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Digiunare: l'inverosimile leggerezza dell'essere

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Translation by:

Elisa Acquaviva

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La buona cucina spesso ci esorta a "mangiare meglio", ma un metodo in particolare si distingue tra i tanti: il digiuno. Una terapia trascurata per alcuni, un'eresia per altri, i pareri sulla rinuncia al cibo sono discordanti. Ma una cosa è certa: rende più felici coloro che la praticano. Allora, cosa si "mangia" quando si è a digiuno?

Dal 10 febbraio – per le persone per cui tutto ciò ha ancora un vero significato – è iniziata la Quaresima. Nel periodo di 40 giorni che separano il Mercoledì delle ceneri dal Giovedì santo, i fedeli cattolici e di altre confessioni cristiane digiuneranno, o quantomeno si asterranno dalle carni. Come loro, molti altri "praticanti" sostituiscono l'assunzione di cibo con un ideale, che sia politico, religioso o d'igiene. Tuttavia, da qualche tempo, il digiuno sembra rispondere ad un appetito sempre più individuale: digiuniamo perché lo vogliamo.

"Mi sentivo come un animale selvatico"

È il caso di Élodie. Questa giovane modella di 27 anni ha iniziato a privarsi del cibo nel 2012, il giorno precedente ai servizi fotografici, per evitare l'effetto pancia gonfia che si ha dopo pranzo. Quando si informa sui potenziali rischi di questa pratica, scopre soprattutto che tre pasti al giorno costituiscono piuttosto una forma di convenzione sociale, «non del tutto necessaria». Élodie opta quindi per una dieta disintossicante di 3 giorni a base di zuppa: in pratica un quasi-digiuno. Ad oggi, non riesce a superare le 72 ore di digiuno e cerca di gestire la sua alimentazione in maniera graduale. Mandi, invece, prende in considerazione il digiuno dopo «un periodo ricco di alcool e troppi cibi grassi». Dopo qualche ricerca, questo ragazzo belga di 24 anni ha deciso di non mangiare niente per 4 giorni. «Ho approfittato delle vacanze in montagna. L'esperimento consisteva nell'ingerire solo acqua naturale. Da allora continuo, ma adesso è diverso: posso digiunare per due settimane di fila,» spiega.

Perché? Innanzitutto, perché fa bene. Secondo molti praticanti, l'astenersi dal mangiare susciterebbe una certa leggerezza dell'essere. Durante questo suo soggiorno all'aria aperta, Mandi ha tratto dall'astinenza «uno stato di gioia, di benessere, di energia che si è accentuato a partire dal terzo giorno». Thibaut, 31 anni, che ha iniziato a digiunare dopo alcuni eccessi, non è mai stato così bene: «Mi sentivo come un animale selvatico guidato unicamente dal suo istinto. Ormai lo faccio perché ne sento il bisogno e la voglia. Mi rimette in forze, mi purifica». Una sensazione che non rispecchia l'immaginario comune: digiunare, bere solo acqua e diventare pelle ed ossa. Anche Mandi è uscito incolume dal suo primo tentativo: «Facevo un'ora di sport al giorno e tre ore di camminata,» afferma. Poi spiega: «Tendiamo a pensare che se non mangiamo, non abbiamo energie. Ma non è così! Il nostro corpo utilizza molte risorse per espellere le tossine che ingeriamo. Si tratta quindi di uno spreco di energie che possiamo evitare smettendo di mangiare». 

