Dublino: un blues per l’istruzione pubblica
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Giorgia CompagniDublino è una città piena di vita in cui musicisti e artisti di ogni genere percorrono le strade e riempiono i locali. Ma dietro al volto sereno della capitale si nascondono molte insidie per il futuro culturale del Paese, a partire dai tagli alla spesa pubblica che ha in programma il governo.
Dublino è una città che porta con sé il profumo del mare, dei pub e dei prati. Accompagnata da musica rock&roll, blues e folk, si perde sotto lo sguardo dei gabbiani in volo e rimane immersa tra gli odori del whiskey e della birra scura. È questo il lato piacevole e più conosciuto della capitale irlandese: quello cosmopolita che invoglia a passeggiare e ad ascoltarne i suoni. Ma il rovescio della medaglia è dietro l'angolo: il centro storico è pieno di cartelloni contro l'aborto che mostrano immagini piuttosto spiacevoli e che lasciano intendere chiaramente chi siano i cittadini buoni e cattivi secondo il Governo. Lungo Lord Edward Street, le chiacchiere a proposito della nuova legge sull'aborto sono all'ordine del giorno. Il dibattito è in fermento: ovviamente c'è chi è contrario e chi favorevole, ma ciò che conta è parlare, dare il proprio parere e discutere di politica. Gli irlandesi sono fatti così.
non ci sono vie di mezzo
È evidente che ci sia del malessere tra i progressisti della società irlandese. Il governo ha deciso di tagliare la spesa pubblica e non ha trovato idea migliore che colpire soprattutto i fondi riservati all'istruzione. L'effetto di questi tagli è facilmente prevedibile: eliminazione delle sovvenzioni per le scuole, blocco delle assunzioni degli insegnanti di sostegno, aumento del numero di studenti per docente nelle scuole elementari e superiori... sono solo alcune delle conseguenze secondo John Holohan, responsabile delle comunicazioni della Ong Educate Together.
I dati parlano chiaro e non si lasciano travisare dalle opinioni della classe politica o dai mass media. Se una società non investe nell’istruzione e nella cultura, il futuro rimane un punto interrogativo. Nell'ambiente istituzionale irlandese, sono in pochi a essere ottimisti. Eppure, grazie alle persone comuni, quelle lontane dai completi eleganti e dalle false strette di mano, le strade di Dublino emanano gioia e fiducia nel futuro. "In Irlanda, l'austerità sta danneggiando in modo particolare quello che si chiama "società". Le autorità vedono il Paese prima di tutto come un'economia e poi come una collettività di persone e relazioni sociali. Ciò significa anche che il denaro e il risparmio diventano più importanti del futuro dei giovani e dell'istruzione pubblica ", spiega Fintan O´Mahony, professore di Inglese, Storia e Scienze Politiche.
Fintan mi ricorda che dopo le nuove manovre economiche lo stipendio degli insegnanti è diminuito per un valore tra il 14 e il 20%, che il morale del corpo docente è a terra e che i ragazzi vedono come unica via di uscita quella di andarsene in un altro Paese per trovare un lavoro qualsiasi. "Credo che ci sia ancora dell'ottimismo tra i giovani irlandesi, tuttavia c'è molto da fare per garantirgli un impiego sicuro: è un obiettivo vitale per alimentare l'autostima e le prospettive delle generazioni a venire", sottolinea John. È come se però esistesse un vuoto dietro all'ottimismo dei giovani. Chi non scende in strada con la chitarra in mano (o con l'ukulele, chi può saperlo) se ne va in un altro Paese a cercare fortuna: non esistono vie di mezzo.
compiere il passo decisivo
In uno dei locali di Dawson Street ci si può fare un'idea chiara di cosa rappresenti Dublino per i giovani. Qui, tra turisti, musicisti e curiosi che hanno ancora in bocca il sapore dell'ultimo piatto fish and chips, Alonso, studente di animazione, mi parla delle difficoltà che si incontrano nella capitale: "i costi d’iscrizione per l’Università sono più bassi per gli irlandesi che per gli stranieri. Sebbene il mondo dell'animazione non abbia conosciuto crisi, lavorare in questo settore rimane praticamente impossibile", spiega. Viene da Malaga e mi dice che "lotterà per inseguire il suo sogno, senza pensare a quali confini dovrà varcare".
Sembra che le preoccupazioni, le avventure e le proposte dei ragazzi che vivono a Dublino, irlandesi o meno, vadano in tutte le direzioni possibili tranne che in quella che segue il governo. La chiusura di altri licei, l'organizzazione di nuove proteste, l'incertezza generale riguardo al prossimo anno accademico: sono questi i temi che aleggiano nei corridoi delle scuole della capitale. I giovani irlandesi, tra ottimismo e rassegnazione, scommettono che tutto sia ancora possibile.
Parlo con David, che ha studiato per diventare tecnico dell'audio in una delle scuole che sarà chiusa per mancanza di risorse. Lui andrà a Monaco per completare un master e riconosce con tristezza che l'unica soluzione per il momento è quella di andarsene in Germania. Si considera un sognatore e dice che "magari la crisi servirà per dar vita a grandi progetti". Inoltre difende l'istruzione e, in particolare, gli studi specialistici che focalizzano l'attenzione sulla creatività degli studenti: purtroppo sono proprio quelli in cui non crede il governo irlandese.
Ci sono persone che ancora non vogliono ammettere che questa sia la triste realtà dei fatti. Una di loro è la cantante Wallys Bird che vive tra Londra, Monaco e Dublino. Scioccata al pensiero che si possano chiudere così tante scuole – le stesse in cui anche lei ha studiato,– e dal fatto che tanti talenti restino per strada, denuncia: "la chiusura sarebbe una sciocchezza, dovrebbero semplicemente reinventare l'Università!". Eppure lei stessa riconosce che, al momento, la scelta migliore sia allontanarsi dal percorso "ufficiale" e già segnato delle scuole. "Per perfezionare le proprie qualità artistiche è meglio seguire l'istinto, trovare la propria strada da soli e imparare a conoscere il proprio stile nel tempo", afferma. Poi, per capire di cosa stia parlando, mi consiglia di ascoltare la musica e studiare la carriera di artisti come Villagers, Lisa Hannigan o Little Green Cars.
Nel cuore del quartiere bohémien e turistico di Temple Bar, conosco Eric e Dave, due musicisti che mi ricordano molto The Band. Chiacchieriamo su degli scalini nella piazza dove suonano ogni mercoledì e venerdì, tra birre e banjio. L'opinione dei due musicisti è chiara: "anche se ci piegano, non potranno mai spezzare la nostra voglia di cultura".
Video Credits: 26isthenew19/youtube
Questo articolo fa parte della serie di reportage “EUtopia on the ground”, progetto di Cafébabel.com sostenuto dalla Commissione Europea in collaborazione con il Ministero degli Esteri francese, la Fondation Hippocrène e la Fondazione Charles Léopold Mayer
Translated from Entre la tijera y las cuerdas