Donne e laicità: la lenta evoluzione della società turca
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Sabrina NataliniSeconda parte dell’intervista di Cafébabel Bruxelles a Seyma Gelen. Femminista e ricercatrice all’Università Libera di Bruxelles, ci parla dei diritti civili e sociali delle donne turche, di Erdogan e laicità.
Seyma Gelen è ricercatrice in sociologia elettorale comparata a Bruxelles. Come poche altre studiose, Seyma riesce a combinare la coscienza di una donna europea e la sensibilità di una donna turca, per comprendere le prossime sfide e i lenti cambiamenti di questo sistema ancora iniquo. Seconda parte dell’intervista di Cafébabel alla giovane ricercatrice.
(Prima parte dell’intervista: http://www.cafebabel.it/societa/articolo/donne-e-politica-le-disuguaglianze-strutturali-della-societa-turca.html .)
cafébabel : Pensa che la rielezione di Erdogan sia stata politicamente pianificata e che impatto potrebbe avere sui diritti sociali e politici delle donne?
Seyma Gelen: Se lui e il suo partito sono stati rieletti, è perché ciò aveva senso per gran parte della popolazione turca ma queste elezioni si sono svolte in un contesto di instabilità politica, il che ha portato buona parte dei cittadini a volere un unico partito per ritrovare una certa stabilità. Che impatto mi aspetto abbia questa rielezione sui diritti sociali e politici delle donne? Ciò di cui sono certa è che finché la popolazione – maschile e femminile – non affronterà la questione e la società civile non ne discuterà in maniera tale da far pressione sulla classe dirigente, l’uguaglianza effettiva non si otterrà mai. L’AKP ha operato soprattutto a livello di uguaglianza “legale”. Nel 2004 è stata la volontà di adesione all’UE e sotto la pressione di decine di organizzazioni femminili che l’AKP ha emendato l’articolo 10 della Costituzione turca per introdurre il divieto di discriminazione basata sul sesso e riformare il codice penale per definire i crimini contro le donne come crimini contro l’umanità. L’articolo 5 del Codice del Lavoro garantisce il principio di parità di trattamento tra uomini e donne. Il quadro legale in sé è buono.
cafébabel : Quale constatazione può fare sulla frattura sempre più grande tra le donne laiche e musulmane in Turchia? È d’accordo con l’idea di una polarizzazione in seno alla società turca, soprattutto dopo le ultime rielezioni?
Rispondere a questa domanda non è semplice e richiederebbe un articolo intero! Il corpo delle donne è un terreno di battaglia politica dalla creazione della Repubblica. All’epoca si trattava di creare una nuova donna turca, presentata come libera dal passato musulmano ed emancipata grazie ai valori occidentali. Alle donne che portavano il velo islamico è stato vietato l’accesso agli studi universitari e al lavoro mentre quelle che non lo portavano vi avevano accesso. Malgrado questa situazione vissuta come ingiustizia, tra le donne praticanti che portavano il velo e le altre non c’è mai stato un conflitto rilevante. Oggi, anche se la recente questione della giudice che portava il velo ha scandalizzato alcuni, non ci sono conflitti su tale questione. Tutte le donne, col velo o meno, hanno accesso al mercato del lavoro e all’istruzione. La presenza delle une non impedisce la presenza delle altre. Non sono d’accordo con questa classificazione dicotomica “donne islamiche e donne laiche”, che non è pertinente con questa analisi. E poi che significano queste categorie? Se per donne islamiche intendete “donne che portano il velo”, anche loro sono sempre più secolarizzate e conducono una vita molto simile a quelle che non lo portano. Non c’è un muro invalicabile tra i due gruppi.
Comunque si può immaginare che esistano delle donne – e degli uomini! – che si sentano aggrediti dalla visibilità pubblica di donne che portano il velo, così come si può immaginare che esistano delle donne – e degli uomini! – che non vogliono vedere le donne senza il velo. Non si può negare questa realtà per quanto sia minoritaria. Invece ciò che esiste non è una frattura tra queste e quelle donne ma una polarizzazione tra oppositori e partigiani di Erdogan. Donne musulmane praticanti – o meno – e donne che non lo sono possono trovarsi dalla stessa parte. L’aspetto positivo di questa polarizzazione è che delle persone provenienti da diversi ambienti si mettano a parlare e a comprendersi, cosa praticamente inimmaginabile prima! Prendiamo l’esempio di ambienti di sinistra e certi ambienti musulmani che non si riconoscono nell’AKP: arrivano a comunicare e a capirsi. È vero anche il contrario, tutte le sostenitrici di Erdogan non portano il velo.
cafébabel : La battaglia per i diritti civili fa parte più di un programma di partiti laici e repubblicani o appartiene a tutti i partiti?
Seyma Gelen: I diritti specifici delle donne hanno iniziato a essere dibattuti durante i Tanzimat (era di riforme dell’Impero Ottomano nel XIX secolo). Già allora, delle organizzazioni femminili e delle personalità femministe hanno affrontato la questione. Non è dunque un argomento recente. La Repubblica Kemalista aveva fatto dei diritti delle donne una questione politica emblematica della modernizzazione, che in fondo non riguardava che le classi medie e alte della popolazione. Le donne che corrispondevano all’ideale kemalista hanno potuto accedere a diversi settori di attività. Oggi il divario tra le norme e le pratiche caratterizza la Repubblica turca, indipendentemente dal partito o dai partiti che governano il Paese. È uno Stato creato sulle ceneri di un impero, nel quale la modernizzazione è partita dall’alto e dove lo scollamento tra ciò che vogliono le élite e ciò che vive la popolazione è importante. È la ragione per cui oggi la questione dei diritti delle donne è un tema di cui si dibatte poco in Turchia. L’economia e la sicurezza preoccupano i cittadini molto più dei diritti delle donne. Detto questo, quasi tutti i partiti in Turchia ne parlano oggi, in accordo con le loro ideologie; quelli che ne parlano di più sono l’AKP e l’HDP (Partito Democratico del Popolo, n.d.t.).
(Leggere anche : Transition turque : l'égalité des sexes est-elle une UEtopie?)
Translated from Femmes et laïcité : les évolutions lentes de la société turque