Diversidad: quando l'hip hop unisce l'Europa
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GretaDiversidad, diversité, diversity, diversità, pазноврсност, raznovrsnost, diversidade... Venti rapper provenienti dai quattro angoli dell’Europa si sono uniti per un progetto di cultura urbana promosso dalle istituzioni europee. Una giornalista bosniaca residente a Parigi ha incontrato i giovani talenti dell’hip hop europeo.
È un venerdì pomeriggio piuttosto tranquillo al 104, il centro culturale nato tre anni fa in un quartiere popolare a nord-est di Parigi e che non ha mai smesso di suscitare polemiche. Una ventina di artisti hip hop, rapper, cantanti e beatmaker originari di 12 paesi europei, impegnati nel progetto musicale Diversidad, aspettano le prove. Alcuni dormono sui divani, altri rilasciano interviste ai giornalisti.
La birra, il quinto elemento dell’hip hop
Nonostante lo abbia appena svegliato, Frenkie, rapper bosniaco, è di buon umore e ha subito voglia di parlare: «Quando mi hanno proposto di partecipare a questo progetto, ho accettato al volo. Ho messo da parte la mia carriera personale per concentrarmi al 100% su Diversidad. E non ho sbagliato! È un’esperienza incredibile, l’opportunità perfetta per farsi conoscere dal pubblico europeo». Quello di cui non parla, ma che emerge dal making-of della registrazione, è la sua passione per la birra. Frankie, che se ne sarebbe scolate quindici il primo giorno di registrazione, la definisce «il quinto elemento dell’hip hop». Orelsan, rapper francese noto per le sue stravaganze verbali, si è appena unito a noi. È molto conosciuto in Francia e dunque spesso pungolato dai giornalisti locali. «Non è noioso rispondere sempre alle stesse domande dei giornalisti?», gli butto lì, mentre mi preparo a chiedergli, come molti altri, perché ha voluto unirsi a Diversidad. «Ma no, non è un problema, è così che tengo in esercizio la mia parlantina!», scherza Orelsan.
Rap e istituzioni europee
La storia di Diversidad è innanzitutto la storia di un singolo registrato nel 2008, nell’ambito dell’anno del dialogo interculturale e sotto la tutela dell’European Music Office, un’organizzazione che rappresenta il settore della musica nelle istituzioni europee. Il successo è stato tale che la Commissione europea ha deciso di sostenere una seconda edizione dello stesso progetto. Ma, al di là di questo, dell’Europa, delle diversità culturali, dello scambio e dell’abbattimento delle barriere linguistiche, Diversidad è soprattutto un eccezionale progetto musicale. Venti artisti di 12 paesi europei hanno trascorso dieci giorni a Bruxelles, all’interno di uno studio di registrazione, per dare vita a un album di 14 tracce. Il risultato incarna alla perfezione lo spirito delle culture urbane dell’Europa contemporanea. In seguito alla pubblicazione, prevista per il prossimo febbraio, gli artisti parteciperanno a un tour che toccherà i principali festival europei.
«All’inizio non sapevo cosa mi aspettava. Ho accettato di partecipare al progetto quando ho saputo che era finanziato dalla Commissione europea.» ammette Orelsan. «Alla fine è andato tutto bene. Eravamo liberi di fare quello che volevamo. In più tra noi partecipanti è nata una vera complicità. Veniamo da paesi diversi, non parliamo la stessa lingua, ma abbiamo tanti punti in comune e ci siamo capiti in fretta». «Il dovere di un’istituzione come la Commissione europea è di finanziare e aiutare i progetti culturali, ma questo non significa che possono comprarci»: è così che Frenkie riassume questa fusione decisamente anomala tra l’universo del rap e quello delle istituzioni.
Uniti nella diversità!
Le prove cominciano. L’atmosfera si riscalda. Il primo pezzo, The eXperience, che si trova anche in apertura d’album, sprigiona già un’incredibile energia. I testi sono in inglese, francese, ma anche bosniaco, croato, portoghese, svedese e tedesco. A meno che non siate poliglotti assodati, non potrete capire tutto. Resta il fatto che la musica traduce alla perfezione le emozioni. I pezzi si susseguono incatenandosi l’uno con l’altro. Ascoltando "Cooking in the pot", una specie di dialogo tra Marcu Price, artista svedese, e Orelsan che ribatte in francese, si comprende fino a che punto nel collettivo europeo divertimento e lavoro diventino inseparabili. Mariama è un’artista tedesca che canta in inglese. Quando entra in scena con la chitarra per interpretare il pezzo "On my way", la sua voce travolge i rari spettatori presenti alle prove lasciando tutti a bocca aperta. Un’altra ragazza del progetto, Remi, del gruppo croato Elemental, ha un impatto fuori dal comune, un misto di forza radicale e fascino nervoso sprigionati dalla voce e dai movimenti. Sul palco non si vede che lei. Nonostante le diversità e i caratteri forti che compongono il collettivo, in scena gli artisti danno l’impressione di un gruppo molto unito: il linguaggio hip hop farà cedere la torre di Babele?
Agenda
L’album: L’11 febbraio in tutta Europa
Il tour: il 13 gennaio all’Eurosonic Festival di Groningen nei Paesi Bassi. Il 21 maggio a Vienna, in Austria, poi in tutti i festival europei dell’estate
La mostra: Nell’estate del 2011 una mostra di graffiti girerà diverse capitali europee
Foto: estratto dal videoclip "I got it"; copertina dell’album; video: per gentile concessione di Diversidad
Translated from Diversidad : quand le hip-hop réunit l'Europe