Esistono gli intellettuali europei?
Published on
Translation by:
alessandra la fortezzaDa Sartre a Savater, andata e ritorno. Il ruolo dell'intellettuale nell'Europa di oggi cambia, si adatta e si restringe. A vantaggio degli individui.
La Generazione X è ossessionata dal suo bisogno di affermazione. Sartre incorpora questo desiderio nella sua commedia “A porte chiuse”. Estelle, intrappolata nell’inferno con altre due persone a farle compagnia, è costretta a fare affidamento su di loro per essere apprezzata. La gente intorno a lei diventa il suo specchio, riflette la sua luminosità o, secondo la sarcastica ironia di Sartre, la sua opacità. La tentatrice, Ines, gioca sulla vanità di Estelle, cercando di conquistarsi la sua fiducia con parole come: “aucun miroir ne sera plus fidèle” (“Nessuno specchio sarà più fedele”). Proprio come Ines gli intellettuali europei sono visti come tentatori, che lusingano la gente con un falso senso di sicurezza.
"In mezzo ai libri"
L’intellettuale Latino-americano Jorge Luis Borges scrive eloquentemente ne “La biblioteca de babel”, nelle sue brevi novelle “El jardín de senderos que se bifurcan”: “La certidumbre de que todo está escrito nos anula o nos afantasma”: ( “La certezza che ogni cosa sia scritta o ci annichilisce o ci rende più ossessionati”). L’obiettivo dell’intellettuale sembra essere quello di mettere per iscritto quegli aspetti della nostra vita da cui gli europei intendono nascondersi. L’accattivante conclusione di Borges è che è il lettore a determinare in realtà l’intellettualismo. Ogni scrittore è alla mercè di chi interpreta la sua opera. Una commedia è valida così come la giudica il pubblico. Un libro è introspettivo solo se il lettore glielo consente. Per questo motivo Borges, nello stesso breve racconto, “La biblioteca de babel”, afferma che “los libros nada significan en sí” (“i libri non significano niente in sé per sé”). C’è una dimensione ulteriore nella letteratura, che è ciò che la rende così affascinante. L’interpretazione del lettore si nasconde tra le righe. E’ qui che i pensieri dello scrittore prendono vita. Essi si incarnano nel lettore. In altre parole, l’intellettualismo è convalidato dal lettore.
Vargas Llosa, il prolifico scrittore peruviano, darebbe un’altra dimensione a quest’atto d’incarnazione. Egli vorrebbe più probabilmente schiarire l’intelletto del lettore. L’intellettualismo di Vargas Llosa ha origine dal movimento darwiniano, più comunemente conosciuto come “la sopravvivenza del più forte”. Il personaggio, “El Esclavo in La ciudad y los perros”, è distrutto da umani dalla resistenza fisica maggiore della sua, rappresentati dal personaggio El Jaguar, che, come suggerisce il suo nome zoologico, è il predatore dell’Accademia militare dove risiedono i fanciulli. El Jaguar è il leader della banda (colui che ha la capacità di far sentire gli altri insignificanti). Esige rispetto ed i suoi compagni vivono nel terrore di lui. El Jaguar è uno dei pochi che sopravvivono all’epilogo.
Ciò che ti starai chiedendo è cosa c’entra questo con gli intellettuali, e gli intellettuali europei con questo? Permettetemi di suggerire che Vargas Llosa intende puntare su qualcosa di comune a molto più che agli allievi delle scuole militari di Lima. Non desidera forse proiettare questo concetto della darwiniana “sopravvivenza del più forte” nella letteratura come insieme e, ancor più, nel moderno “Intellettualismo”? La gente in grado di guardare al di là del significato immediato andranno sempre un gradino più in alto. E’ esattamente di queste persone lungimiranti che la nuova Europa di oggi ha bisogno. Il nuovo millennio ci ha fatti entrare in un’era di fermenti profondamente radicati, nascosti da un’apparente unità. Presumiamo che, con la moneta unica, l’armonizzazione degli Stati europei sarà una realtà inevitabile?
