Europa: il rinvio della speranza per la crisi dei rifugiati
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Elisa PesceLa 'Brexit' non è stato l'unico motivo per cui i leader europei si sono riuniti a Bruxelles il 18 e il 19 febbraio. Si è tornati a parlare anche della crisi dei rifugiati - di fatto la speranza è sempre l'ultima a morire.
La sala è vuota. Ancora in attesa della prossima conferenza stampa. Stando alle indiscrezioni, i capi di stato sono ancora al tavolo. Ormai da sei ore. Angela Merkel aveva dichiarato la sua intenzione di raggiungere l'intesa tra i 28 stati membri. Si andrà per le lunghe.
I miei occhi stanchi percorrono il muro, dove in tutte le lingue degli Stati membri campeggia il motto dell'Unione. Europa, "Unita nella diversità". Un concetto alquanto distorto, di questi tempi. I giornali sono pieni dei resoconti sullo sviluppo del dibattito sulla Brexit. Nello stesso istante, migliaia di persone sono ammassate ai confini dell'Unione Europea e i campi per rifugiati sono strapieni.
La crisi dei rifugiati è finita in secondo piano?
Questa volta, il motivo dell'incontro era palese: UK, UK… E un pizzico di crisi dei rifugiati. Un giornalista chiede come si è arrivati a questa situazione. La risposta del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz è chiara : "Se tutti gli stati membri partecipassero volontariamente o per obbligo di legge alla ricollocazione dei rifugiati, non ci sarebbe nessuna crisi".
Schulz continua spiegando che la crisi è dovuta al fatto che "un'alta percentuale di Paesi si comporta come se non fosse minimamente toccata dal flusso dei rifugiati in fuga da terrorismo, guerre civili e persecuzioni". A suo avviso, è cinico che siano proprio le nazioni che hanno provocato la crisi a criticare ora l'Unione Europea per la mancanza di una soluzione efficace.
"Se tutti si impegnassero, la distribuzione sulla base di criteri equi sarebbe un successo. Se registrassimo le persone nei punti di crisi", ha aggiunto Schulz, "concentrandoci su chi proviene dalla Siria, dall'Iraq e da territori in cui regnano situazioni drammatiche, saremmo sicuramente in grado di gestire la cirsi sotto tutti i punti di vista!" Le sue parole richiamano alla mente il famoso "Wir schaffen das" (Possiamo farcela) della Merkel. Forse, però, sarebbe più utile e realistico continuare a credere nella capacità dell'Unione di trovare una soluzione comune. Schulz ha spiegato: "L'Unione europea ha la forza che gli Stati membri sono disposti ad accordarle! Ma se gli Stati membri non sono pronti a mantenere la parola data, l'Unione soffre."
Dare voce ai numeri
Mentre con le sue affermazioni, il Presidente del Parlamento europeo ha posto l'accento sulle persone e sulla loro sofferenza, altri hanno preferito concentrarsi sui numeri. Non è pensabile né previsto dal regolamento di Dublino che l'Austria si faccia carico dei richiedenti asilo per l'Europa intera, sostiene il cancelliere austriaco Werner Faymann. Ma ha ancora senso tirare in causa Dublino? La convenzione non è stata accantonata già da qualche mese?
Faymann ha fatto riferimento al numero totale delle persone accolte dall'Austria nel contesto della crisi dei rifugiati, ma le sue dichiarazioni non lasciano intravedere facilmente le persone che si celano dietro queste cifre. Alla fine, ha comunque concluso che i risultati che non è possibile ottenere ai confini devono essere raggiunti tramite una distribuzione equa dei rifugiati in tutta l'Europa, una questione di assoluta priorità.
Al termine di una lunga notte
A notte inoltrata, Angela Merkel ha presentato i punti sui quali i 28 Stati hanno potuto accordarsi. L'obiettivo principale è contenere il flusso dei migranti e contrastare l'immigrazione clandestina tramite il piano d'azione UE-Turchia. Ma in seguito ai recenti attacchi terroristici di Ankara, bisognerà attendere il nuovo vertice europeo a marzo.
L'urgenza, intanto, continua a farsi sentire, come dimostra ormai la certezza che l'Austria ridurrà drasticamente il contingente per l'accoglienza dei rifugiati e che altri Paesi chiuderanno del tutto le frontiere. Inoltre, la Merkel ha sottolineato come con l'arrivo della primavera "c'è il pericolo che il numero dei rifugiati torni a crescere." Ma è indispensabile prendere una decisione, se si vuole mantere l'Europa unita e anche la Merkel vuole assicurare il suo futuro.
Un primo grande aiuto dovrebbe arrivare dall'impegno della NATO nella messa in sicurezza dei confini esterni e si parla anche di una maggiore collaborazione tra la guardia costiera turca e Frontex. In secondo luogo, "verrà preso in considerazione" un programma su base volontaria per l'ammissione dei rifugiati provenienti dalla Turchia verso gli Stati membri. Ma il nocciolo della questione non sono tanto i trasporti, quanto mantenere vivo Schengen. Secondo la Merkel, nel mese di marzo arriveranno i primi risultati, che potranno quindi essere rivalutati. "Questo richiederà tempo, e noi ce lo prenderemo", ha dichiarato la Merkel.
Il tempo sembra essere un fattore determinante e la stanchezza non è da sottovalutare. Si continuerà a discutere fino al raggiungimento di un accordo comune, perché a un accordo si deve pur arrivare. Intanto, sul menu di domani ritroviamo la Brexit.
Translated from Europa: Vertagte Hoffnung in der Flüchtlingskrise