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Dovevo intervistare Calcutta, ma lui ha intervistato me 

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Firenze

Sono andato al concerto di Calcutta a Firenze, con l'intenzione (con la scusa) di fargli un'intervista. Non è stato facile avvicinarlo: giustamente, aveva di meglio da fare. Una volta creato il contatto visivo con lui, non sono ugualmente riuscito a spiccicare molte parole sensate. L'emozione per la prima intervista? Il whisky? Quei baffi ipnotici? Il negroni? A me pare sia andata bene.

Non è un'intervista canonica. E non è nemmeno un live report. Credo se ne sia accorto Calcutta stesso dopo aver ascoltato un turpiloquio di cinquanta secondi che difficilmente definirei domanda. Nonostante le mie evidenti difficoltà nell'eloquio, questo articolo è nato lo stesso ma non assomiglia nemmeno un po' a quel che mi immaginavo. Proprio per questo ne sono orgoglioso.

Mi rendo conto del fatto che Edoardo D'Erme – in arte semplicemente Calcutta – stia veramente facendo il botto con questa lunga serie di concerti in giro per tutta Italia. Guardandomi attorno durante la prima esecuzione di Del Verde, vedo un branco di "jukebox" di diverse altezze ed epoche cantare tutta la canzone ondeggiando: un mare blu (o "tanti piccoli puffi al led", suggerisce chi mi sta accanto).

Inizio ad augurargli ogni bene del mondo quando, appena finita l'esecuzione del brano, con gente che sviene e altri che si toccano, qualcuno dal pubblico gli urla amichevolmente: «E mo' la rifai da capo e la canti te!». L'aveva fatta cantare in parte alle prime file del pubblico. Prime file arrapatissime e sudatissime a mio parere. Lui, con infinita scioglievolezza, la ricanta da capo: il bis di un pezzo appena finito quando il concerto è iniziato da appena 20 minuti. I musicisti che lo accompagnano se la ridono, conoscono il personaggio meglio di chiunque altro e pure io, che ero stato avvertito sui suoi "arrangiamenti" live, me la prendo bene e mi prendo un altro whisky.

Del Verde (piano session).

Il dettaglio del whisky è importante, perché quando alle due passate riesco finalmente ad avvicinarmi ad Edoardo, sono molto alticcio. Alticcissimo. I whisky sono diventati tanti e, per una metamorfosi mal riuscita, ora in mano ho un Negroni. Calcutta è costretto a registrare l'intervista con il suo cellulare perchè il mio si è scaricato. Pensavo di fare l'intervista durante il pomeriggio, ma mi ero dimenticato che anche gli altri hanno anche le loro faccende da sbrigare, più importanti delle mie. Tipo mangiare.

Lezione numero 1 imparata

Io non ho ricaricato il telefono. Non ho nemmeno mangiato. Ma ho sbobinato l'intervista. Lezione numero 1 imparata. Per questa volta è andata così e mi accontento.

cafébabel Firenze: Ciao.

Calcutta: Ciao.

cafébabel Firenze: Ho letto che il musicista brasiliano Caetano Veloso è uno dei tuoi artisti preferiti. Io a dicembre ho ascoltato principalmente il tuo album, Mainstream, e Caetano Veloso. Coincidenze?

Calcutta: Sì.

cafébabel Firenze: Ciao.

Calcutta: Vuoi che ricominciamo? Aspetta faccio ripartire la registrazione.

cafébabel Firenze: Ho un amico che è andato a vivere in Brasile per la Bossa Nova.

Calcutta: Fossanova?

cafébabel Firenze: Bossa Fopa?

Calcutta: No, ho capito Fossanova.

cafébabel Firenze: Non so parlare, ho detto Foppa Nosa? (Qualcuno particolarmente biondo nei paraggi urla: FORZA NUOVA!) Quindi hai studiato portoghese all'Università perché ti piaceva Veloso?

Calcutta: Sì.

cafébabel Firenze: (Momento critico:) Anche a me piace Caetano Veloso e* (*elenco di svariati altri gruppi).

Calcutta: Non ne ascolto nemmeno uno!

cafébabel Firenze: Meglio! Io non ascoltavo Calcutta e ora sono preso bene a intervistarlo! E mi hanno anche regalato il biglietto. Bomba. (Con i 5 euro risparmiati gli ho offerto da bere.)

Calcutta: Bombissima. Questa è l'Italia. (Voce bionda fuori campo: l'Italia funziona!).

Domanda bionda dal pubblico: C'è questa cosa che mi fa stare malissimo: perché non ci fai più ballare alla fine dei concerti?

Calcutta: Perchè stiamo preparando delle canzoni ballabili e vogliamo prepararle in maniera molto accurata. Non siamo mai soddisfatti. 

Domanda bionda dal pubblico: Questa cosa ha a che vedere con il tuo passato da DJ house?

Calcutta: Sì, sì. Io voglio una cosa molto pura, invece finiamo su queste linee indie rock molto stap stup mentre io voglio lavorarci un botto.

