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Disco Noir, il pop dolceacre che nasce dal cinema

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Milano

Uniscono una musica a tratti malinconica alle immagini del tradizionale cinema noir. Il loro è un pop dolceacre che ricrea un mood particolare ma che al tempo stesso ricorda qualcosa. Ricorda i film di Hitchcock, l’epico Twin Peaks, e ti catapulta indietro agli anni ’30 e ’40. Loro sono i Disco Noir, e li abbiamo incontrati per farci raccontare da dove nasce tutto ciò.

Il mercoledì sera al BundaLinda di Brugherio è all’insegna degli hamburger, della birra e del Breakout, un dj set indie-rock-alternative. Lo scorso 22 aprile era la serata dei Disco Noir, protagonisti di uno dei loro tanti concerti nell’underground milanese per presentare il loro primo disco, dal nome curioso e particolare, Aware. Dopo il soundcheck, tra una birretta e l’altra, Teo Agostino (voce, chitarre, synth), Alessandro Marini (basso, armonizzazione), Giovanni Torresàn (batteria) e Alessandro Giudici (pianoforte, synth, chitarre) trovano il tempo per scambiare quattro chiacchiere e per raccontarci tutto ciò che c’è dietro i Disco Noir.

cafébabel: Vi è stato attribuito come genere il “pop dolceacre”. Molto curioso, ce lo spiegate?

Disco Noir: Colui che l’ha inventato ha colto le antitesi che ci sono nella nostra musica, sia a livello lirico sia musicale. Pop dolceacre perché ci piace mischiare momenti malinconici ad altri più prettamente pop, o addirittura ironici. C’è questa malinconia latente di base, alla quale spesso si mischia un gusto più ironico. Ciò è riscontrabile anche musicalmente, è difficile che tu senta un pezzo che ti metta allegria dall’inizio alla fine.

cafébabel: Queste differenze si vedono anche negli strumenti, ne utilizzate molti. È difficile legarli tutti?                                                                                                                                   Disco Noir: È sicuramente la parte più complessa. Però in realtà quando facciamo un pezzo non partiamo con l’idea di usare un certo strumento; lo strumento viene in base a quello che è il pezzo. Naturalmente poi si crea sempre questo mood dolceacre.

cafébabel: Il nome Disco Noir  come nasce?

Disco Noir: Abbiamo messo insieme Disco 2000 dei Pulp (canzone preferita di Giovanni, batterista ndr) e noir. Il pulp è un sottogenere del noir e i Pulp, che ci piacciono molto, tornano nel nome della band. W i Pulp!

cafébabel: La band nasce nel 2011, ci avete messo un po’ a far uscire il primo disco. Come mai?

Disco Noir: Dovevamo trovare la giusta amalgama e mancava il cash (ridono ndr)… Il fattore economico è sempre importante per le band emergenti e squattrinate come noi. Avevamo bisogno di trovare un’identità, di lavorare, perché il gruppo nasce dalle ceneri di un’altra band e quindi dovevamo creare un suono che fosse il più personale possibile.

cafébabel: Soddisfatti del lavoro finale?

Disco Noir: Sì, molto. Non smetteremo mai di ringraziare Simone Sproccati, che ci ha registrato. Questo parto molto lungo per il primo disco ci ha permesso di arrivare in studio con idee molto chiare. Nonostante alcune cose siano nate in sede di registrazione, però siamo arrivati che eravamo davvero preparati.

cafébabel: Il nome del disco è molto curioso: Aware. Non si pronuncia in inglese, ma così come si scrive…                                                                                                                                   Disco Noir: È una parola giapponese, non traducibile in nessun’altra lingua. Il concetto in sé che esprime ci piaceva, significa una sorta di malinconia che nasce quando senti qualcosa di bello, ma al contempo sai che è una cosa evanescente. E poi ci eravamo fissati che volevamo una sola parola come titolo del disco, che graficamente sulla copertina era più d’effetto.                                                                                       cafébabel: Com’è nata? Da un viaggio in Giappone?

Disco Noir: No, nessun viaggio in Giappone. Nasce da un articolo che parlava di parole non traducibili, tra queste c’era Aware e ci è piaciuta molto.

cafébabel: Le vostre influenze?

Disco Noir: Abbiamo gusti abbastanza diversi. In generale la nostra musica non è tipicamente italiana, nelle melodie e nei suoni. Le influenze maggiori sono quelle del britpop e dell’indie anglosassone. A livello di contenuti e testo, in Italia, Bianconi dei Baustelle e Morgan dei Bluvertigo sono quelli a cui più ci ispiriamo.

cafébabel: E poi c’è molto cinema nei testi: film noir e David Lynch, ma non solo…

Disco Noir: Il cinema è molto importante, perché a me intrippa quanto la musica (risponde Teo, autore dei testi, ndr). Spesso i pezzi nascono da immagini cinematografiche o da situazioni che vedo nei film che mi piacciono. Il cinema noir degli anni ’30 e ’40, Hitchcock in primis, sono un punto di riferimento.

cafébabel: C’è anche un po’ di storia nelle vostre canzoni. In Modellhut parlate di un’operazione di spionaggio della seconda guerra mondiale che coinvolse Coco Chanel.

Disco Noir: Quello è un esempio limpido della poetica noir, che nei nostri testi viene fuori. Racconta questa storia, poco nota, assolutamente una vicenda molto noir e cinematografica che ha ispirato il pezzo.

cafébabel: L’unico vostro video è Amore demodè, un video particolare…

Disco Noir: Un video molto psichedelico. Luca Giazzi, il video maker che avevamo contattato era a Londra, gli abbiamo lanciato da Milano il concept e lui ha creato queste immagini…

cafébabel: I vostri progetti per il futuro?

Disco Noir: Siamo già reindirizzati verso il seguito di Aware, ci piacerebbe rientrare in studio a breve. L’obiettivo comunque adesso è suonare dal vivo il più possibile e fare date anche sull’estivo.

cafébabel: Quali sarebbero i primi brani del vostro repertorio che consigliereste di ascoltare a qualcuno che ancora non vi conosce?

Disco Noir: Amore demodè sicuramente, è stata scelta come singolo trainante e ha un ruolo importante nel disco. La domenica, perché è un pezzo che ci indirizza verso il futuro, e Lextoan.