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Elliott Crosset Hove: l'attore prodigio dalla Danimarca

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Anche quest'anno, la giuria European Shooting Stars ha selezionato dieci attori e attrici, sotto i 35 anni, particolarmente promettenti e destinati a diventare le star di domani. Incontro con una delle rivelazioni del 2019: il danese Elliott Crosset Hove.

Durante la Berlinale, i dieci European Shooting Stars 2019 sono stati presentati a più di sessanta direttori di casting, agenti e produttori. Tra le potenziali future star del grande schermo, c’era anche il prodigio danese Elliott Crosset Hove, 30.

Laureatosi nel 2015 presso la National School of Performing Arts di Copenhagen, Crosset Hove viene nominato ai Roberts (gli "Oscars danesi", ndt.) due anni più tardi, grazie alle interpretazioni di due personaggi secondari, rispettivamente in Parents, di Christian Tafdrup e In the blood di Rasmus Heisterberg. L'anno successivo, Winter Brothers, il primo film del regista islandese Hlynur Palmason lo rivela agli occhi del grande pubblico. Ed è proprio grazie alla performance in questa pellicola che Hove riceve il premio come Miglior attore ai Roberts nonché ai festival del film di Vilnius e Locarno. Crosset è ormai su una rampa di lancio.

La sfida Winter Brothers

«Non importa se morirò domani, perché potrò dire di aver recitato in Winter Brothers». A due anni di distanza dall'uscita del film e dopo aver girato, ormai, diverse serie e lungometraggi, Elliott parla della pellicola che lo ha consacrato con la stessa emozione di sempre.

Nel film, interpreta il ruolo di Emil, un giovane minatore «bisognoso d'affetto», e intrappolato in un universo quasi esclusivamente maschile. Incompatibile con tutto ciò che lo circonda, è grazie a Johan, suo fratello (Simon Sears), che viene "accettato" dagli altri colleghi minatori; ma anche per la produzione di un liquore fatto in casa con ingredienti rubati presso il luogo di lavoro. Chi è Emil dunque? Il piccolo fratello ipersensibile? Lo "scemo del villaggio"? Oppure, più semplicemente, una persona con disturbi psichici? Difficile dirlo. È per questo movito che il ruolo necessitava di un attore dotato di sensibilità, un professionista che potesse incarnare tanta complessità.

«Ho una passione per gli outsider, per quelli che guardiamo dall’alto in basso», spiega Elliot. Meno male, perché, in realtà, Elliott non ha avuto praticamente voce in capitolo riguardo alla scelta di questa interpretazione: il ruolo era stato scritto per lui, punto e basta. «Con Hlynur Palmason ci conoscevamo già da prima. Ho interpretato un ruolo nel film che aveva realizzato in occasione della sua laurea, nel 2013. Quando mi ha chiesto di interpretare Emil è stato fantastico. Accettare questa sfida è stato un onore».

Ho una passione per gli outsider, per quelli che guardiamo dall’alto in basso

Se pensate che Elliott, quando parla di "sfida", si riferisca al freddo gelido, alla neve, al villaggio di case mobili e alla cava in cui è stato girato il film, vi sbagliate. Il punto è entrare nella pelle di un giovane uomo tormentato, tanto accattivante quanto inquietante.

Elliott Crosset Hove fa chiaramente parte di quella categoria di attori "camaleonti", pronti a - e, almeno apparentemente, lieti di - vestire continuamente i panni di un nuovo personaggio. Per Winter Brothers, il periodo di preparazione è stato di tre mesi. Novanta giorni di appunti, di lavoro su musiche e immagini, di lettura e rilettura del copione. Elliott ha anche adattato la sua dieta e ha perso peso per corrispondere all'Emil "immaginato", di cui intravedeva sempre di più, con il passare del tempo, i tratti caratteristici.

È questione di feeling

Durante l'intervista, ogni volta che ripete la parola «emozioni», la sensibilità di Elliott emerge chiaramente. Metaforicamente, questo giovane attore danese potrebbe essere descritto come una spugna che assorbe continuamente tutto ciò che lo circonda. Spesso proteso in avanti, con la mano sul petto, come per scusarsi di essere presente, si prende continuamente il tempo di ringraziare il suo pubblico. Ma senza falsa modestia: è semplicemente grato che gli sia stata data la possibilità di vivere tutte queste molteplici vite, di poter essere se stesso, interpretando qualcun altro.