Cancro, malattie mentali e logica di profitto

Negli ultimi anni, diversi studi sui benefici del digiuno fanno eco a ciò che sostiene Mandi. Nel 2012, il gerontologo californiano Valter Longo ha ipotizzato che un breve periodo di digiuno alternato alla chemioterapia può facilitare la guarigione dal cancro. Due anni più tardi, Longo ha supportato ulteriormente quest'idea, dimostrando insieme ad un gruppo di ricercatori che digiunare per tre giorni rinnova completamente il sistema immunitario. Nel 2016, un documentario del canale franco-tedesco Arte esamina i benefici della digiunoterapia. Tutti condividono la stessa ipotesi: privarsi del cibo ci aiuterebbe sia a lottare contro le malattie del nostro secolo (cancro, malattie cardiovascolari, problemi psicologici come l'esaurimento nervoso) sia ad offrire un'alternativa a «qualsiasi farmaco». Ad ogni modo, secondo Élodie, queste sono scoperte di un certo peso. «Ho visto il film Fat, sick and nearly dead dove Joe Cross (il regista, n.d.r.) si nutre solo di succhi per due mesi. Dimostra che si tratta una vera e propria cura. Perde moltissimo peso e alla fine riesce a gestire meglio la sua malattia autoimmune. Quindi io ci credo, anche se penso che sia il medico a dover prescrivere questa pratica»

In Francia sarebbe difficile. I medici francesi spesso rifiutano di credere ai benefici terapeutici del digiuno: troppo incostante, troppo disequilibrato, troppo stressante. In altri Paesi europei, questa pratica è però spesso applicata come cura medica da più di cinquant'anni. In Russia, negli anni '50, la digiunoterapia è stata prescritta da alcuni medici sovietici come trattamento per le malattie mentali; a partire dagli anni '80 è regolata dalle politiche del sistema sanitario pubblico. In Germania è addirittura rimborsata da alcune assicurazioni sanitarie. Praticato per la prima volta in una clinica tedesca nel 1953, il metodo Büchinger (dal nome del suo fondatore, guarito da una febbre reumatica grazie al digiuno, n.d.r.) affascina i pazienti sulle rive del lago di Costanza, così come a Marbella, in Spagna. Per Mandi, «coloro che dicono che non c'è nessuna prova scientifica sono malinformati. In effetti non ci sono studi condotti dalle grandi istituzioni, quelle che il cittadino medio prende sul serio. Perché? Forse perché un metodo quale il digiuno non è compatibile con la loro logica di profitto».

"Gente flaccida e grassa"

Quindi, se questa pratica resta marginale, è perché è contraria al consumismo e, sempre secondo Mandi, ad un certo conformismo sociale, che fin dall'infanzia ci porta a «credere che tutto ciò che è contrario al mangiar bene o fa male o è pericoloso». Per Thibaut, «per troppo tempo hanno tentato di convincerci a fare tre pasti al giorno con latticini, cereali e carne, e questo ci ha resi grassi». Secondo Élodie, «mangiamo troppo, in continuazione. Il cibo è onnipresente, la maggior parte della gente è flaccida e grassa». Nonostante ciò, la nostra società tende allo stesso tempo ad andare controcorrente ed inneggia ai concetti di "detox", "reboot" o "rigenerazione". Il digiuno è diventato anche una moda in certi ambienti, le persone sono disposte a pagare 500 euro per un'intera settimana all'insegna di bicchieri d'acqua e camminate forzate. 

Allora qual è la verità? Élodie propone la sua risposta: «Le scaramucce tra vegetariani, onnivori e frugivori mi irritano da morire. Credo che un adulto in salute possa scegliere la propria alimentazione. Personalmente, quel che ho imparato dal digiuno è che devo ascoltare il mio corpo e mangiare... quando ho fame». Per il resto, tanto vale fare il vuoto. Fuori e dentro di sé.

Story by

Matthieu Amaré

Je viens du sud de la France. J'aime les traditions. Mon père a été traumatisé par Séville 82 contre les Allemands au foot. J'ai du mal avec les Anglais au rugby. J'adore le jambon-beurre. Je n'ai jamais fait Erasmus. Autant vous dire que c'était mal barré. Et pourtant, je suis rédacteur en chef du meilleur magazine sur l'Europe du monde.

Translated from Le jeûne : l’invraisemblable légèreté de l’être