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Elezioni Europee: La gara dell'insulto

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Torre di BabelePoliticaDossier speciale elezioni Europee

La cam­pa­gna elet­to­ra­le per le ele­zio­ni Eu­ro­pee più im­por­tan­ti della sto­ria é fi­ni­ta e ce la ri­cor­de­re­mo per gli in­sul­ti. Ne ab­bia­mo tro­va­ti tanti: alcuni ecla­tan­ti e altri meno noti, ma tutti originali. 

Non ci siamo mai amati e ci amia­mo ancor di meno in cam­pa­gna elet­to­ra­le. Se è vero che ele­zio­ni eu­ro­pee sono con­si­de­ra­te come una com­pe­ti­zio­ne di se­con­do or­di­ne, sono anche l’oc­ca­sio­ne per dar­se­le di santa ra­gio­ne nel­l’a­go­ne po­li­ti­co. Voi pen­se­re­te a un di­bat­ti­to edu­ca­to sui temi eco­no­mi­ci e so­cia­li del con­ti­nen­te e in­ve­ce no, si trat­ta della gara del­l’in­sul­to. Vi ri­cor­da­te le liti spen­sie­ra­te a scuo­la da ra­gaz­zi­ni? Si, pro­prio quel­le…

“Loro li­ti­ga­no e io go­ver­no”

Il pri­ma­to eu­ro­peo spet­ta all’Ita­lia. Nella Pe­ni­so­la la par­ti­ta è un me­na­ge à trois fra tre te­no­ri: se Renzi e Gril­lo si gio­ca­no il derby” con il motto “o noi o loro”, Ber­lu­sco­ni si trova nel ruolo ine­di­to di terzo in­co­mo­do. Ed è così che una cam­pa­gna elet­to­ra­le son­no­len­ta, negli ul­ti­mi gior­ni si è tra­sfor­ma­ta in una ba­ruf­fa tra ra­gaz­zi­ni di quar­tie­re molto di­ver­sa da un con­fron­to de­mo­cra­ti­co fra lea­der po­li­ti­ci. Qual­cu­no l’ha de­fi­ni­ta la “troi­ka del­l’in­sul­to” e, in ef­fet­ti, come dar­gli torto. “Loro li­ti­ga­no ed io go­ver­no”, dice il ra­gaz­zi­no più re­spon­sa­bi­le, ri­fe­ren­do­si agli altri due pre­ten­den­ti. Come a dire, tra i due li­ti­gan­ti il terzo gode. “Gril­lo è un as­sas­si­no, re­spon­sa­bi­le della morte di tre per­so­ne”, “è noto nel mo­ndo dello spet­ta­co­lo per farsi pa­ga­re in nero e i suoi co­mi­zi sono come quel­li di Hi­tler”, dice un altro ra­gaz­zi­no un po’ più cre­sciu­to e lea­der di Forza Ita­lia. 

"Gril­lo é un pre­giu­di­ca­to e un as­sas­si­no e la pri­gio­ne l'ha scam­pa­ta"

È un po­ver’uo­mo, non crede più alle pa­ro­le che dice” o an­co­ra, “zam­pet­ta da una tv al­l'al­tra per sal­va­re le sue azien­de, non gli elet­to­ri", ri­spon­de il terzo che é il co­mi­co del grup­po. Ma, è nei con­fron­ti di Renzi che Gril­lo si su­pe­ra. Se il pre­mier era "l’e­be­ti­no di Fi­ren­ze" o "Ren­zie", pa­ro­dia del­l’e­ver­green "Fon­zie", ades­so ci vor­reb­be per­si­no la lu­pa­ra bian­ca per fer­mar­lo. Renzi, dal canto suo, con il suo un­der­sta­te­ment bri­tan­ni­co, de­fi­ni­sce sia lui che Gian­ro­ber­to Ca­sa­leg­gio come “buf­fo­ni” o per­so­ne "poco serie". E, ri­guar­do alle in­ten­zio­ni lea­der del M5S, pron­to a chie­de­re le di­mis­sio­ni del Pre­si­den­te della Re­pub­bli­ca Na­po­li­ta­no qua­lo­ra vin­ces­se, l’ex sin­da­co di Fi­ren­ze com­men­ta sar­ca­sti­co: "Gli fa una se­re­na­ta? Altro non può fare". "Sono an­da­ti tutti fuori di testa, di­co­no cose folli", per una volta, ha ra­gio­ne il lea­der di NCD An­ge­li­no Al­fa­no.