L’uomo saggio farà un passo nella direzione più cauta. Si guarderà alle spalle dai predatori che gli stanno alle calcagna, aspettando di balzare al minimo segno di incertezza. Anche gli intellettuali di oggi devono mantenersi cauti. La correttezza politica sembra essere una frase d’effetto moderna con significati che non devono incrociarsi. E’ dunque essenziale ora accostarsi alla letteratura alla maniera degli intellettuali tradizionali. Non possiamo permetterci di dissociare i nostri processi di pensiero dal testo che ci sta di fronte.
Un clima politico volatile, in continuo cambiamento, sta costringendo il pubblico a giungere alle sue conclusioni se esso è destinato sopravvivere al di là di una vita fatta di filosofie aliene e credenze altrui. Siamo ora chiamati a decidere per noi stessi quali sono le verità ultime.
Ritorniamo a Sartre. Era un filosofo che credeva fermamente nel bisogno individuale di “agire”. Sartre era categorico sul fatto che ogni individuo doveva decidere come comportarsi, e non poteva affidare questo compito a nessun altro senza commettere un grande “peccato filosofico”. Nella sua autobiografia, “Les mots” (“Le parole”), scrisse: “J’ai commencé ma vie comme je la finirai sans doute: au milieu des livres” (“Ho cominciato la mia vita così come senza dubbio la finirò: in mezzo ai libri”). Se un uomo, convinto dall’importanza delle risposte individuali, potesse trovare tale ispirazione nella letteratura, deve aver visto la letteratura come un mezzo di “azione”.
Gli intellettuali politici
Savater, il filosofo basco, portavoce del movimento Basta Ya, condivide le vedute di Sartre sulla necessità di reagire alle situazioni. In un’intervista affermò: “Nessuno ha richiesto di essere interessato alla filosofia, ma penso che dovresti essere interessato al tuo paese. Non ho alcun desiderio di attirare l’attenzione su me stesso. Voglio solo usare il pubblico che posso attirare per promuovere qualcosa che sembra vitale per difendere lo stato di diritto e combattere il totalitarismo nel mio Paese” (vedi link 2). Citando la stessa intervista, la visione di Savater della ragione, al di là del movimento separatista basco, è che: “Non c’è una ragione, non c’è nessun obiettivo, nessuna base storica o economica per una ragione”.
Savater riconosce il bisogno umano di avere una salda identità. Per lui, il Nazionalismo sta velocemente diventando il motivo più comune di conflitto. Tuttavia, piuttosto che rispondere alla violenza con la violenza, Savater ha deciso di combattere le “armi con le parole”. Nel fare ciò, ha scalato il potere dell’Intellettualismo e la gente ha riconosciuto la natura pacifista del suo contrattacco e battezzato Savater come il nuovo Sartre, in quanto la sua tattica è in linea con quelle di Sartre in quanto crede fortemente nel potere delle parole di trasformare una situazione desolata.
L’intellettualismo ha dunque un nuovo ruolo nel XXI secolo. E’ diventato un coadiuvante piuttosto che un creatore. Ha permesso alla gente di pensare autonomamente invece di prendere tutto ciò che il filosofo proferisce. L’intellettualismo moderno non può, quindi, essere un’espressione di arroganza o una qualche forma di lavaggio del cervello. Né può essere interamente rappresentato da intellettuali politici come Habermas che si battono per una comunità libera dalla comunicazione e che predica per un’attitudine critica verso la scienza moderna. Nell’Unione Europea vi sono persone come Savater e Vargas Llosa, che si augurano di stimolare l’intelletto dei propri lettori più che di dettare un ipse dixit o pretendere che esista una risposta certa.
Per ritornare allora alla nostra domanda: esistono gli intellettuali europei? Certo che sì. In ogni società ci saranno persone che affermano la propria superiorità sugli altri e si definiranno intellettuali. Una domanda più pertinente può tuttavia essere: l’Europa è una società di cittadini intellettualmente consapevoli? Se è vero che si deve creare un’Europa forte ed unita, allora ogni membro dell’UE deve recitare la sua parte. Non possiamo più fare affidamento sull’influenza dei cosiddetti “intellettuali” per formulare le nostre opinioni. Neppure questi “superuomini” sono infallibili. E’ nostro diritto e dovere decidere il nostro punto di vista e giungere alle nostre conclusioni. Qui forse giace il vero Intellettualismo Europeo.
Translated from Do European intellectuals exist?