giugno al MUDEC di Milano e – raccogliendo opere e materiale d'archivio – suggerisce nuove interpretazioni in merito al messaggio dell'artista.
Dall’1 febbraio è aperta al MUDEC di Milano la mostra "Frida Kahlo. Oltre il mito", dedicata all’artista messicana Frida Kahlo de Rivera. Vissuta tra il 1907 e il 1954 è diventata molto famosa come pittrice e – più recentemente – come icona femminista.
La mostra raccoglie frammenti di vita vissuta
«Nel migliore dei casi» ha dichiarato il curatore della mostra Diego Sileo ,«la sua pittura è stata interpretata come un semplice riflesso delle sue vicissitudini personali o, nell’ambito di una sorta di psicoanalisi amatoriale, come un sintomo dei suoi conflitti e disequilibri interni. L’opera si è vista quindi radicalmente rimpiazzata dalla vita e l’artista irrimediabilmente ingoiata dal mito». La mostra su Frida Kahlo, raccoglie più di cento opere tra quadri, fotografie e disegni, molti dei quali mai esposti prima in Italia –, ma il suo aspetto più rilevante nelle intenzioni dei curatori è di dare una nuova lettura dell’opera di Kahlo che vada al di là delle piuttosto note vicende della sua vita.
Non solo la mostra ma la vita, superando le tradizionali letture
L’opera di Frida Kahlo è infatti spesso interpretata in relazione alla sua vita, che – semplificando molto – fu segnata da un brutto incidente d’auto quando aveva 18 anni e aveva da poco iniziato a studiare Medicina e dal matrimonio con il pittore Diego Rivera, che Kahlo sposò a 22 anni e con cui ebbe una relazione intensa e molto difficile, che portò a un divorzio e a un secondo matrimonio, anni più tardi. La mostra, raccogliendo materiale sulla vita di Kahlo trovato solo di recente, prova a superare le tradizionali letture del suo lavoro artistico ed è divisa in quattro aree tematiche che sintetizzano i grandi temi delle sue opere: Donna, Terra, Politica e Dolore.
Perché va certamente vista?
Non si tratta di una ricostruzione forzata, non ci sono interpretazioni sistematiche o letture biografiche “comode”. Piuttosto troverete registrazione di inediti e sorprendenti materiali d’archivio. In un’unica sede espositiva per la prima volta in Italia e dopo quindici anni dall’ultima volta ci saranno tutte le opere provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, le due più importanti e ampie collezioni di Frida Kahlo al mondo, e con la partecipazione di autorevoli musei internazionali che presteranno alcuni dei capolavori dell’artista messicana mai visti nel nostro Paese (tra i quali, il Phoenix Art Museum, il Madison Museum of Contemporary Art e la Buffalo Albright- Knox Art Gallery).
Il curatore Diego Sileo: «L’opera si è vista quindi radicalmente rimpiazzata dalla vita e l’artista irrimediabilmente ingoiata dal mito»
«Per quanto possa sembrare paradossale, è proprio il gran numero di eventi espositivi dedicati a Frida Kahlo che ha portato ad ideare questo nuovo progetto», spiega il curatore della mostra, Diego Sileo «perché – contrariamente a quanto appare – la leggenda che si è creata attorno alla vita dell’artista è spesso servita solo ad offuscare l’effettiva conoscenza della sua poetica». Fino ad oggi la maggior parte delle mostre su Frida Kahlo si sono limitate ad analizzare, con una certa morbosità, i suoi oscuri traumi familiari, la sua tormentata relazione con Diego Rivera, il suo desiderio frustrato di essere madre, e la sua tragica lotta contro la malattia. «L’opera si è vista quindi radicalmente rimpiazzata dalla vita e l’artista irrimediabilmente ingoiata dal mito», conclude Sileo.
L’appuntamento milanese evidenzia come Frida Kahlo nasconda ancora molti segreti e racconta, attraverso fonti e documenti inediti svelati nel 2007 dall’archivio ritrovato di Casa Azul (dimora dell’artista a Città del Messico), e da altri importanti archivi qui presenti per la prima volta con materiali sorprendenti e rivoluzionari (archivio di Isolda Kahlo, archivio di Miguel N. Lira, archivio di Alejandro Gomez Arias) – nuove chiavi di lettura della sua produzione.