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Elezioni, polacchi all'estero decisivi?

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Politica

Le Politiche del 21 ottobre si avvicinano. La diaspora all'estero potrebbe essere determinante. Come nel 2006 in Italia.

Una campagna per incoraggiare la partecipazione della popolazione polacca alle elezioni è in pieno svolgimento. Il suo ultimo colpo è un poster firmato da Robert Florczak e Jacek Staniszewski, noti designer che invita a: “Non rydzyskiare. Vota. Per amor della cabina elettorale”, un gioco di parole praticamente impossibile da tradurre in altre lingue, che insinua che Rydzyk (il predicatore cattolico antieuropeo e antisemita che nelle elezioni del 2005 appoggiò la destra dei gemelli Kaczynski, ndr), potrebbe prendere il potere a meno che più persone non partecipino alle imminenti elezioni.

Quali polacchi possono votare?

Una vasta maggioranza dei paesi dell’Europa occidentale sono in cima alla lista per numero di votanti. Sfortunatamente, nei paesi dell’Europa dell’Est, e la Polonia non fa eccezione, il numero degli elettori raramente supera il 50%. Nella discussione riguardo al successo del PiS (l’attuale partito conservatore al governo), viene evidenziato sempre più spesso che i giovani polacchi che vivono all’estero hanno difficoltà a votare. Secondo diverse stime, tra i 600mila e i 2 milioni di polacchi hanno lasciato la loro terra madre negli ultimi anni. La loro voce potrebbe influenzare in maniera significativa il risultato delle elezioni. Come avvenuto in Italia durante le ultime elezioni politiche.

Le regole per votare all’estero sono chiare e semplici. Chiunque abbia compiuto 18 anni, sia in possesso di un passaporto polacco valido e non abbia perso il suo diritto al voto perché condannato per motivi gravi ha diritto di voto.

L’unico requisito che tutti gli elettori eleggibili devono possedere è l’aver firmato uno dei registri elettorali, preparati dai consolati all’estero. In molti paesi europei, per esempio in Gran Bretagna e in Francia, è possibile firmare elettronicamente. Il 23enne Tomasz Sergiejuk che attualmente lavora a Londra, è contento del modo in cui le elezioni sono organizzate all’estero: «Non c’è nessun problema. C’è un consolato e un’ambasciata, e puoi esprimere il tuo voto in entrambe. Le registrazioni online avvengono in linea di massima senza intoppi». La ventenne Asia Bronowicka, al momento studentessa di Scienze Politiche a Parigi, ricorda che esistono altre opzioni quando non è possibile registrarsi elettronicamente: «Puoi registrarti via fax o per telefono o di persona al consolato. Devi solo dichiarare i tuoi dati personali minimi». Ma “dati personali minimi” non è ciò che si intende comunemente. Nel modulo di registrazione bisogna indicare quanto segue: nome e cognome, nome del padre, data di nascita, luogo di residenza e numero di passaporto valido, con il luogo e la data di rilascio. Se si utilizza il modulo in un paese verso il quale si può viaggiare anche solo con la carta d’identità, è possibile dichiarare le informazioni relative a quel documento (il suo numero di serie, luogo e data di rilascio).

In generale l’accesso ai seggi non è un problema. Solo nel Regno Unito ce ne sono diciotto. Sfortunatamente per i 100mila polacchi ufficialmente residenti a Londra (quelli che vi abitano sono circa 5 volte tanto!), ci sono solo due luoghi per votare. Dato che ci si aspetta una folla nutrita e un’atmosfera surriscaldata, nella capitale inglese è meglio esprimere il voto al più presto piuttosto che aspettare.

Molti polacchi all’estero considerano le procedure di voto troppo complicate. Il ventiduenne Robert Kowalski, laureato alla London School of Economics dice: «Penso che voterò, anche se la procedura di registrazione è un po’ troppo burocratica. La partecipazione alle elezioni sarebbe molto più facile e il numero dei votanti molto più alto se fosse possibile votare via internet, come succede in Estonia.» Quest’ultima è la pioniera europea dell’e-voting. Nelle elezioni parlamentari del 2007 è stato possibile dare la propria preferenza online. Più di 30mila estoni hanno scelto di votare via Internet.

Anche se in Polonia l’e-voting è ancora lontano, l’Unione Europea sta seriamente prendendo in considerazione questa soluzione. Un programma chiamato Eu CyberVote è stato lanciato nel 2000, con l’obiettivo di dimostrare “elezioni totalmente verificabili online garantendo assoluta privacy agli elettori e usando terminali Internet fissi e mobili”. Fino ad ora i test, che non hanno dato risultati soddisfacenti, sono stati condotti in Svezia, Svizzera, Francia e Germania.

Attenzione: l’ultimo giorno per registrarsi alle elezioni è il 16 Ottobre 2007.

Translated from Nie rydzykuj - głosuj za granicą!