Energie rinnovabili: fra contraddizioni e speranze - PARTE I
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n questi tempi di crisi, gli ultimi interventi del Presidente Obama sull’economia portano in primo piano la lotta contro il surriscaldamento del pianeta, puntando soprattutto sullo sviluppo delle energie rinnovabili. L’Unione Europea, da parte sua, si è impegnata a raggiungere, entro il 2020, la quota del 20% di energia prodotta da fonti rinnovabili.
La media europea è attualmente del 9%, con forti disparità fra uno Stato e l’altro. La Francia si è posta come obiettivo per il 2010 una quota del 23%.
Di fronte a questi buoni propositi, non possiamo che gioire per la presa di coscienza, da parte della classe politica, della necessità di abbattere le emissioni di CO2, dovute, nel 93% dei casi, alle attuali scelte energetiche che prediligono l’impiego degli idrocarburi e dei combustibili di origine fossile.
Al momento, la scommessa delle energie rinnovabili può diventare realtà in Europa e nella maggior parte dei paesi sviluppati? Al di là delle belle parole, quali implicazioni politiche ed economiche e quali contraddizioni comporta? A che punto sono le iniziative europee e francesi?
La prima edizione del salone SIREME (Salon international des énergies renouvelables et de la maîtrise de l’énergie) nel novembre 2008 a Parigi, la seconda edizione del salone Energaïa di Montepellier tenutasi lo scorso dicembre e la terza edizione del salone delle Energie Rinnovabili di Lione a fine febbraio sono i grandi appuntamenti che la Francia ha organizzato sulle energie rinnovabili.
Per gli organizzatori di queste manifestazioni, l’affluenza di pubblico e le transazioni commerciali concluse sono state un successo.
Tre i settori che fanno da traino: il solare, l’eolico e la biomassa. Ma è il solare a crescere a vista d’occhio in questo ultimo periodo. A Lione, Parigi o Montpellier, sono i fabbricanti tedeschi di pannelli solari a farla da padroni. La Germania è infatti la nazione dove il settore delle energie rinnovabili è più sviluppato al mondo, con oltre il 15% dell’energia totale prodotta da fonti rinnovabili nel 2007; percentuale che il paese vuole portare fra il 30% e il 40% nel 2020.
La Spagna, tuttavia, non è da meno, dato che il governo Zapatero ha ampiamente sostenuto e sovvenzionato l’energia pulita. Questo ha fatto emergere nuovi leader mondiali dell’energia eolica o dei pannelli solari fotovoltaici. A causa della crisi economica, però, la Spagna non è più il mercato numero uno di questo settore come lo era nel 2007, quando quello tedesco era invece abbastanza saturo. Oggi tutti gli occhi sono puntati sulla Francia e fabbricanti, distributori e installatori di sistemi di energia rinnovabile lo sostengono all’unanimità: il mercato francese è oggi quello di punta in Europa perché offre le maggiori potenzialità di crescita significativa.
Nel mercato delle energie rinnovabili la concorrenza è internazionale e la battaglia si gioca con giapponesi, americani, canadesi, cinesi, taiwanesi e sudcoreani.
Il Giappone ha una lunga tradizione in questo settore e il suo mercato interno, insieme a quello tedesco, è quello ad aver fatto più largo uso delle energie rinnovabili negli ultimi anni. È possibile che gli Stati Uniti, forti della loro capacità tecnologica, industriale e d’innovazione, e grazie a una forte volontà politica, scavalcheranno presto la coppia nippo-tedesca. Ma le altre potenze asiatiche, come la Cina, la Corea del Sud e Taiwan, non rimangono a guardare: i loro prodotti sono sempre più competitivi ed economici.
Marc Terrisse
Trad. : Laura Bortoluzzi