Eurofestival: blocco a Est?
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claudio tocchiIl festival della canzone europea ha cambiato le regole del gioco per evitare l’eccesso di candidati dell’Europa orientale. Spagna, Inghilterra, Francia e Germania sono ora automaticamente in finale. Si cambia tutto per non cambiare niente?
L’Austria ha deciso di non partecipare. Anche quest’anno, quando partirà la 53° edizione dell’Eurovision Song Contest – l’Eurofestival – un’ondata di voti dall’Est si riverserà sul concorso monopolizzando il risultato finale? Questo il dubbio emerso lo scorso anno quando il Dj svizzero Bobo, sulla cresta dell’onda con Chihuahua, fu eliminato quasi subito, e il musicista swing tedesco Roger Cicero finì solo al 19° posto, mentre i primi dieci furono occupati quasi unicamente da paesi dell’Europa dell’Est.
Cortina di ferro in musica
Indignati spettatori dell’Ovest si sono visti piovere tre primi posti “oltre cortina”: Serbia, Ucraina e Russia, che hanno esplicitato così il loro controllo sul concorso. Questo il motivo che ha spinto l’Austria a scendere dal treno dell’Eurofestival.
Lo scorso novembre l’Orf (Österreichischer Rundfunk, la Rai austriaca, ndr) ha annunciato di non voler più inviare nessun «talento in un laboratorio d’esercizio politico», dove si prendono decisioni già preconfezionate a Est, anche se la stampa di mezza Europa ha fatto notare che la Serbia, nel 2007, avrebbe ottenuto la vittoria anche senza questi voti.
E subito è partito il gossip: ex vincitori del premio, attuali partecipanti e pagine culturali europee, che polemizzano sui Paesi dell’Est che si votano l’un l’altro. E questi ultimi, ovviamente, negano. C’era forse nel 2006 una cospirazione del Nord? Le malelingue dell’Europa non hanno ancora imparato nulla dalle teorie Est-Ovest? Un po’ di pace, un po’ di amicizia… Forse un altro po’ di Nicole, ultima vincitrice tedesca dell’Eurofestival?
Tra i due litiganti il terzo gode
Tutte sciocchezze, ha pensato l’Ebu (European Broadcasting Union, Unione Europea delle Radiotelevisioni), che organizza il premio dal 1956. Ma non si è lasciata scappare l’occasione per sfruttare questo pomo della discordia per una generale revisione delle regole del festival: l’edizione di Belgrado avrà due semifinali, per le quali sarà nominata un’ulteriore giuria.
Inoltre: sia il francese dello scandalo Sebastian Tellier (che ha corso rischio di presentarsi al festival col Divine, in barbara lingua inglese), che le presuntuose spice-girls tedesche No Angels, il signor nessuno spagnolo Rodolfo Chikilicuatre, e l’inglese Andy Abraham sono automaticamente qualificati per le semifinali. Non suona strano? Francia, Spagna, Germania e Inghilterra sono i maggiori sostenitori economici dell’Eurofestival e, stranamente, “vincono” un’entrata automatica in finale. Stessa fortunata sorte al vincitore dell’anno precedente, in questo caso, la Serbia.
Altri nove candidati saranno scelti come, tradizione vuole, col televoto in ognuna delle due semifinali. Tra gli ultimi due piazzati al decimo posto la nuova giuria sceglierà un ultimo (s)fortunato che rimarrà in corsa: ed ecco 25 nazioni in lotta per il trono della musica europea.
Questo sistema di voto ha lo scopo, nello spirito degli organizzatori, di evitare l’assembrarsi dei Paesi dell’Est. Alcuni argomenti, come il fatto che i candidati dei Paesi dell’Est siano più innovativi, che si contrappongano flokloristicamente ad ogni americanizzazione e che godano spesso di grossa notorietà anche nei paesi confinanti, sono state lasciate perdere.
Da qui il motto per il 2008 «anche all’Est niente di nuovo»: per Russia e Bielorussia concorrono due quasi identici doppioni di Enrique Iglesias: Dima Bilan e Ruslan Alanho. La Polonia manda a Belgrado la prosperosa ed ossigenata Isis Gee. Tutto in inglese, si capisce. Forse l’Austria non persevererà nella sua astensione, mentre la super premiata Irlanda ha mandato Dustin, una sorta di buffone nazionale con Irland Douze Pointe.
Benvenuti al festival dell’Euroderisione!
Traduzione di Claudio Orfeo
Translated from Eurovision: (Auch) im Osten nichts Neues