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Euro: l'inflazione del preservativo
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Mentre l’euro colleziona record contro il dollaro, l’irruzione dello yuan cinese nel sistema monetario internazionale scombussola il vecchio equilibrio tra valute.
«Il 2008 sarà segnato da una maggiore inflazione (2,5%) e una minore crescita (2%)», ha sentenziato il 3 dicembre Jean-Claude Trichet, Presidente della Banca Centrale Europea (Bce). Le esportazioni europee non riescono a decollare con un dollaro e uno yuan così bassi. L’Unione Europea e gli Stati Uniti insistono perché la Cina rivaluti lo yuan, Bruxelles si preoccupa per la politica monetaria americana e Washington teme le intenzioni cinesi. Solo i cinesi non dicono nulla, ma uno tsunami è in agguato, perché queste tre economie dipendono l’una dall’altra e una recessione americana provocherebbe un crollo anche in Cina e in Europa.
Le strategie delle tre grandi potenze
Bisogna accettare qualche compromesso e aggiustare i tassi di cambio. Perché, come una moneta ha il potere di sostenere un’economia, è altrettanto capace di metterla al tappeto. Con un euro così forte importiamo a buon mercato, ma esportiamo difficilmente. Con un dollaro debole, accade l’opposto. I tassi di cambio influenzano fortemente le bilance commerciali. E gli Stati devono adattare il valore della loro moneta alla propria strategia economica.
In Cina, uno yuan debole e legato al corso del dollaro significa: 'saldiamo i prodotti e vendiamoli agli Stati Uniti'. Dall’altro lato dell’Atlantico, un dollaro debole significa che siamo troppo indebitati e vogliamo rallentare le importazioni per promuovere la promozione locale. Per l’Europa, un euro forte non è sinonimo di buone notizie. Addirittura la Germania con la sua industria del lusso solitamente risparmiata dai picchi dell’euro inizia a dare segni di preoccupazione. E Francia e Italia temono entrambe una deindustrializzazione delle rispettive economie.
Teniamo l’America a galla
Di questi tempi la Bce cerca di mantenere tassi d’interesse abbastanza alti per calmare l’inflazione. Un eldorado per i capitali stranieri che continuano ad affluire aumentando ulteriormente il prezzo dell’euro. Inflazione o recessione?
Crudele è il fatto che il valore di una moneta non dipenda solo dal buon volere delle banche centrali, ma sempre più da quello dei mercati finanziari.
Il denaro è un investimento come un altro. Quando il dollaro è malato, si cercano alternative, l’euro per esempio. Ma queste infatuazioni spesso non riflettono la verità economica: l’euro è sopravvalutato, lo yuan sottostimato. Tutto questo aggrava i dilemmi e gli squilibri.
In ultima analisi, l’Unione paga per mantenere l’America a galla ed evitare la sua recessione. E s’indebita come non mai con la Cina godendo di una vitalità per nulla economica, ma totalmente finanziaria. «Dollar is our currency but your problem», è diventato «Yuan is your currency but our problem».
E un preservativo. Quanto costa?
Dove l’amore costa più caro? Questione cruciale per i seduttori. Piccolo tour europeo alla scoperta dei prezzi dei condom. I cartellini possono aumentare addirittura di tre volte a seconda del posto e della qualità. Il latin lover è il più sfortunato: 1,25 € a condom, tre volte più che in Bulgaria. Con una media europea a 0,9 €, il romantico tedesco risparmia: 0,7 € a pezzo e il charmant francese è ancora più fortunato: 0,6 €, mentre in Portogallo bisogna sborsare 1 €.
Bulgaria : 0,4 €
Germania : 0,7 €
Italia : 1,25 €
Paesi Bassi : 0,9 €
Romania : 0,66 €
Portogallo : 1 €
Spagna : 1 €
Polonia : 0,3 €
Regno Unito : 0,9 €
Francia : 0,6 €
Belgio : 0,6 €
Lussemburgo : 0,9 €
Irlanda : 0,9 €
Foto preservativi: peachy92/Flickr
Translated from Euro : l'inflation de la capote