Participate Translate Blank profile picture
Image for E' ora di finirla con i bagni «alla turca»

E' ora di finirla con i bagni «alla turca»

Published on

Translation by:

- -

Torre di BabelePoliticaLifestyle

Numerosi sono i luoghi comuni espressi dagli europei nei confronti dei turchi. Tuttavia, ve n’è uno che accentua un pregiudizio tanto frequente quanto distorto: i bagni detti «alla turca».

Nella tipica famiglia turca c’è una famiglia con un padre che tutto il santo giorno sputa delle volute di fumo come una locomotiva. Una brutta carta. Al suo posto, ho preso l’intrepido scrittore americano fumatore d’hashish: un tale William "Billy" Hayes in piena missione Midnight Express che cerca di evadere dalla prigione di Istanbul. Imbattersi nella vittima made in America non è certamente un gioco. Fortunatamente nei precedenti viaggi ho già conosciuto ciò che resta del prototipo di famiglia turca: dalla nonna produttrice di lokum (caramelle turche fatte in casa) al nonno dai folti baffi, passando per la madre – velata dal cuoio capelluto alla volta plantare - i figli – ferventi amanti di Atatürk - ed infine la figlia, geniale appassionata dell’hamam e della danza del ventre.

La stigmatizzazione dei confronti Turchi è una moda diffusa in tutta la Francia dai 7 ai 77 anni, quasi da risultare un gioco di società. In generale, il tranello più semplice da adottare per essere il vincitore della partita consiste nell'infilarsi nei bagni detti «alla turca». Quando una persona con la vescica piena si trova a confrontarsi con una semplice buca scavata nel pavimento, a mo' di latrina, il suo primo istinto è quello di esclamare: «Mio Dio! Questi bagni sono sicuramente turchi, non siamo ancora a Bisanzio!».

Tuttavia, la storia sostiene che un certo Bert Vandegeim abbia inventato questi incantevoli bagni nel Belgio medievale dei suoi natali. Con lo scopo di non macchiare neanche un centimetro quadrato dei suoi pantaloni avrebbe legato questi ultimi intorno alla sua testa a mo' di turbante prima di potersi accovacciare, in posizione da rana, sopra la sua creazione. Nel vederlo sfoggiare questo copricapo, la sua compagna, ridendo, l’avrebbe paragonato a un padishah ottomano, battezzando come turchi i bagni da poco ideati.

Chilometri di carta igienica risparmiati ogni anno

In termini di scomodità, i bagni tradizionali giapponesi sembrano detronizzare di gran lunga quelli che si definiscono «alla turca». Così chiamati «washikis», obbligano chi lo utilizza ad adottare una posizione pressoché fetale e a dir poco pericolosa per poter fare un bisogno. Del pari, i turchi non confermano il fatto di produrre i loro escrementi in maniera scomoda. Si vantano perfino di aver preso in prestito dai giapponesi solo l’aspetto più igienico dei loro sanitari: il getto d’acqua di risciacquo post-commissione, che permette di economizzare chilometri di carta igienica ogni anno.

Non è tuttavia accertato che i turchi soffrano di queste chiacchiere diffuse contro i gabinetti poiché, in effetti, la maggior parte di loro attribuisce la paternità della buca spartana ai loro vicini greci. Anche se è più che certo che Diogene si dilettasse a defecare nel suolo, il popolo ellenico preferisce pensare che fossero i bulgari a scavare il primo cratere nel suolo con lo scopo di urinare.

Infine davanti a questi gabinetti supposti «alla turca», i francesi non solo storcono la bocca ed hanno il voltastomaco, ma fanno anche finta di non capire. Così rari sono i "galletti" coscienti del fatto che i nostri amici inglesi o olandesi qualificano questi inospitali WC come francesi piuttosto che come turchi, dopo aver fatto esperienza alle stazioni di servizio dell’Esagono.

I bagni turchi meritano perciò una tale denominazione? Fortunatamente esiste nella lingua turca un’espressione che ci permette di venirne fuori ancora una volta. «Franzız kalmak», letteralmente «rimanere francesi», significa rimanere straniero a un fenomeno e non comprendere il reale soggetto di una conversazione. Da buoni francesi, ci rifiutiamo di concepire la Turchia com’è in verità, troppo contenti di quel che siamo per poterci abbandonare nell’angolo delle chiacchiere e dei luoghi comuni. Sempre che non si tema la scoperta che potrebbero fare i futuri deputati europei di origine turca a Bruxelles o a Strasburgo quando, uscendo dall’emiciclo per recarsi ai bagni, scaricheranno  in una ceramica adornata con una semplice buca.

Foto di copertina: (cc) Vitor Sá/flickr; testo: (cc) alainmarie2/flickr; (cc)  TheGiantVermin/flickr.

Translated from Foire du trône : il s'en dit des trucs sur les Turcs