Elezioni in Ucraina, l’Europa alla finestra
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Marco RiciputiIl 30 settembre 2007 elezioni anticipate per il rinnovo dei seggi del Parlamento. Per garantire la stabilità democratica, l’Ue dovrà osare di più.
Dopo un lungo tira e molla, il Presidente Viktor Yushchenko e il Premier Viktor Yanukovic nel maggio 2007 sono giunti finalmente a un accordo sulle elezioni anticipate. Che si terrano domenica 30 settembre 2007. L'Ucraina ha così l'occasione di uscire dal vicolo cieco in cui si trova da quando Yanukovic portò a casa una risicata vittoria durante le elezioni del marzo 2006. Che aveva gettato il Paese nell'instabilità.
Il filo-occidentale Yushchenko – leader della Rivoluzione Arancione che aveva detronato il Presidente filo-russo Kuchma – spinge per modellare il Paese intorno ai valori europei. Ma senza una chiara maggioranza non sarebbe in grado di presentare un programma efficace. Di contro Yanukovic – alleato di Kuchma ai tempi delle proteste guidate da Yushchenko – è alla ricerca di una via di mezzo che collochi il Paese tra Russia e Unione Europea. Da mesi Kiev è teatro di una lotta di potere tra il Presidente, il Premier e il Parlamento mentre il Paese scivola verso un futuro caotico e incerto. Il problema principale risiede nella giovane costituzione che non delinea con chiarezza le competenze tra i diversi poteri dello Stato. Un caos costituzionale a cui bisognerà porre rimedio per rendere il Paese una democrazia funzionante.
Visti più facili per gli ucraini (e le ucraine) diretti in Europa
Una democrazia stabile alla sua frontiera orientale è interesse dell’Ue. La stessa Ucraina potrebbe essere un modello da imitare per le altre ex repubbliche sovietiche e diventare un elemento di stabilità nell’area del Mar Nero. Inoltre una democrazia più forte potrebbe, nel lungo periodo, tenere testa anche alle ambizioni geopolitiche di Mosca.
Ma ogni ulteriore sviluppo è legato all’attenzione che l’Ue riserverà agli sforzi democratici dell’Ucraina. Nel 2003 grazie alla Politica europea di vicinato, Kiev ha stretto legami più forti con l’Ue anche se qualsiasi ipotesi di ingresso nell’Unione è stata accolta con freddezza. Ma dal giugno 2007 si registra un’importante novità: le pratiche per ottenere i visti d’ingresso sono state semplificate e i costi ridotti.
Questi sforzi sono accolti positivamente da Kiev. Anche se gli ucraini sperano in segnali più chiari da parte dell’Ue. Non solo azioni di natura economica, ma anche concrete iniziative per incentivare lo sviluppo democratico del Paese in un momento di scoraggiamento delle popolazione, alle prese con condizioni di vita sempre più complicate. Nel frattempo il Cremlino si compiace: anche se gli ucraini hanno scelto l’Europa, è chiaro che l'Ue non ha contraccambiato.
Sbagliando si impara. O no?
Già sedici anni fa l’Ue sottovalutò le conseguenze di una mancata collaborazione nel lungo periodo. Nel 1991 invece di appoggiare senza condizioni il tentativo di riforma dell’ex Urss di Gorbaciov, lasciarono indisturbati i vecchi burocrati di partito che gestivano il potere. I leader occidentali preferirono vedere il gigante ucraino in ginocchio piuttosto che impegnarsi in un costoso e duraturo supporto finanziario. Nazionalismo, esclusione sociale, corruzione: i mali di oggi trovano lì le loro radici e l’Occidente, con la sua passività, è corresponsabile dell’odierna situazione.
L’Ucraina non può essere paragonata alla Russia nel campo del diritti umani e della libertà di stampa. Nonostante ciò una politica europea di avvicinamento potrebbe evitare ulteriori amarezze alla popolazione, già oggi disillusa degli esiti del processo di democratizzazione lanciato dalla Rivoluzione Arancione.
Tradotto dall’olandese da Alix Wurdan. Grazie a Pim de Kuijer
Foto in home page- L'ex Primo Ministro ucraino Julija Timoschenko, adesso leader dell'Unione della Patria di tutti gli ucraini
Translated from Krise in der Ukraine - Passivität in Europa