E se non lo pagassimo? Soluzioni al debito pubblico dalla cittadinanza europea
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Primo vagito e primo lamento. Per la pappa? No. Per il debito che ti grava sulla testa non appena la tiran fuori dalla pancia della mamma. Nasci e 40.000 euro te li trovi sul groppone prima ancora di sapere com'è che ti chiami. Il quadro per le nuove generazioni non è apocalittico. Zoe Konstantopoulou (ex presidente del Parlamento greco con il primo governo Syriza) ha fatto i calcoli e tanto spetta ai neo nascituri in terra di Partenone. Ma quello del debito non è un problema esclusivamente ad Atene e dintorni. Se fino a qualche anno fa si parlava di cancellazione del debito solo per i cosiddetti Paesi in Via di Sviluppo, gravati dalle pressioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, oggi il tema è centrale in tutta Europa. Lo ha capito bene il CADTM (Comitato di Annullamento del Debito dei Paesi del Terzo Mondo) che oggi dedica proprio ai paesi europei una larga parte dei suoi studi e delle relative azioni . In occasione della tre giorni di mobilitazione contro il TTIP a Bruxelles, ha organizzato una conferenza della cittadinanza europea sul debito.
Debito pubblico, tra falsi miti e dittature ideologiche
E' legittimo il debito pubblico che grava sui cittadini europei? Se non lo è, va pagato lo stesso? Gli esperti di varie nazionalità (Belgio, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Francia e, ovviamente, Grecia) non concordano su tutto, ma su alcuni punti chiave si. 'Il debito pubblico viene trattato come un inamovibile dittatore - spiega Marco Bersani (Presidente di ATTAC Italia) - e viene utilizzato in maniera ideologica. Con il patto di stabilità - prosegue Bersani - sono state ridotte ai minimi termini le spese degli Enti locali, che in realtà contribuiscono al debito pubblico appena per il 2,5%'. Perchè gli enti locali gestiscono ancora una parte rilevante delle risorse del patrimonio ambientale e culturale del Paese, oltre che i servizi pubblici essenziali. Lo spaventapasseri del debito è servito anche a giustificare l'ennesima privatizzazione, quella delle Poste, ceduta per il 40%. 'Si tratta di appena 4 miliardi di euro su un debito pari a 2.219 miliardi. Si perde un altro tassello di patrimonio pubblico, per incidere in modo irrisorio sulla mole del debito'.
Il fantasma del debito si nutre anche di falsi miti, volti a colpevolizzare il singolo cittadino: 'avete speso più di quello che avevate' o 'vi siete indebitati per vivere come i tedeschi senza averne le risorse'. Dietro le cifre, come spiega P { margin-bottom: 0.21cm; } Thanos Contargyris di Attac Grecia, sono celati interessi esorbitanti, spese inutili (come quelle legate agli armamenti), episodi di corruzione. Come dimostra il rapporto della Commissione Parlamentare per la Verità sul Debito Greco, nel 2013 la spesa pubblica effettiva per far funzionare lo stato greco è stata pari solo ad un terzo delle uscite annuali. Il resto se n'è andato in interessi (il 5%), quote di azioni private (il 6%) e in investimenti e progetti.
Ricette anti-debito, il menù è servito
Aïcha Magha, membro della campagna sull'audit belga, 'si tratta di capire quali sono i costi pubblici necessari, che generano benessere sociale, e quali sono invece gli sprechi. Invece la riduzione del debito si traduce in tagli a costi necessari, nell'educazione, come nella sanità pubblica o nelle risorse culturali'. Questo video illustra i meccanismi di condizionamento dei cittadini con lo spettro del debito, chiarendo chi realmente se ne avvantaggia.
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A livello nazionale, per verificare la legittimità del debito lo strumento principe è l'audit: una valutazione indipendente per verificare come si compone, quali cifre sono dovute ai creditori, se ci sono state delle speculazioni. Al momento in Europa solo la Grecia ha deciso di fare ricorso all'audit, ma iniziative simili sono state lanciate anche in Francia e in Italia.
A livello di spesa locale, in Spagna è stata sperimentata la piattaforma di auditorias municipales. L'iberico Yago Alvarez Barba (PACD) sottolinea che 'i cittadini spagnoli si sono sentiti coinvolti nel capire e controllare i governanti locali e il modo in cui gestiscono le risorse pubbliche'. Un'azione così sentita e partecipata da entrare nell'agenda politica di varie formazioni politiche, in particolare in quelle legate a Podemos. L'economista Bruno Théret insiste invece sulla creazione di 'monete complementari, in grado 'non di sostituire una moneta sovranazionale come l'euro, comunque carica di simboli positivi di appartenenza, ma di far circolare e condividere monete adattate alle condizioni economiche locali'.
Myriam Djegham della Confederazione belga dei Sindacati Cristiani (il CSC) mette al centro delle azioni future l'educazione popolare, in grado anche di far comprendere chi è il nemico. Nel caso delle banche, ad esempio, il CSC ha promosso un incontro con i lavoratori bancari per renderli alleati nella lotta alle politiche usuraie e in generale inique degli istituti di credito. Un modo per rendere consapevole chi si rende complice, suo malgardo, e distinguerlo da chi è il vero responsabile di certe scelte (direzioni e proprietà).
Se associazioni, sindacati e cittadinanza sono pronte a spulciare atti e conti per svelare menzogne e ingiustizie celate nel debito, le risposte politiche restano indispensabili per un'azione più vasta. L'obiettivo è quello di non imporre soluzioni fabbricate a tavolino da tecnici e burocrati, ma di coinvolgere nelle decisioni i cittadini normali, in grado di proporre soluzioni alternative aderenti alla vita reale. Per evitare un peso odioso e spesso illegittimo, di fronte a colossi come banche private, Troika e una destra istituzionalizzata, quindi inamovibile perché non eletta, la ricetta unica e indispensabile non la conosce nessuno. Come in tutte le famiglie di buongustai, se ne possono condividere varie e scegliere insieme il menù.