Estrema destra in Austria: una risposta alla mancanza di alternative?
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Marina FurbiniDurante le elezioni che si sono svolte alla fine di aprile in Austria, la coalizione di estrema destra ha perso terreno rispetto alle legislative del 2008, passando dal 30 al 15% dei suffragi. Nonostante ciò, secondo molti questa percentuale è ancora troppo alta.
L'estrema destra è un attore politico consolidato in Austria. Ha fatto parte del governo nel recente passato, e ancora oggi rimane una delle fazioni più votate. Durante le elezioni anticipate del 2008, i due partiti di estrema destra, FPÖ (Partito austriaco della Libertà) e BZÖ (Alleanza per il futuro dell’Austria) hanno ottenuto il 30% dei voti e sperano di ripetere l’exploit alle prossime elezioni legislative. Alle presidenziali che si sono svolte lo scorso 25 aprile 2010, l’estrema destra, rappresentata in questa occasione da Barbara Rosenkranz (FPÖ), si è dovuta accontentare di un "misero" 15%.
Non sono state elezioni convenzionali, dato che i candidati erano solamente tre, e sono state caratterizzate da un tasso d'astensione record. Solo il 53,6% degli elettori austriaci si è recato alle urne, e il 79,3% dei votanti ha riconfermato la fiducia al presidente uscente, Heinz Fischer del SPÖ (Partido Socialdemocratico Austriaco). Il terzo schieramento in campo era il conservatore Die Christen (Partido Cristiano), rappresentato da Rudolph Gehring, il quale ha racimolato solo il 5,4%. L’altro grande partito austriaco, l’ÖVP (Partito Popolare Austriaco) non si è presentato.
Quali i motivi di questo flop elettorale? Sarà perché la carica di presidente in Austria è più che altro rappresentativa e non particolarmente influente, o perché il risultato era scontato; inoltre, il fatto che uno dei grandi partiti non si sia nemmeno presentato può avere influito sugli elettori che non si sono recati alle urne. Secondo l’analista politico Thomas Hofer una parte dei votanti austriaci dell'ÖVP, non si sono sentiti rappresentati dal “socialista” Fischer, dall’”estremista” Rosenkranz o dal “fondamentalista” Gehring.
Rosenkranz: troppo estrema anche per gli estremisti
Hofer non ha dubbi nell’affermare che il FPÖ «abbia commesso un errore» nel nominare Rosenkranz, visto il suo totale allontanamento dall’atteggiamento populista di Heinz Christian Strache, presidente del FPÖ, con una virata nettamente estremista. Troppo estremista, se si osservano certi punti del suo programma. Barbara Rosenkranz ha sostenuto l’abolizione della legge di apologia del nazismo, la quale vieta, tra le altre cose, la negazione dell’Olocausto, e la stessa Rosenkranz ha messo in dubbio l’esistenza delle camere a gas. Questo atteggiamento, troppo estremista anche per gli estremisti, ha fatto sì che il suo sostenitore più acerrimo, il quotidiano più letto in Austria, il Die Kronen Zeitung, le abbia voltato le spalle.
Il FPÖ punta sui giovani, parte importante dei suoi sostenitori, più precisamente tra i novelli votanti: vale a dire i ragazzi tra i 16 e i 25 anni, visto che in Austria, dall’aprile del 2008, l’età minima per votare è di sedici anni. Strache possiede la capacità di identificarsi con loro: si relaziona con i giovani, parla la loro lingua e gli somiglia. Caratteristiche che mancano a Rosenkranz. Fa riflettere il fatto che nel 2008, quando l’estrema destra raggiunse il 30 per cento dei voti, fu proprio la prima volta che i giovani di 16 anni potevano recarsi a votare. Reinhold Gärtner, laureato in Scienze Politiche all’università di Innsbruck, pensa che sia troppo superficiale considerare i giovani i veri responsabili del trionfo del FPÖ nel 2008, visto che «nel 1999 ancora non avevano il diritto al voto e il FPÖ ottenne lo stesso il 26, 9% dei voti».
Per di più, i giovani sono scesi in piazza il 30 aprile per protestare contro Strache, contro il FPÖ e contro l’estrema destra in generale. Si sono riuniti per far sentire le proprie richieste, per dimostrare che la nuova generazione non sostiene questi partiti. Per lo meno, non tutta. Centinaia di ragazzi hanno percorso le strade di Vienna gridando: «Mai con il FPÖ!». Molti di loro considerano che il 15% dei voti ottenuti dal FPÖ è già un 15% di troppo. Hanno rivendicato una ricerca per l’equilibrio tra gli estremi e dimostrato il loro rifiuto di fronte ad un nuovo possibile impulso. Per questo, si sono trovati d’accordo tra loro sul fatto che «sia un dovere lottare contro l’estrema destra».
Giovani frustrati
Un altro giovane, Tobias Boos, studente di Scienze Politiche all’Univesità di Vienna, ha chiara la strategia del FPÖ. Sostiene che il partito approfitti della «mancanza di prospettiva» di alcuni giovani frustrati che, nonostante abbiano terminato gli studi, non riescono a trovare un impiego. «Approfittano, inoltre, del fatto che né SPÖ né ÖVP offrano una risposta chiara a questi problemi». Alcuni sociologi pensano che quest’atteggiamento sia legato al fatto che molti giovani non sentano l’Austria come la propria patria, e trovano il modo di riempire questo vuoto associandosi ai gruppi estremisti. «I giovani si sentono accettati, integrati e sentono di far parte di uno stesso movimento», sottolinea Reinhold Gartner.
A tutto ciò bisogna aggiungere la teoria di quelli che pensano che l’Austria «non fu la prima vittima di Hitler», ma al contrario, che fu parte attiva nel genocidio. «Durante molto tempo in Austria si è considerata solo la prima parte della Dichiarazione di Mosca del 1943, nella quale viene considerata "vittima". La seconda parte della Dichiarazione, nella quale si parla della partecipazione attiva del paese ai crimini, è stata troppo a lungo dimenticata», fa notare il professor Gärtner. Il sentimento di colpa, che è ben forte in Germania, manca, pertanto in Austria. Oltre la frontiera la percezione è differente ed è difficile trovare risposte. Questo si domanda lo stesso dottor Georg Spitaler, professore di Scienze Politiche dell’Università di Vienna: «Come fa una candidata dell’estrema destra come Barbara Rosenkranz a concorrere per le presidenziali? In Germania la sua candidatura, o il suo 15% finale, sarebbero stati del tutto impensabili».
Una terza teoria la offre Tobias Boos, sottolineando che il problema principale in Austria è rappresentato dal fatto che «non esiste un’alternativa della sinistra a questo estremismo di destra. In Germania hanno la Die Linke (La sinistra) che, anche se criticata per il suo passato comunista, offre per lo meno un’alternativa più a sinistra del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD)».
Si ringrazia il team locale di Vienna. Vai al blog.
Foto: Lucian Stanescu; sugarmelon.com/flickr; gerhard.loub/flickr; daniel-weber/flickr
Translated from La extrema derecha en Austria, ¿una respuesta a la falta de alternativas?