“Lei è un co­dar­do!”

Ol­tral­pe non se la pas­sa­no me­glio, anche se non si rag­giun­go­no le vette dei vi­ci­ni ita­lia­ni. Qui, guar­da caso, l’in­sul­to viene pro­prio dal Front Na­tio­nal. I con­ten­den­ti sono Jean Cri­sto­phe Cam­ba­de­lis, se­gre­ta­rio del par­ti­to so­cia­li­sta e Ma­ri­ne Le Pen. Un paio di set­ti­ma­ne fa la donna forte del­l’e­stre­ma de­stra eu­ro­pea avreb­be de­fi­ni­to l’av­ver­sa­rio come un co­dar­do. Il po­ve­ro so­cia­li­sta si sa­reb­be mac­chia­to in­fat­ti del­l’on­ta di aver ce­du­to il posto a Shul­tz in oc­ca­sio­ne di un di­bat­ti­to su "Fran­ce 2" tra can­di­da­ti eu­ro­pei, allo scopo di con­fe­ri­re una di­men­sio­ne più eu­ro­pea e meno na­zio­na­le al con­fron­to po­li­ti­co. Trop­po per la fi­glia di Jean Marie Le Pen che ha ac­cu­sa­to i so­cia­li­sti "di na­scon­der­si die­tro a Mar­tin Schulz per evi­ta­re il con­fron­to”. La ri­spo­sta non si é fatta at­ten­de­re in una let­te­ra pub­bli­ca­ta su “Le Monde”. “Si­gno­ra Le Pen, l’in­sul­to è il vo­stro pane quo­ti­dia­no… in­sul­ta­te per na­scon­de­re ai fran­ce­si il vo­stro vero di­se­gno”.

In Regno Unito é di Katie Ho­p­kins l'in­sul­to da Oscar. Nel suo pro­fi­lo, l'ec­cen­tri­ca e cri­ti­ca­ta gior­na­li­sta, can­di­da­ta per il par­ti­to "We De­mand a Re­fe­ren­dum Now", si ri­vol­ge di­ret­ta­men­te dal suo pro­fi­lo twit­ter al gio­va­ne lea­der del par­ti­to La­bu­ri­sta, noto tra i bri­tan­ni­ci per il suo lato da sec­chio­ne e pro­fes­so­ri­no dan­do­gli pro­prio "del re dei Nerd". Ma in real­tà il cin­guet­tio della si­gno­ra Ho­p­kins, già al cen­tro del ci­clo­ne me­dia­ti­co per delle ac­cu­se raz­zi­ste, va oltre. "Mil­li­band avreb­be bi­so­gno di 'ab­brac­cia­re' la stra­nez­za. In­dos­sa­re pan­ta­lo­ni corti, odo­ra­re di ba­na­na e can­ta­re nei bagni pub­bli­ci".   

"La Mer­kel é stu­pi­da e gras­sa"

Anche nella tran­quil­la Ger­ma­nia il tur­pi­lo­quio e l'in­sul­to fanno il loro in­gres­so trion­fa­le. Men­tre la for­ma­zio­ne eu­ro­scet­ti­ca "Al­ter­na­ti­va per la Ger­ma­nia" (in te­de­sco Al­ter­na­ti­ve für Deu­tschland, AfD) de­fi­ni­sce l'Eu­ro­pa come la Corea del Nord, il Die Par­tei, par­ti­to fon­da­to dalla ri­vi­sta sa­ti­ri­ca "Ti­ta­nic", si su­pe­ra. Se Ber­lu­sco­ni aveva de­fi­ni­to la Mer­kel "cu­lo­na in­chia­va­bi­le", la banda di Mar­tin Son­ner­born ha scrit­to nero su bian­co che la can­cel­lie­ra é "stu­pi­da" (doot) e "gras­sa" (dit).