Fabrizio Cammarata: da Palermo al resto del mondo
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In occasione dell’imminente uscita del suo nuovo Ep, intitolato In Your Hands, abbiamo scelto di incontrare il cantautore palermitano Fabrizio Cammarata per farci raccontare qualcosa in più dei suoi nuovi progetti e per discutere sulla complessità che il mondo musicale oggi vive [VIDEOINTERVISTA].
«È dal 2011 che non esco con un disco totalmente mio, tolta la parentesi del lavoro fatto con Paolo Fuschi, Skint And Golden (2014): un disco soul scritto e prodotto insieme, differente dalle sonorità che mi appartengono. Ciò nonostante ho fatto veramente moltissime cose e non ho mai smesso di progettare il disco nuovo, a cui lavoro da un anno e mezzo circa. Considerando anche il fatto che, all’inizio del 2017, usciranno molte cose nuove e, tra le tante, il mio lavoro in collaborazione con Antonio Di Martino, avevo bisogno di mettere un punto fermo a questo mio nuovo album. Ho selezionato un paio di brani tra i tanti che nel tempo avevo scritto, e ne ho scelti tre, diversi l’uno dall’altro, quasi a voler formare una mappatura adatta a descrivere ciò che sono veramente. Sono rimasto immediatamente affezionato a tutti e tre i brani e ne ho fatto tre singoli».
Così Fabrizio Cammarata racconta ciò che ha vissuto fin qui, nel momento in cui è finalmente riuscito a costruire un nuovo elaborato musicale, composto da tre brani raccolti dietro a un titolo emblematico: In your hands. Cantante solista, Cammarata esordisce con il disco Rooms, prodotto negli Stati Uniti insieme a JD Foster. Sta attualmente lavorando al progetto intitolato Send You A Song - che definisce un road movie - insieme al regista Luca Lucchesi e al famigerato Wim Wenders. Il prossimo gennaio 2017 vedrà la luce Un Mondo Raro: romanzo che insieme all’amico Antonio Di Martino ha voluto dedicare alla cantante messicana Chavela Vargas e che verrà pubblicato da La Nave Di Teseo (l'omonimo disco è già uscito per Picicca Dischi). Nel mentre esce con questo nuovo Ep di cui due singoli sono già stati svelati insieme a dei video clip: Hold And Stay e In Your Hands. Il lavoro è stato sviluppato in maniera totalmente indipendente.
«Ho associato a ogni canzone un video clip – spiega Fabrizio - affiancandomi ad alcuni artisti e unendo la musica alla video arte, affidando così un tema specifico a ogni pezzo».
Cambiare lingua
Varie le influenze che hanno spinto, nel tempo, il cantautore palermitano a formare in se stesso una personalità distante dai canoni tipici della musica italiana, abbracciando piuttosto toni internazionali. Fabrizio, infatti, canta in inglese. Bob Dylan, De Andrè, Nick Drake: sono tanti gli artisti dai quali ha preso spunto sin dalla sua infanzia, scolpita però dalla sua Palermo, città controversa, decadente ma allo stesso tempo idilliaca, un luogo magico illuminato da un sole unico e che purtroppo però resta distante da tutti quei meccanismi che normalmente sbloccano ogni tipologia di passione trasformandola in mestiere.
«È un motivo attitudinale: oggi in Italia se non canti in italiano, rischi di essere messo da parte, ma io non sono mai riuscito a scendere a compromessi con la mia musica - afferma. Ho fatto sacrifici per spingere in avanti il mio lavoro e non ho assolutamente intenzione di scendere a compromessi. Cambiare lingua è fatto importante, non è la stessa cosa di inserire una batteria o una chitarra: si tratta di andare dritti al nucleo della scrittura. Sono un artista orgogliosamente italiano, anzi palermitano, per questo continuo a risiedere qui anche se il mio raggio d’azione oggi si è allargato a tal punto da aver capito che in realtà l’Italia vale quanto gli altri posti nel mondo: ha le sue peculiarità, magari a Berlino trovi qualcosa che qua non c’è, così come può accadere il contrario».
Il rapporto con Palermo
«Beh, io la vivo come un paesino di cinquemila abitanti: adoro il centro storico, la sua luce e i suoi vicoli, ispirano tantissimo la mia scrittura. È un posto con il quale non ho comunque nessun vincolo lavorativo se non produttivo e compositivo. Per il resto qui non esiste un’industria né un indotto, manca tutto ciò che invece puoi trovare in posti come Milano, Londra o Berlino».
E poi le persone: «Porto avanti il mio progetto solista ormai da diverso tempo. Non è più un riassunto di ciò che faccio ma è un punto di forza. Il mio percorso è sin dall’inizio legato alle persone che ruotano intorno alla mia realtà quotidiana in città: Fabio Rizzo e Francesco Vitaliti di Indigo, o lo stesso Antonio Di Martino che è anche il mio migliore amico».
I nuovi progetti
«Il lavoro fatto con Antonio su Chavela Vargas è un po’ il nostro piccolo Buena Vista Social Club. Volevamo in principio raccontare la vita di questa artista come fosse una biografia, ritrovandoci poi a optare per un tono più romanzato. Lei è un personaggio pazzesco, si dice sia stata anche l’amante di Frida Kahlo. Il nuovo Ep invece è una sorta di viaggio verso l’astrazione e l’amore».
«Per tutto ciò che riguarda la sfera lavorativa oggi beh, credo che siano molto più in crisi le major che le piccole etichette indipendenti. Basta anche guardare i calendari di date degli artisti per notare che quelli delle major oggi a volte nemmeno riempiono posti così grossi invece magari la band dell’etichetta minuscola ti riempie un palazzetto con seimila persone. Stiamo vivendo un cambiamento: sono senz’altro meno oggi, i giovani che hanno voglia di ascoltare un disco dall’inizio alla fine, questo è un peccato, si tende a voler creare una roba unica che vada bene per gli altoparlanti di uno smartphone. Stiamo tutti, noi artisti e non, cercando ancora di abituarci a questo andamento, è una sorta di rumore di fondo - così lo intendo - ma tutta questa fruibilità ha dato modo di scoprire gemme preziose nella musica che vengono finalmente premiate. Per il resto tutti i nodi poi vengono al pettine, resisterà chi è più tenace».