Elezioni europee: meglio essere ecologisti che banchieri
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gabriele lanziDal 4 al 7 giugno prossimo, 360 milioni di cittadini saranno chiamati a designare i loro 736 rappresentanti al Parlamento europeo. Questo appuntamento elettorale sarà l'occasione per aprire un vero dibattito sugli orientamenti dei politici comunitari?
Non scamperemo, ancora una volta, alla nazionalizzazione del gioco elettorale. In democrazia, ogni scrutinio è il momento per inviare dei messaggi ai governanti ed è inevitabile che le tematiche della politica interna prendano il loro posto nella campagna elettorale. Soprattutto in periodo di difficoltà economiche e di angoscia sociale, ogni elezione è "ossigeno per la democrazia". Anche i candidati avranno la loro importanza: se rappresenteranno un'idea o un programma ben definito, allora potranno influenzare le condizioni del voto. In altri termini, a giugno 2009, per presentarsi alle elezioni europee, varrà più essere ecologisti che banchieri.
Come creare delle divisioni necessarie
Ma ci si può augurare che alla fine queste elezioni siano l'occasione di discutere e di affrontarsi su questioni veramente europee. Si tratta di inviare dei rappresentanti al Parlamento europeo che portino a Strasburgo le aspettative dei loro elettori e influiscano sulle scelte europee. Devono quindi incarnare delle convinzioni, essere portatori di proposte di riforma e adottare delle politiche europee precise. Le competenze delegate dagli Stati membri al livello europeo non sono molto vaste, ma sono quasi esclusive per quanto riguarda le politiche monetarie, di concorrenza, di agricoltura, di trasporti e di politica commerciale. Detto altrimenti, se il cittadino di uno Stato membro ha qualcosa da esprimere su queste tematiche, sarà più utile che voti per lo scrutinio europeo che alle elezioni del suo Paese. Trattando dei temi della campagna elettorale, si devono implorare i partiti politici di concentrarsi sulle questioni suscettibili di creare delle divisioni: bisogna scegliere gli argomenti che dividono piuttosto che quelli che creano consenso. Per troppo tempo il voto europeo ha visto lo scontro tra i sostenitori del processo di unificazione e i suoi oppositori. Questa divisione non è più attuale. L'Unione europea si è imposta con tale evidenza da non essere negata neanche dagli euroscettici, che reclamano soltanto "un'altra Europa".
Più liberalismo o più controllo?
I referendum in Francia e in Olanda nel 2005, poi in Irlanda nel 2008, lo dimostrano. Stancati da dibattiti insipidi, stimando che non avevano veramente una scelta, gli elettori hanno creato essi stessi le poste in gioco o i dibattiti su questioni che non erano state poste. Per finire con queste false apparenze, invece di discutere del Trattato di Lisbona bisogna dibattere di argomenti che creano delle sfide reali. Per esempio, l'allargamento. Si deve perseguirlo e fino a dove? Si deve tentare, anche a titolo temporaneo, di fissare dei limiti politici all'Unione e quali? Più importante ancora, quale deve essere la risposta alla crisi economica e finanziaria? I cittadini vogliono più regolazione, più controllo, o al contrario un liberalismo più sfrenato? La politica commerciale dell'Unione si deve riassumere in un beato libero scambio o viceversa l'Unione deve negoziare più fermamente la reciprocità con i suoi principali partner? Più dell'80% degli europei è favorevole alla creazione di un esercito europeo. Cosa si attende e perché?
La questione dell'unità politica dell'Europa è quella di sapere se essa accetta poco a poco di immaginarsi potenza. Certo, una potenza pacifica, ma anche un'Unione determinata a difendersi e a promuovere il suo modello. Sento già le obiezioni dei politici europei, preoccupati di essere trascinati dalle chiare scelte fatte dai cittadini consultati che andranno a sconvolgere le loro abitudini. Pertanto è proprio in questo modo che si perseguirà il progetto europeo. Davanti ai cittadini e con i cittadini.
Jean-Dominique Giuliani è Presidente della Fondazione Robert Schuman, centro di ricerche che promuove i valori e le idee europee.
Translated from Aux élections européennes, «mieux vaudra être écologiste que banquier» !