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DOSSIER : Decentralizzazione II

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La Parisienne di cafébabel

II. Un altro paese con una tradizione diametralmente opposta a quella francese: la Spagna. Questo paese si caratterizza per un forte regionalismo, in virtù del quale ogni regione ha una radicata identità culturale, ma anche un potere politico paragonabile, in alcuni casi, a quello dei Länders tedeschi. La Spagna conta 17 regioni o comunità autonome, con autonomia e competenze variabili.

Benchè il termine “federalismo” rimanga in un certo senso un tabù al di là dei Pirenei, la Catalogna, i Paesi Baschi, la Galizia e l’Andalusia vantano un’autonomia simile a quella dei Länders tedeschi in materia di istruzione e polizia. Ma la specificità spagnola risiede nell’accento posto sulla questione identitaria, più pressante che in Germania. Molte comunità spagnole, infatti, adottano il bilinguismo, favorendo l’apprendimento della lingua regionale più che del castigliano.

Oltre alle regioni, la Spagna ha 50 province che corrispondono ai dipartimenti francesi, ma le cui competenze non entrano in conflitto con quelle delle comunità autonome.

Queste ultime hanno inoltre un ruolo di capofila per tutto ciò che riguarda le politiche locali. All’ultimo gradino del sistema trovaimo i comuni, ¾ dei quali formano quelle che si chiamano “mancomunidades”, che sarebbero l’equivalente delle intercomunalità francesi. In definitiva, i livelli dell’amministrazione spagnola sono all’incirca tanti quanti quelli francesi.

Ma la Spagna si differenzia per 3 aspetti fondamentali:

-    un’organizzazione regionale forte sul piano politico e identitario, punto di partenza delle politiche locali, ma anche centro dell’intero sistema politico spagnolo,

-    la presenza delle province, unità amministrativa intermedia fra i comuni e le regioni, ma sottoposta all’autorità di queste ultime, che elimina la concorrenza fra le due, garantendo azioni politiche più efficaci,

-    l’assenza di un livello corrispondente al “pays” francese, a cavallo fra le intercomunalità e i dipartimenti.

E’ interessante vedere qual è la percezione che gli spagnoli hanno della Francia per quanto riguarda i livelli di gestione delle politiche locali. Per farlo, abbiamo preso in esame i lavori del Prof. Juan Luis Suárez de Viejo dell’Università di Siviglia. Secondo Suárez, gli intellettuali spagnoli, in linea di massima,  considerano il sistema francese poco rispettoso dell’identità regionale e molto tecnocratico. In particolare, egli giudica riprovevole che una regione come la Bretagna o i territori di lingua occitana non possano sviluppare una ricchezza come il bilinguismo.

Al pari dei tedeschi, gli spagnoli pensano d’altronde che la Francia sia un paese molto centralizzato, che vuole uniformare tutto il suo teritorio. Tuttavia, tale giudizio è mitigato dal fatto che gli spagnoli riconoscono che questo desiderio di uniformità è figlio dei principi dell’Illuminismo e risale già agli albori della Repubblica francese fondata su laicità e uguaglianza.

La tradizione spagnola è segnata da eredità storiche di segno oppposto, dato che il tentativo di dare al paese un’identità uniformante è stata una prerogativa del franchismo. Al contrario, la Francia di Vichy ha cercato di ricostituire le province dell’Ancien Régime e di celebrare le identità locali. Al di là di questi riferimenti che influenzano ancora le coscienze, il punto è sapere se questo découpage francese può adattarsi o meno alle evoluzioni culturali e socio-economiche della nostra contemporaneità.

Marc Terrisse

Traduction: Laura Bortoluzzi