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Disoccupazione e giovani. Il ruolo dell'Unione Europea

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societàPolitica

Durante il Consiglio Europeo, il 18 e 19 ottobre scorsi, l'Unione Europea si è decisa ad affrontare lo spinoso argomento del lavoro. Lottare contro la disoccupazione in senso continentale? Sì. Favorire la creazione di posti di lavoro per raggiungere questo obiettivo? È ovvio. Promuovere la creazione di posti detti di "qualità"? Ma certo! Ma chi deve fare cosa?

Leggere il nostro dossier dedicato ai giovani e la crisi in Europa

Niente di nuovo sotto il sole di Bruxelles. Si dice che occorre rilanciare la crescita per favorire la creazione di posti di lavoro. Un concetto che è stato concretizzato dal Piano per la crescita proposto da Hollande e adottato il 28 e 29 giugno 2012. Ma sappiamo anche che ogni stato possiede il proprio mercato di lavoro e lo gestisce secondo una logica politica e storica diversa. Quale sarebbe, allora, una possibile strategia europea per la creazione di posti di lavoro? Più precisamente, può esserci una strategia europea, collettiva, che risollevi l'occupazione? Al momento esiste solo un piano che ha come obiettivo quello di ristabilire la fiducia degli investitori, rilanciare la crescita e l'occupazione ... e, dunque, preservare l'unione monetaria. La questione del lavoro è particolarmente importante visto che interessa direttamente i cittadini europei ma si presenta come la più difficile da trattare. L'intervento europeo consiste nel consolidare il mercato unico il cui completamento è presentato come il motore del rilancio economico (e, dunque, della creazione di posti di lavoro). Ma basterà?

Cosa ne pensa la Commissione?

Nel suo rapporto destinato ai capi di Stato, Barroso propone grandi interventi per mettere in atto il progetto di rilancio economico con la conseguente creazione di posti di lavoro. Riprende le iniziative già avviate dall'Unione Europea promuovendone il loro rafforzamento. La strategia 2020, per esempio, è presentata come il mezzo più adatto per il raggiungimento dell'obiettivo della creazione del lavoro. Questa strategia prevede, infatti, una prima fase legata al (ai) mercato (i) che mira a "aumentare i tassi di occupazione in Europa, ovvero, posti di lavoro più numerosi e di maggior qualità, soprattutto per le donne, i giovani e i lavoratori maturi; aiutare le persone di qualsiasi età a partecipare e gestire il cambiamento investendo nelle competenze e nella formazione; modernizzare i mercati del lavoro e i sistemi di protezione sociale", secondo il sito della Commissione europea. Questa iniziativa non è isolata. Barroso insiste sulla necessità di consolidare il mercato unico, facendo così cadere le barriere ancora esistenti e favorendo la crescita e "il lavoro europeo". Spiega che occorre "unire l’Europa", fondare un'unione dell'innovazione, investire nella crescita, soprattutto nel settore privato, e sistemare i tassi sul risparmio o sulle transazioni finanziarie, per esempio. Barroso evoca anche il Patto per l'occupazione messo in atto dalla Commissione Europea che propone soprattutto il rafforzamento di una piattaforma europea di assunzione e inserimento lavorativo.

In breve, solo proposte… e proposte a tratti un po' sbilenche. Le iniziative della strategia 2020 sembrano prive di senso sin dalla loro creazione dal momento che gli obiettivi elaborati tra il 2007-2008 sono ormai irraggiungibili a causa della crisi economica attuale. La tassa sulle transazioni finanziarie "non ha raggiunto in alcun caso l'unanimità", ha dichiarato Martin Schultz durante il suo discorso al Consiglio Europeo e il Patto per l'occupazione non fa che riprendere strutture di scambio e di comunicazione già esistenti. Se la Commissione non può proporre soluzioni certe alla questione del lavoro, chi resta per agire a livello europeo?

Cosa dicono i capi di Stato?

Il Consiglio Europeo doveva apportare dei chiarimenti ai progressi effettuati in materia di crescita e occupazione. Invece, è solo l'unione bancaria  a decidere. Nessuna iniziativa è stata presa a riguardo. I capi di stato e di governo si sono appoggiati alle osservazioni del rapporto della Commissione Europea e nulla sembra essere stato aggiunto o deciso. François Hollande ha notato che c'era stata una valutazione del Patto, anche da parte della Commissione e del Parlamento, e che "tutte le istituzioni erano coinvolte". Queste hanno solamente approfondito, ma neanche più di tanto, la questione della tassa finanziaria. Dieci paesi hanno chiaramente espresso il desiderio di accelerare la cooperazione, dimostrandosi pronti a mettere insieme una parte dei redditi per i paesi in difficoltà o stabilire un fondo dedicato alla formazione dei giovani e, dunque, al lavoro. Così, anche se il vertice sociale tripartitico suggeriva la necessità d'introdurre del sociale nell'idea economica, i policy maker si sono limitati a proposte alquanto evasive.

Cosa cambierà sul lavoro in Europa? Conclusioni

Leggere su cafebabel.com: Erasmus in pericolo: cancellare la frontiera tra carriera e piacere

La creazione di lavoro sembra poter essere indirettamente stimolata dall'azione europea. I programmi come Erasmus o EUREShanno certamente privilegiato l'esigenza di uno scambio di conoscenze intellettuali e pratiche tra le popolazioni e l'insediamento di una mobilità professionale europea. In questo senso, l'Unione Europea può e deve giocare un ruolo fondamentale contro la disoccupazione. Tuttavia, dal momento che si tratta di adottare una strategia concreta per stimolare la creazione di posti di lavoro nel settore privato e, soprattutto, nel settore pubblico, l'Unione Europea resta impotente di fronte alle politiche nazionali. Il lavoro resta considerato come la conseguenza del rilancio economico e non è dunque inquadrato come problema sociale. A questo stadio dell'integrazione europea, in questo preciso momento di crisi, l'Unione Europea appare come un interlocutore necessario, ma non sembra ancora in grado di fornire soluzioni.

Quest'articolo è stato pubblicato inizialmente sul babelblog di Bruxelles che ha seguito integralmente il vertice europeo organizzato il 18 - 19 ottobre.

Foto: principale (cc) david blackwell/flickr (sito ufficiale) Testo: Martin Schultz (cc) european_parliament/flickr, (cc) kugel/flickr

Translated from L’UE peut-elle relancer l’emploi ?