Expresso: Referendum in Grecia, cosa ho capito io
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Elisabeth-Astrid Beretta(Opinione) Non ho mai capito molto di politica. Ma ieri sera, ne ho avuto un'idea.
Non nascondiamolo, non ce ne intendiamo di politica. Preferiamo lamentarci lasciando i politici sussurrare nel loro angolino, come se fossimo il cameriere che deve sparecchiare il tavolino, proprio quando uno di loro decide di accompagnare il suo caffé con un argomento delicato. E aspettiamo. E sbuffiamo. E non capiamo.
A nostra discolpa, occorre dire che il ventaglio di possibilità a disposizione non è molto chiaro. Da una parte, ci sono le persone elette che, dietro ad una cortina di fumo, confabulano sul futuro della loro fragile maggioranza, che ha accettato di mettere in un'urna i loro nomi. Dall'altra, possiamo contare su degli intermediari il cui ruolo è generalmente incarnato da: le persone che non sono riuscite ad essere elette (l'opposizione); le persone che si riuniscono, invitate ad intervenire nel loro piccolo perimetro di competenze (gli esperti); e una moltitudine che lavora per commentare e analizzare quel che accade (i giornalisti). Il compito dei secondi è decodificare quello che i primi stanno facendo. A noi, a cui nessuno ha chiesto nulla, non resta che provare a capire (alla radio, in televisione, su Internet o... attorno ai tavolini del bar) il significato di questa politica, che è ormai vuoto quando arriva alle nostre orecchie. È dura. Specie quando fa caldo.
Sembrerà sicuramente una stupidaggine, ma a me piace quando riesco a capire qualcosa. Il 99 per cento delle volte fingo di aver capito, leggendo un articolo incomprensibile sulla politica, da propinare poi ai amici davanti a una birra. Mi accorgo abbastanza rapidamente che si tratta di masturbazione intellettuale. Dà soddisfazione al primo sorso ma cessa molto in fretta, dal momento che un'altra informazione incomprensibile e là, pronta per essere digerita. Così, vado a correre o mi metto a leggere un fumetto, a seconda dei casi. Sopratutto, smetto di capire e comincio a pensare anch'io che la politica è fatta da tizi che sono animati dal solo desiderio di essere rieletti; che è solo immagine; che ci viene nascosto tutto; che non ci dicono nulla... E sparecchio il tavolino, lamentandomi.
Occorre poco per rincretinirsi. Soltanto che domenica, ho capito una cosa. Mi ha dato la stessa soddisfazione di quando al liceo riuscivo a risolvere un'equazione. Grazie al referendum in Grecia, ho capito che la politica può essere molto chiara; anzi limpidissima. Mentre correvo, ho perfino ragionato come uno di quei tipi della radio e ho pensato che i politici potrebbero essere onesti a partire dal momento in cui smettono di fingere di sapere. Il premier greco, Alexis Tsipras, non sapeva veramente cosa fare la settimana scorsa. Allora ha posto una domanda semplice, di quelle alle quale rispondi con un sì o con un no. Non l'ha chiesto all'opposizione, né agli esperti, né ai giornalisti. Tsipras, il politico, l'ha chiesto a noi: come se al tavolino, al momento di sparecchiare, ci avesse detto: «Lascia, faccio io, tu va' a discutere con loro perché a me gira la testa». Così facendo, secondo me ha ridato senso alla politica. Le ha conferito trasparenza. Ha fatto capire a milioni di persone che potevano partecipare al loro destino. Mi pare che questa si chiami democrazia. E credo inoltre che non abbiamo più bisogno di tanta gente che ce la spieghi, per capirne il senso.
Translated from Référendum en Grèce : le sens versé