In tutto ciò, Elliott non si nasconde dietro a risposte preconfezionate (eppure, immaginiamo che abbia ascoltato le stesse domande centinaia di volte ormai). Si prende sempre un momento di riflessione per trasmettere un feeling "immediato". È nel "qui e ora". Così, quando gli viene chiesto se abbia notato cambiamenti nel mondo del cinema scandinavo dopo il movimento #MeToo, non veicola banalità. Anzi, sceglie con cura le parole: «Onestamente, non ho sentito una grande differenza nel mio ambiente di lavoro. Ma come uomo che non ha mai vissuto niente di spiacevole, probabilmente sono cieco riguardo al problema». Poi riflette ancora un po' - si capisce che la questione lo turba: «A dire il vero, ho notato una differenza in un contratto che ho firmato recentemente. Per quanto riguarda le scene di nudo, ho siglato un modulo che precisava le condizioni esatte della scena: tutti i dettagli venivano discussi in anticipo con il regista e con il produttore per assicurarsi che non sarebbe accaduto altro rispetto a quanto concordato». Senza saperlo, Elliott fa riferimento alla volontà di alcune produzioni di cambiare il modo di "sorvegliare" le riprese. Poi conclude, particolarmente entusiasta: «In Danimarca si è parlato molto di #MeToo e trovo sia fantastico che questi problemi non siano più considerati un tabù. Inoltre se ne parla anche molto tra colleghi».

Grazie al nostro lavoro, godiamo di una visibilità senza pari: è importante saperla utilizzare per cause giuste

Durante la conferenza stampa che ha preceduto la nostra intervista, il giovane attore danese ha colto l'occasione per parlare anche della situazione politica che sta vivendo il suo Paese e, soprattutto, della condizione della comunità LGBTQI. «Penso che sia estremamente importante che gli attori e le attrici prendano una posizione riguardo a questioni sociali. C'è chi lo ha capito in anticipo, mentre io me ne sono reso conto da poco. A dire il vero, prima pensavo: chi sono io per parlare di tutto questo? Io non ne so davvero nulla, sono solo un attore ... Ma dato che con questo lavoro beneficiamo di una visibilità senza pari, è importante fare attenzione non solo a ciò che si dice e si fa, ma, anche, a utilizzare la propria visibilità per cause giuste».

Ci deve essere un messaggio

Elliott ammette di essere solo all'inizio di questa riflessione, ma si affretta a raccontare un'iniziativa tutta danese: «A Copenhagen, ogni giovedì, attori e artisti si incontrano davanti al Parlamento per parlare con i deputati e incoraggiarli ad agire in difesa della sostenibilità ambientale del pianeta». In altre parole, Hove ci rivela di essere pronto a far parte del cast di film "impegnati". Vien da chiedersi, dunque, come decide se accettare una parte o meno ... Quel che conta è il messaggio del regista, quello che vuole comunicare al pubblico: «Ci deve essere un messaggio». Ma soprattutto torna in primo piano l'importanza del legame emotivo nei confronti di un progetto: «Devo sentire un'emozione, un collegamento con la storia, con il personaggio, con un elemento particolare del film». Insomma, una connessione di qualsiasi tipo: «Di recente ho interpretato un ruolo in un blockbuster in cui recitava anche mio padre (The Purity of Vengeance di Christoffer Boe): ho interpretato il suo personaggio in età giovanile. In questo caso, la connessione è evidente!». Probabilmente Elliott Crosset Hove è uno dei pochi attori al mondo disposti a fare una scelta del genere (Anders Hove, conosciuto soprattutto per il suo ruolo ricorrente nella serie americana General Hospital), ad assecondare la messa in scena di "una replica" del rapporto padre-figlio della vita reale.

Bilingue dalla nascita – Elliott è figlio della ballerina americana, Ann Crosset –, non c'è un valido motivo per cui Elliott non debba, tra qualche anno, far parte della lista degli affermati alumni della National School of Performing Arts. Oggi, questa ultima conta fior fior di interpreti come Carey Mulligan, Rachel Weisz, Cécile de France, Daniel Craig nonché Jérémie Renier. Quanti finiranno per arrendersi al fascino di questo giovane attore prodigio?

Foto copertina : © Andreas Rentz

Translated from Elliott Crosset Hove : le surdoué