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Femminismo: la rivoluzione rosa in Francia

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Laura Bortoluzzi

Culturasocietà

Il maggio '68 è stato un punto di rottura anche per la storia delle donne. Le militanti d'Oltralpe di ieri e di oggi raccontano le loro storie.

Un vento di rivolta contro una società patriarcale e misogina soffia su una società schiacciata da un giogo sociale, politico e culturale troppo pesante È il maggio ’68, un periodo in cui le nostre mamme si sono lanciate nella contestazione. Con, in testa, le idee di Simone de Beauvoir di cui, quest'anno ricorre il centenario dalla nascita.

Aborto, contraccezione, parità e uguaglianza dei sessi. Concetti che oggi fanno parte dei nostri diritti. Ma non era così fino a quarant’anni fa. Il Girl Power rivendicato da alcuni pepatissimi gruppi pop made in UK, probabilmente non avrebbe avuto seguito senza il duro lavoro delle nostre genitrici.

«Esistevamo solo come mogli, madri o figlie»

«In 40 anni per le donne è stato fatto più che in 2000 anni di storia», ricorda Antoinette Fouque, psicanalista, politologa, ex-eurodeputata e figura centrale del Movimento di liberazione delle donne (Mlf), gruppo nato tra il 1968 il 1970 in Francia. Ma cosa voleva dire essere femminista in quegli anni? Cosa si aspettavano e cosa rivendicavano queste donne? Françoise Picq, professoressa associata di scienze politiche all'Università parigina di Dauphine e militante della prima ora dell’Mlf, descrive, con una punta di nostalgia, quell’atmosfera così particolare: «Il contesto del momento era esplosivo», ricorda. «Era difficile essere donna in una società in cui esistevamo solo come mogli, madri o figlie», continua la Fouque.

Il 1968 e le sue lotte hanno spazzato via la concezione della donna sottomessa al “potere patriarcale”: le femministe respingono l'asservimento a un ruolo domestico. Le lotte portate avanti dalle militanti del Mlf sono sentite come necessarie e inevitabili. Nel 1971 Simone de Beauvoir e Gisèle Salimi creano l’associazione Choisir la cause des femmes (Scegliere la causa della donne). Nel 1956 viene legalmente fondato il Movimento Francese per il Planning Familiare, che permetterà alle donne di pensare autonomamene al proprio destino.

Libere di abortire

Dopo aver ottenuto nel 1967 il diritto alla contraccezione, la battaglia continua. Tra le altre: il diritto al lavoro e all’eguaglianza salariale, la parità e la fine di un sistema di dominazione maschile. E soprattutto, il diritto all’aborto, votato finalemente nel 1975 grazie alla legge Veil. L'interruzione volontaria di gravidanza è il punto cruciale della lotta femminista. Lo slogan? «Un figlio? Lo voglio, ma quando voglio!». Per la giovane storica Bibia Pavard «È proprio da questo punto di vista che è stato un enorme passo avanti. È stato riconosciuto alle donne il diritto di scegliere».

A circa quarant’anni di distanza, che ne è della causa femminista e dell’eredità del ’68? Che ne è stato della lotta intrapresa dalle caustiche signorine di quegli anni? Oggi le associazioni sono numerose e continuano a farsi sentire per difendere i diritti delle donne. Questo prova che «se il lavoro compiuto dalle donne del ’68 è stato considerevole, resta ancora molto da fare», come sottolinea Sihem Habchi, attuale presidente dell’associazione Ni putes, ni sumises (Ne puttane, né sottomesse). «Le conquiste del ’68 si sono fermate alle porte dei quartieri popolari, dove troppo spesso, le donne, in particolare quelle di origine immigrata, non hanno alcuna consapevolezza dei loro diritti».

Lo stesso vale per le militanti di Femmes Solidaires (Donne solidali). Quest'associazione si batte per mobilitare le giovani generazioni, per portare avanti le lotte di chi ha combattuto prima di loro. Il rischio è che le riforme di ieri vadano perdute domani. Altrove, come in Mix-Cité, si porta avanti una lotta contro il sessismo, nella quale però gli uomini devono essere imperativamente coinvolti. I tempi, quindi, sono cambiati: le nostre società si sono evolute. Il volto delle nostre mamme si è addolcito, ma la difesa dei diritti delle donne resta fortemente attuale.

Translated from Féminisme : la révolution rose