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Euro 2012, chi gioca contro la squadra di Dio?

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Jacopo Franchi

Gli spalti del PGE Arena (il nuovo stadio di Gdańsk) sono vuoti, l’erba è stata rasata di fresco e.. cinque paia di tacchetti la calpestano fieramente. “E’ l’elemento classico dell’uniforme”, si è tentati di aggiungere. Tuttavia, c’è un “ma”. Questi giocatori di football invitano i giovani a giocare in una squadra che non è come le altre: è la squadra di Dio.

Mentre la generazione Giovanni Paolo II cresce, e l’energia delle "nonne col berretto" (guardare la foto) in difesa del “vero polacco” si riduce, e la Chiesa cattolica si converte in “vittima” di molti scandali morali, la diocesi di Gdańsk ha pensato che era tempo di prendere una decisione. Ed è stato in quel momento che i giovani seminaristi della città sono entrati in azione, in modalità “gangster”, in sottana. Sono 5, e uno di loro ha liberamente messo la sua gamba sul pallone ufficiale dell’Euro 2012. Non è uno scherzo, ma la vera pubblicità del Seminario di Gdańsk, visibile sia nel mondo reale (nelle chiese della diocesi e in alcuni licei, sia nel mondo virtuale (sul sito ufficiale del seminario).

I forum in linea hanno visto un florilegio di commenti pieni di stupore ("èsolo l’inizio della fine di questa istituzione”), di rabbia, di critiche (“la squadra di Dio non è al riparo dalla corruzione, non meno delle altre squadre di calcio”), ma anche di ovazioni (“l’idea porta con sé un certo spirito moderno, uno slogan valido e un soggetto capace di attirare i giovani. Mi piace”). Un’analisi più approfondita delle reazioni su Internet dimostra, tuttavia, che la maggioranza dei commenti contiene delle parole come “vergogna” o “provocazione”. Infatti, come giustificare un annuncio per un posto lavoro riservato solo a quelli che sentono una vera vocazione? Che cosa ci mostra questa pubblicità della Chiesa cattolica? Per alcuni, mostra il suo “vero volto” d’imprenditrice, per altri la sua “creatività”, che invece manca “del tutto” per i primi. I rappresentanti della Chiesa cattolica non sembrano sorpresi dalla varietà di reazioni: “se l’Euro 2012 porterà dei benefici a tutto il paese, perché la Chiesa dovrebbe tirarsi indietro?”.

Possibile che la devozione religiosa dei polacchi – per la verità molto stereotipata – è davvero obbligata a manifestarsi negli stadi di calcio? O può darsi che questa insolita iniziativa serva solamente a invertire la crisi della vocazioni? Questa spiegazione sembra avere una base scientifica, almeno per i sociologi polacchi, autori di “Diagnostic social 2011”. Questo studio analizza le condizioni di vita e la qualità della vita dei polacchi. Secondo la ricerca, il numero di polacchi che partecipa a delle cerimonie religiose cala ogni anno (nel 2011, il loro numero era sceso a 42,7%). Anche se questa tendenza è molto più lenta in Spagna e in Irlanda, tutto sembra dimostrare che la Polonia, uno Stato tradizionalmente religioso, si sta avviando verso la “Secolarizzazione”.

Foto: cortesia di Gdańskiego Seminarium Duchownego; testo: Wikipedia.

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