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Francia-Germania, un'amichevole come non se ne vedevano da tempo

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Translation by:

Jacopo Franchi

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Dopo vent'anni un incontro di calcio suona ancora come una dichiarazione di guerra alle orecchie degli interessati. Oggi, poche ore prima dell'amichevole tra Francia e Germania, come si relaziona la nostra "generazione Y" francese alla Mannschaft ?

8 luglio 82. La Francia è vittima di un attentato, a Siviglia. Al settantesimo minuto di Francia-Germania, valida per la semifinale della Coppa del mondo, il terzino destro francese, Patrick Battiston, si fa abbattere dal portiere tedesco, Harald Schumacher. Inconsciente, lascerà il campo a bordo della barella. E la Repubblica federale vincerà senza che il suo portiere venga sanzionato.

I tedeschi: il miglior passatempo per i francesi

Per tutta una generazione di tifosi, questa partita ha segnato la fine della Seconda Guerra Mondiale, e ha decretato l'eterna rivalità fra le due nazioni. Ben aldilà del semplice fatto sportivo. Ormai, allo stadio come a casa, la Germania è il nemico. Siviglia è quel genere di episodio che si menziona in ogni famiglia francese. Negli anni'80, "l'odio per il crucco" diventa ereditario.

Mercoledì prossimo, la squadra francese deve giocare contro quella tedesca una partita che, alla luce del passato, rimane amichevole solo per la FIFA. Ma, 20 annni dopo, in che modo i più giovani si apprestano a vivere questo incontro? Loro che non hanno conosciuto la "guerra dell'82"? MentreSarkozy si bagna nelle acque del Reno, in quale stato d'animo la generazione Y affronta "Francia-Germania"? Lo abbiamo chiesto per voi a quattro francesi "doc".

A un primo sguardo, sembra davvero che la guerra sia finita. Sia che la mentalità sia cambiata, sia che, come ricorda  Bertrand, «il nostro ultimo incontro ufficiale risale al 1986, durante la semifinale di Coppa del Mondo e,‘con il tempo, passa tutto'». Comunque sia, per Antoine non c'è più ragione di parlare della Germania come del «nemico». Oggi come oggi, dice, bisogna cercarlo altrove: «considerarli come i nostri rivali, penso che sia un affronto alla nostra tradizione. Penso che gli inglesi siano molto più adatti per questo ruolo». E' vero anche che l'ultimo incontro tra le due squadre, non ufficiale, risale al 2003. Quasi 10 anni fa. La storia li ha evitati, cosa che lascia il tempo a nuovi avversari: «Non penso che la Germania sia il nostro primo rivale. Per me, fra tutte le competizioni internazionali che ho potuto vedere, i veri "match"sono stati quelli contro l'Italia», dichiara Florian. E Christophe aggiunge: «dopo la finale del 2006, non posso più vedere gli italiani».

Il palmarès dice tutto

«Più che l'aggettivo, sono i nomi dei giocatori a fare paura»

In breve, le cose sono cambiate. Eppure i nostri giovani francesi si esaltano ancora a sentire la magica parola, «Mannschaft», (come viene chiamata la squadra tedesca) risuonare nello stadio. E' il caso di Cristophe: «solo il nome fa paura. Ogni volta, i tedeschi danno l'impressione di volerti travolgere». Per Bertrand, lo stesso riguardo: «Più che l'aggettivo, la Nationalmannschaft, sono i nomi dei giocatori: Carsten Jancker, Michael Ballack, Carsten Ramelow, Christoph Metzelder…». Secondo Florian, un aggettivo perfetto per la selezione tedesca sarebbe «Kartoffel» (letteralmente «piccolo inganno»), che significa patata nel linguaggio ordinario, ma in termini calcistici serve a ricordare una "bufala".

Quello che impressiona davvero, della Germania, è il suo palmarès. Talmente ricco che potrebbe nascere un proverbio: «Il calcio è uno sport che si gioca in undici contro undici, ma alla fine è sempre la Germania che vince». La Mannschaft vanta 6 titoli internazionali e 27 partecipazioni alla fase finale delle competizioni ufficiali. Antoine spiega: «C'è un fondo di verità in questo proverbio. Su 19 Coppe del Mondo, i tedeschi ne hanno saltate 4: 1930 (non iscritti) 1938, 1950 (non autorizzati) e 1978. Nelle altre, l'ingresso della Germania nella fase a eliminazione è dato per certo. A parte il Brasile, non vedo chi potrebbe tenerle testa». Bertrand conferma: «basta guardare il palmarès, che resta l'unico indicatore del successo nello sport, per dargli ragione, come do ragione agli italiani. Forse è per questo che adoriamo detestarli». Scava scava, il francese si scopre geloso.

Alla fine i nostri quattro compagnoni confessano che la Germania è una bella squadra. Ma è possibile che un francese, in questi tempi di germanofilia, possa tifare per la Germania quando i Bleus sono in sciopero? Christophe ne dubita: «Forse un Alsaziano..». Al contrario, per Florian, «è la squadra che seguo sempre, in tutte le competizioni. Dunque, lo ammetto: io tifo per la Germania». Una frase che potrebbe dare il colpo di grazia a suo padre.

Il tempo ha guarito le piaghe di una guerra che ormai esiste solo nei ricordi dei "sopravvissuti". Ma a Siviglia, lo ricordiamo, c'era un terrorista. Dove è finito il "Bin Laden tedesco"? La risposta, ce l'ha Christophe: «quando scopri che esiste una Tazer League Soccer, ebbene, ti domandi se Schulmacher può essere stato così scemo da..».

Foto di copertina: (cc) Anfuehrer/flickr ; Video:(cc) Spykou/YouTube; (cc)  BlackDreamNB1/YouTube ; UTB (cc);UltimateTazerBall/YouTube

Story by

Matthieu Amaré

Je viens du sud de la France. J'aime les traditions. Mon père a été traumatisé par Séville 82 contre les Allemands au foot. J'ai du mal avec les Anglais au rugby. J'adore le jambon-beurre. Je n'ai jamais fait Erasmus. Autant vous dire que c'était mal barré. Et pourtant, je suis rédacteur en chef du meilleur magazine sur l'Europe du monde.

Translated from L’Allemagne, la France et le foot : guerre et pré