Domanda bionda dal pubblico: Gli intermezzi non erano una cosa casuale quindi.

Calcutta: No, per niente.

Più o meno l'intervista è iniziata così. Poi per circa 4 minuti lui ha intervistato me, perché le mie domande non finivano mai e non c'erano punti interrogativi. Per fortuna sono stato accompagnato in questa cinghia-mattanza da Giulia, la coordinatrice e guida spirituale di cafébabel Firenze, che mi ha aiutato a spazzare in corner nei momenti di difficoltà, e da un amico Biondo in comune, che faceva da moderatore, che mi derideva nei momenti più opportuni ed è arrivato a darmi del Marzullo. A buon rendere.

Seconda parte (meglio della prima)

Grazie al loro provvidenziale intervento, riusciamo a fare qualche domanda semi-seria e scopriamo che Calcutta prima dei concerti beve tantissime tisane. Questo rappresenta il nostro principale scoop.

cafébabel Firenze: Che tisane?

Calcutta: Tisane agli agrumi. Corrette con un po' di grappa morbida e con lo zenzero.

cafébabel Firenze: Ma ce lo grattugi dentro o lo butti a pezzettoni?

Calcutta: A pezzettoni, ovviamente. E un po' di vodka liscia di marca poco raccomandabile. Però stava bene.

cafébabel Firenze: Bravo, si fa così. Com'è andato il concerto di stasera secondo te? Io ero preso bene. (Concetto che ho ribadito 923 volte).

Calcutta: Ma non è che per caso mi puoi chiedere di rispondere come se fossi un allenatore di calcio?

cafébabel Firenze: Ah, certo! Com'è andato il concerto, mister?

Calcutta: Be' dopo una prima fase di studio la squadra si è mossa bene. Abbiamo fatto un buon possesso e alla fine il risultato lo abbiamo portato a casa. Nonostante qualche svista arbitrale possiamo ritenerci soddisfatti. Anche se potevamo fare qualcosa di più 

(Che credo volesse dire: a parte il fatto che all'inizio le spie sul palco funzionavano male è stato un bel concerto. Il locale era pieno e la gente si è divertita un sacco. N.d.r.: cioè, ha risposto calcisticamente, sul serio. La mia è una traduzione per chi non sa cosa siano i parastinchi).

cafébabel Firenze: Perchè hai fatto due volte molti pezzi?

Calcutta: Perchè me lo chiedono! E perché non ho molti pezzi. 

cafébabel Firenze: Hai suonato anche molti dei pezzi vecchi, hai un bel repertorio dai.

Calcutta: Quelli sono pezzi che piano piano stiamo riarrangiando, non abbiamo avuto tanto tempo per tirare su questo live. Non pensavamo di dover fare tutte queste date, e adesso ci dobbiamo accontentare di questa situazione intermedia.

cafébabel Firenze: Ma a te piace improvvisare?

Calcutta: Ora come ora no, non mi fa impazzire questa situazione intermedia.

cafébabel Firenze: Però Del Verde l'hai fatta due volte.

Calcutta: Sì. Perchè me l'hanno chiesta!

cafébabel Firenze: Ma ti sei divertito.

Calcutta: Ma sì, faceva ridere.

Frosinone, dall'ultimo album Mainstream.

A questo punto ho capito che la mia carriera da intervistatore poteva finire. In effetti il live è stato caratterizzato da una scaletta ricca e piena di bis, scandita da stacchetti improvvisati con il pubblico e ringraziamenti per chi non è riuscito a entrare (il locale era pieno di omoni e ormoni).

Ha suonato tutto l'ultimo album MainstreamDel Verme feat. Mai Mai Mai compresa e sparata come intermezzo prima del primo bis. Tantissimi vecchi brani riarrangiati alla nuova maniera tra cui Cane, Pomezia e un'ottima Mi Piace Andare Al Mare Nudo, che non conoscevo ed è diventata la mia preferita del concerto, insieme alla cover de La Canzone del Pane (feat. Gioacchino Turu) cantata nel finale. 

Personalmente vorrei ringraziare chi mi ha offerto questa opportunità. Diciamo che hanno dato fiducia ai giovani, e i giovani hanno fatto una partita ignobile. Sempre meglio far giocare i vecchi come Evra, che poi tanto gol lo fa Dybala. Forse replicherò il 3 marzo, quando al Tender Club di Firenze andrà in scena una replica del concerto di venerdì, andato sold-out in un lampo (come d'altronde quasi tutti i live di questo lungo tour).

Appendice (seria)

Una nota finale la dedico appassionatamente a Gioacchino Turu. Lo conoscevo come Christian Parigi, per dei video-promo capolavoro caricati su You Tube, creati per varie rassegne musicali. L'ho conosciuto poi tramite i racconti degli Asino, suoi colleghi della fromSCRATCH records, in quanto musicista. Ho avuto la fortuna di conoscerlo infine dal vivo al concerto, per puro caso, e non posso che consigliarvi il suo ascolto. Di Calcutta ne ho parlato fin troppo. Almeno credo che questo sarebbe anche il suo commento.