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Elezioni Europee e tempo di parola : il rompicapo dei media

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La Parisienne di cafébabel

Lo scorso 8 aprile, il Consiglio di Stato francese ha deciso di imporre al CSA (Consiglio Superiore dell’Audiovisivo) la contabilizzazione del tempo di parola del Presidente della Repubblica, o più precisamente ha imposto di detrarlo. Fino ad allora gli interventi del capo dello stato erano conteggiati non a titolo puramente indicativo ma per tenerne conto nella ripartizione del tempo di parola tra i diversi protagonisti del paesaggio politico nazionale. Nel contesto della campagna elettorale per le Europee vediamo cosa cambierà in tal senso…

Un cambiamento tanto atteso

Questo ribaltone é la conseguenza del ricorso al Consiglio di Stato di due rappresentanti del partito socialista, François Hollande e Didier Mathus, nel dicembre 2007. Questi ultimi avevano in effetti preso tale decisione in reazione al numero, ritenuto troppo importante, di interventi radiotelevisivi di Nicolas Sarkozy.

Di fatto, dal 1969, il regolamento stabiliva che il tempo di parola dei politici, extra-campagne elettorali, fosse ripartito in tre terzi : uno per il governo, uno per la maggioranza parlamentare e uno per l’opposizione. Il Presidente, quanto a lui, era ritenuto « al di sopra delle parti » e non era soggetto ad alcuna restrizione. E’ quel che il Consiglio di Stato ha rimesso in discussione, poiché i propositi del presidente non sempre possono essere di neutralità assoluta.

Un rompicapo per i media

D’ora in avanti, i suoi discorsi saranno radiografati fino all’ultima parola al fine di separare i propositi del Presidente « di tutti i Francesi » (omaggi, rappresentanza, commemorazioni, etc.) da cio’ che puo’ essere considerato discorso di partito. Quest’ultimo sarebbe allora detratto dal tempo di parola del governo, o da quello del partito di maggioranza che lo ha eletto. A meno che il CSA non opti per una seconda soluzione : concedere all’opposizione un tempo di parola equivalente (Le Point del 16 aprile 2009). Sembra questa infatti la soluzione adottata dal 27 aprile, data di inizio della campagna per le elezioni europee. Un primo bilancio sarà fatto al temine delle elezioni (News Press, 22 aprile 2009).

Un contesto elettorale propizio alla sperimentazione

La questione del conteggio del tempo di parola del presidente nella campagna elettorale europea é stata di particolare attualità in occasione del discorso di Nicolas Sarkozy fatto a Nizza il 5 maggio scorso. Ufficialmente definito « riunione repubblicana », finanziata dall’Eliseo, e non « meeting di partito » (Le Parisien del 7 maggio), l’incontro é stato tuttavia conteggiato dal CSA che ha valutato il discorso del presidente su alcuni punti a favore del partito di maggioranza nell’ambito della campagna per le Europee. Una parte delle spese della « riunione » potrebbe percio’ essere addebitata all’UMP che non vorrebbe essere accusata dall’opposizione di fare campagna a spese dello Stato. A titolo di paragone, in Europa solo la Francia, l’Italia e la Romania contano ufficialmente il tempo di parola dei politici in tutti i loro interventi radiotelevisivi. In Germania e in Austria, la regola si applica solo alle reti pubbliche ; nel Regno Unito e in Svizzera, i media sono responsabili della gestione dei propri ospiti (Le Point del 23 aprile).

Aspettiamo quindi il mese di giugno per trarre le prime conclusioni su questa esperienza di conteggio a scalare che, a quanto pare, continua a far parlar di sè…

Fotografia : Nribas/FlickR

Matthieu Mollicone

Traduzione di Anna Maria Sarcina