FRANCIA: 50 SFUMATURE DI SCIOPERO
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Francesca TrevisanCome ogni anno, appena arriva la bella stagione, la Francia viene scossa dai movimenti di protesta. Quest'anno sono i protagonisti principali dei notiziari assieme alla Coppa del Mondo. SNCF, precari, proprietari di locali. I "ribelli" sono così tanti sorgono spontanee due domande: i francesi scioperano di più che in passato? E più spesso rispetto agli altri europei?
Se vi trovate a Parigi da qualche giorno, avrete senz’altro dovuto aspettare parecchio prima di prendere il treno, vi sarete lamentati dopo aver saputo che forse il vostro festival preferito sarebbe stato annullato e avrete magari dovuto cambiare i vostri piani perché il bar sotto casa non parteciperà alla festa della musica. I cori delle proteste sociali rischiano di diventare la nuova hit dell’estate francese.
Il doppio di quanto si pensa
Qualche tempo fa la SNCF (la Società Nazionale delle Ferrovie dello Stato francesi) cha concluso lo sciopero più lungo dal 2010. I precari del mondo dello spettacolo contano di stravolgere l’organizzazione dei principali festival estivi, uno su tutti quello di Avignone. Al di là delle singole rivendicazioni -troppe e troppo varie per essere qui menzionate in maniera esaustiva- come ogni anno, non appena il termometro supera i 20 gradi, la Francia torna fedele al famigerato culto dello sciopero. Tuttavia, se la tradizione sussiste, le domande persistono. E sono pochissime le (valide) risposte alle questioni universali: i francesi scioperano più che in passato? E più spesso rispetto agli altri paesi europei?
Se da un lato i conflitti collettivi danno ai media francesi e stranieri pane per i loro denti, dall’altro sono rari i movimenti sociali che dimostrano un’imprecisione statistica così lampante. In Francia, persino l’organismo predisposto a elaborare e diffondere i dati statistici relativi agli scioperi – la Dares (l’Istituto francese di ricerche, studi e statistiche) riconosceva già nel 2008 in un documento intitolato “Analisi degli scioperi nelle imprese” che il dispositivo di monitoraggio degli scioperi “rappresenta da tempo un problema” e che fino agli anni 2000 “la fonte amministrativa (cioè, l’Ispettorato del Lavoro ndr) aveva in realtà sottostimato di oltre la metà la quantità di giornate di non-lavoro”. In breve, le giornate di sciopero dei francesi erano in realtà il doppio di quelle dichiarate.
nella nebbia statistica
Per correggere il tiro di ben tre decenni di lieve errore, la Dares si serve ormai di un nuovo metodo. Oggi, in materia di conflitti collettivi del lavoro, il principale indicatore statistico è diventato il volume annuo di “giornate individuali non lavorate” (in francese abbreviato con JINT). Sembra però che questo sistema non sia molto amato: le ultime cifre pubblicate sul sito della Dares (altrimenti irraggiungibili ndr) risalgono infatti al 2007 (ma sono registrate in uno studio del 2009 ndr) e parlano di 128 JINT ogni 1000 lavoratori. Non c’è quindi alcuna possibilità di collocare temporalmente questi dati, poiché gli studi precedenti non si basavano sullo stesso metodo di calcolo. Per sapere se i francesi scioperano di più che in passato, appuntamento al 2015. La Dares infatti conduce la sua indagine sulle diverse forme di conflitto del lavoro ogni 6 anni.
Stessa storia se vogliamo collocare i dati geograficamente. Vari studi hanno infatti già sottolineato l’assenza di uno standard europeo per quanto riguarda i dati sui conflitti del lavoro. Solamente le statistiche comparative elaborate dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) risulterebbero affidabili. Se non fosse che l’ultima indagine sul dialogo sociale risale al 2005 ed è dedicata esclusivamente al collective bargaining (traducibile con “contrattazione collettiva”), che rappresenta il processo tramite il quale i sindacati e le organizzazioni padronali giungono ad un compromesso. All’interno di queste contrattazioni gli scioperi costituiscono un elemento ben poco significativo. Altra alternativa: la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di Dublino (Eurofound). Attraverso la mediazione di un organismo chiamato EIRO, questa fondazione ha commissionato nel 2010 uno studio che riprende gli stessi referenti statistici della Dares francese (i JITN). Da tale studio è emerso che, durante il periodo 2005-2009, la Danimarca si è aggiudicata il primo posto nella classifica europea delle giornate non lavorate (159,4), seguita a poca distanza dalla Francia (132 ma calcolate nel periodo 2005-2008), e dal Belgio (78).
Una scommessa prima dei rigori
Da allora, più nulla. Eppure, negli altri paesi vicini, è molto meno complicato sapere il numero (recente) delle giornate di sciopero. In Germania basta andare sul sito dell’Agenzia Federale per l’Impiego (Bundesagentur für Arbeit), che raccoglie il numero di preavvisi di sciopero di ogni azienda con più di 10 dipendenti. Pochi click ed è possibile sapere che i tedeschi ne hanno annunciati ben 1384 solo nel 2013. Lo stesso vale per la Spagna: il sito della Confindustria spagnola (CEOE) pubblica (in modo incompleto, certo, ma regolare ndr) il numero di scioperi tra gennaio e aprile 2014, che equivale a 389.
Prima di riuscire a sapere se i francesi oggi scioperano più che in passato, si farebbe in tempo ad attraversare la Francia in treno in pieno movimento SNCF. E sapere se i francesi scioperano più degli altri europei è un po’ come scommettere sulla vittoria di una squadra prima dei calci di rigore.
Translated from France : 50 nuances de grèves