Dominika Nowak e le sue fashion scarpe di pelle di mucca
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Grazia NigroLa designer polacca Dominika Novak rompe le convenzioni con le sue scarpe “Nunc”, sostenendo che le fantasie dei suoi pelosi tessuti sono create per adattarsi alla vita di tutti i giorni. Parliamo di Parigi-Cracovia, di cose brutte alla moda e di cosa vuol dire essere l’unica one-woman brand che abbia 27 anni.
Nel Regno Unito alcune studentesse universitarie di Cambridge si sono riunite indossando tacchi alti e biancheria intima per un calendario, per riaprire il dibattito sul tema “la moda tradisce gli ideali femministi?”. «Adoro le scarpe, ma non per questo sono frivola. Le ragazze possono divertirsi, ma possono anche essere prese sul serio», ha detto con sarcasmo la direttrice di una scuola femminile su un quotidiano nazionale. Dominika Nowak fa roteare gli occhi ma comprende il parallelo. «In Polonia una ragazza può essere intelligente o bella - dice - ma a quella gente faccio sempre una domanda: quindi tu pensi di essere brutto o stupido? Dovremmo lavorare non solo su come appariamo ma su come ci comportiamo. Non creo scarpe così seriamente come alcune persone del mondo della moda. Voglio solo cercare di restare originale, anche se ho dovuto diventare più commerciale».
Questione di sfumature
Non convenzionale Nowak… anche se in questo pomeriggio di pioggia non sono le sue scarpe a farla notare nella vivace zona parigina di Strasbourg-Saint Denis, ma una lunga criniera elettrica contrapposta alla sua figura alta, compatta e senza trucco. Non sfoggia nemmeno le sue creazioni in pelle di mucca. Nascosta in uno showroom parigino, la sua ultima collezione ispirata ad Oliver Twist è molto diversa dal concetto di scarpa pelosa con cui la ventisettenne ha debuttato in un’era in cui anche Manolo Blahnik, nelle sue collezioni autunnali, sperimentava i sandali di pelliccia su tacchi a goccia. Le scarpe di “cuoio peloso” della prima linea della Nowak sono state uno scintillante tentativo di invertire il trend in un’industria dominata dall’uomo. «Voglio che le mie scarpe siano eccezionali - spiega - che abbiano un’identità, ma con una forma semplice che vada bene con ogni tipo di abbigliamento e che possano essere indossate ogni giorno. Non scarpe da ammirare, ma scarpe con un qualcosa in più». Come si può non fissarle se sono di cuoio peloso? Per la spiegazione fa un cenno sotto il tavolo, afferrando la leggera sensazione del tessuto rasato dei miei stivali. «Vitellino - diagnostica - e se vedi un vitello, è peloso!». Ispirata dalla “verità” del tessuto, poiché ogni pezzo di cuoio grezzo è unico, ha le sue “impronte digitali”, la Nowak li incorpora nel suo lavoro “senza fargli la barba”. La libertà della varietà nel tessuto definisce la sua espressione.
Dopo aver studiato storia dell’arte alla Jagiellonian University ed essersi specializzata in costume a Cracovia, la Nowak nel 2006 ha frequentato il secondo anno allo Studio Berçot di Parigi. «La maggior parte delle scuole di moda sono private, quindi costano molto», dice, avendo risparmiato durante i suoi sei anni come stilista e designer. «Se vuoi lavorare per un marchio urbano, puoi studiare in Polonia. Ma per i marchi di lusso, devi venire qui per l’artigianato e le competenze. I curricula sono circa mille miglia lontani tra loro. Non puoi imparare il gusto francese in Polonia, dove ci sono cuciture molto elementari e tecniche di cartamodello». Si è trasferita in un mini appartamento di sette metri quadri nel quartiere di Strasbourg-Saint Denis, vicino alla scuola, dove circa il 30% di matricole è composto da studenti francesi. «Sono cambiata molto, le mie idee, il modo di vedere la moda - spiega - in Polonia la gente è molto chiuse e gelosa, ti preoccupi di cosa le persone potrebbero pensare di te. Qui la gente ha una mentalità molto aperta, accolgono le idee e non ci sono limiti. Sono diventata più calma».
E questione di start up
«Nunc, come la moda, riguarda il qui ed ora»
«Ho sempre saputo di voler studiare moda e Parigi era la migliore destinazione. Ma quando arrivai qui e vidi il mondo della moda, decisi che non ne volevo far parte né volevo lavorare per qualcun altro». Dopo aver vinto premi per il suo lavoro polacco ed essere stata invitata ad esporre durante la settimana della moda di Dubai mentre era ancora a scuola («È stata una delle cose più sorprendenti che mi siano mai capitate», ha detto), ha iniziato a creare scarpe tre stagioni fa, esponendo il suo lavoro ancora prima di cercare uno showroom e un agente per il marchio, chiamato “Nunc” prendendo spunto dall’espressione latina “hic et nunc” (“qui e ora”): «Nunc, come la moda, riguarda il qui ed ora», dice allegramente. Attribuisce a suo padre, regista tedesco, la sua ispirazione. «Lui lavorava da casa e io da piccola passavo molto tempo a letto malata, così per calmarmi mi dava libri di costume e di storia». Dai 16 anni, Dominika ha combinato le abilità di sua madre, una professoressa di matematica, per vendere i suoi «orribili, orribili abiti da sera per la notte di San Silvestro». «È la mia seconda metà - Nowak sorride - gestire la tua attività significa calcolare e conteggiare per tutto il tempo. Devi produrre le scarpe, inviarle ai clienti, renderle in tessuti, ordinare pelli da tutto il mondo, coordinare piani per ordini, seguire la produzione, controllare la qualità, impacchettare tutto, preparare i documenti per l’esportazione, le fatture, ordinare le conferme... A volte è difficile, e la creazione adesso è solo il 10% del mio lavoro».
Nowak impiega tutte le sue forze per iniziare la sua attività avere sotto il segno della fortuna, del tempismo e del metodo. Oggi vende in Francia, Germania, Italia, Finlandia, Danimarca, Regno Unito, Cipro e Grecia; un paio di scarpe invernali in genere costano al dettaglio 300 euro. Le due vite che conduce sono agli antipodi. Non solo è più economica in Polonia, ma Nowak riesce a mantenere un legame più profondo con la sua terra natale. «Sono ancora un po’ polacca - sorride - ma non ho più molti amici polacchi, perché quando sono lì vivo nei sobborghi e lavoro tutto il giorno. Loro sono tutti sposati e hanno bimbi, siamo così diversi. I miei amici ora sono qui, e Parigi è una parte della mia creazione, i cocktail e incontrare gente a cui vendere il mio lavoro; in Polonia, lavoro in una fabbrica con altre quattro persone in un piccolo villaggio fuori Cracovia. Un giorno posso essere intervistata a Parigi, e il giorno dopo posso guidare verso le montagne dove i miei genitori hanno una casa estiva, e lavorare sodo».
Per il momento, lascio Nowak al mercato di frutta e verdura («Guarda le dimensioni di questi funghi», mi dice) dove una parigina sbraita selvaggiamente, esigendo indietro il portafoglio rubato da una famiglia immigrata. Una scena in sé primitiva, piena dei suoi colori e delle sue consistenze, proprio come le sue scarpe.
Translated from Dominika Nowak: 'I want to stay unusual, even if I've had to become more commercial'