E se la crisi cambia Hollywood?
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Francesca BarcaQuest’anno la crisi finanziaria ha toccato la cerimonia degli oscar. Come? La produzione indipendente e “multinazionale” Slumdog Millionaire (The millionaire) di Danny Boyle ha vinto otto statuette. La stampa europea commenta.
Corriere del Ticino, Svizzera
Il quotidiano liberale vede la crisi economica come un potenziale cambiamento nell’industria del film: «Si potrebbe considerare il trionfo di The Millionaire come un segno dei membri dell’Accademy: dobbiamo ricompensare film che costano poco e che si aprono ai paesi emergenti. Questa scelta è quasi obbligatoria: le conseguenze della crisi economica si fanno sentire nel mercato dei media nordamericano (…). Dall’altro lato il cinema si prepara ai film in “tre dimensioni”: una rivoluzione paragonabile a quella dell’introduzione del suono al cinema (...). Questo cambiamento sarà sicuramente rallentato dalla crisi, ma è inesorabile e accentuerà il divario del mercato: da un lato le produzioni da miliardi e dall’altro film piccoli che cercano successo. Un nuovo equilibrio del cinema del terzo millennio?».
The Independent, Regno Unito
Basandosi sul successo di Slumdog Millionaire, il quotidiano progressista The Independent chiede al Governo inglese di sostenere il cinema nazionale in periodo di crisi economica: «Negli ultimi anni l’industria cinematografica ha conosciuto una crescita superba con film di successo come Atonement (Espiazione) e Mamma mia! E ora Slumdog (…). Ciononostante il futuro non è roseo. Solo 111 film sono stati prodotti in Gran Bretagna nel 2008, meno dei 126 del 2007. E gli investimenti sono diminuiti del 35%. Allo stesso modo, anche i film prodotti nel 2009 dovrebbe a causa della diminuzione degli investimenti privati (…). Il Governo dovrebbe sostenere il cinema nazionale: quello di cui abbiamo bisogno è una direzione sicura e degli investimenti sul lungo periodo (…). Il successo di The Millionaire ha dimostrato di cosa è capace il cinema inglese se gli si fornisce il sostegno appropriato. Sarebbe un vero peccato se il viaggio finisse qui».
die tageszeitung, Germania
Secondo il quotidiano di sinistra die tageszeitung la vittoria di Slumdog Millionaire evidenzia soprattutto come la globalizzazione abbia toccato l’industria cinematografica: «Oggi è difficile considerare la cultura e lo svago come dei prodotti nazionali allo stesso modo che delle macchine o dei computer. Chiunque tenti di raccontare una storia con una prospettiva “nazionale” viene considerato fuori dal tempo (…). Questo non significa certo che i prodotti culturali “globalizzati” siano al di là delle critiche (…). Il risultato di questa evoluzione a volte è particolarmente brutto, come nel caso del film di Stephen Daldry, The Reader, con regista inglese e romanzo tedesco (alla base di Bernhard Schlink) e attori che arrivano dagli Usa, dalla Germania e dall’Inghilterra. Ciononostante non è profondo e non tocca il soggetto come dovrebbe: invece di parlare dell’orrore per gli omicidi compiuti, The Reader cerca di far provare compassione per il personaggio di un’ex guardiana di campi di concentramento. Questa strategia ha solo un nome: del cinismo “globalizzato”».
Translated from Slumdog Millionär: Die Oscars in Zeiten der Krise