Digital Tsunami: l'impatto del COVID-19 sulle università di Milano e la mobilità europea
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Come hanno reagito le più note università di Milano al COVID-19? Quali sono gli attori della società civile che affrontano costruttivamente le sfide della pandemia?
La pandemia del COVID-19 ha avuto importanti ricadute sui sistemi di istruzione e formazione in tutto il mondo. Nel vecchio continente, la maggior parte degli stati membri dell'Ue ha deciso di chiudere le scuole e le università per contenere la diffusione della pandemia. Per garantire il proseguimento dell’attività didattica a ogni livello, è stato necessario rivedere le modalità didattiche, con un impatto immediato sugli istituti di istruzione, sugli insegnanti, sugli studenti e loro famiglie. Molti stati membri hanno dovuto riorientare i loro sforzi sull'apprendimento a distanza, ponendo l'accento sulle soluzioni digitali. Il passaggio all’istruzione online ha generato nuove opportunità ma anche varie sfide. «L’Europa sta affrontando un momento molto complesso della sua storia. Il coronavirus ha messo a dura prova la tenuta dell’Unione e la risposta delle istituzioni è stata nel solco del rilancio del progetto comune con coraggio e lungimiranza. Adesso, si deve ripartire dai giovani».
Ovviamente il COVID-19 ha colpito anche la mobilità europea di giovani e studenti Erasmus
Ad affermarlo, Domenico De Maio, direttore dell’Agenzia nazionale per i giovani, in occasione della Festa dell’Europa 2020, istituita il 9 maggio in ricordo della dichiarazione-Schuman del 1950. «Lo Europe Day deve costituire un punto di ripartenza in cui riflettere su quale Europa vogliamo. E sono certo che il futuro verrà scritto dai giovani che in questa prova difficile non hanno mai smesso di credere nella forza del progetto europeo. Durante questa fase delicata sono state le loro iniziative spontanee a dare il segnale più sano e concreto di una solidarietà tra le nazioni, un esempio di grande unione. Penso ai tanti ragazzi stranieri che al momento del lockdown si sono trovati in Italia e hanno scelto di aiutare la comunità che li ospitava. Penso a tutti coloro che hanno continuato a credere nei programmi Erasmus+ e Corpo Europeo di Solidarietà presentando numerosi progetti alla nostra agenzia», ha concluso De Maio, ricordando come «la mobilità europea debba ripartire con maggiori risorse e strumenti».
Opinione che è certamente condivisibile, perché oggi nessuno si può permettere di rimanere fermo, e i progetti europei devono continuare con maggiore organizzazione e idonei finanziamenti. Ma facciamo un passo indietro, cosa è accaduto, per esempio, in Italia? Come si sono comportate le maggiori università italiane durante il COVID-19?
La solidarietà degli atenei
Sul sito del CRUI si possono visualizzare i video realizzati da alcuni atenei per comprendere come il cuore pulsante dell’istruzione italiana si sia organizzato durante la crisi. L’iniziativa si chiama “Il muro che unisce” e l'hashtag #viciniadistanza rappresenta un vero e proprio visual storytelling colmo di emozioni: professori che fanno lezioni, alunni che seguono la didattica dalle proprie stanze, studenti delle regioni meridionali che si laureano a distanza, lontani dai muri delle loro università e dalle città del centro nord che li hanno accolti per molti anni. La differenza ovviamente la fa lo schermo dei pc.
Ma entriamo più a fondo nelle dinamiche che si sono intrecciate tra il COVID-19 e le università. Per esempio, alla IULM si è deciso di aiutare le famiglie degli studenti in difficoltà con tre provvedimenti. Da un lato, il pagamento delle tasse è slittato da marzo a fine maggio. Dall’altro, è stato perfezionato il prestito d’onore. Ma la novità più rilevante è che il Cda ha messo disposizione un fondo da mezzo milione di euro per garantire il diritto allo studio e aiutare i ragazzi le cui famiglie sono state colpite dal COVID-19. Più nel dettaglio, il fondo di emergenza è rivolto a coloro che hanno perduto un genitore, che hanno assistito al fallimento o alla chiusura forzata dell’azienda di famiglia, al licenziamento di un genitore in assenza di altri redditi e patrimoni.
L’Università Cattolica, invece, in prospettiva di un futuro e progressivo ritorno alle attività didattiche in presenza, ha costituito un fondo salva studi, intitolato al fondatore dell’università, Agostino Gemelli. Anche in questo caso, si tratta di uno strumento concreto a favore degli iscritti che, insieme alle loro famiglie, sono stati affranti economicamente dal Coronavirus. Il fondo Agostino Gemelli offrirà da subito un sostegno sulla base di specifiche valutazioni e servirà a erogare risorse economiche destinate a far fronte ai costi di iscrizione ai corsi di laurea. Si tratta, in un certo senso, di un investimento sul talento e sulle competenze dei giovani per far ripartire il Paese.
«La recente epidemia di COVID-19 ha influito negativamente sulle attività globali in corso e pianificate. Le mobilitazioni europee non hanno fatto eccezione»
Dal canto suo, la Bocconi ha deciso di ridurre il numero di crediti attualmente previsti necessari per la conferma dei benefici accademici per l’anno 2020-21. Inoltre, l’istituto ha siglato una dichiarazione congiunta con i presidenti di CIVICA - European University of Social Sciences dove viene illustrata la visione del ruolo delle scienze sociali e dell’istruzione superiore durante e dopo la crisi COVID-19. CIVICA è un'alleanza di otto università: Bocconi (Italia), Central European University (Ungheria), Hertie School (Germania), Science Po (Francia), Snspa (Romania), Stockholm School of Economics (Svezia), European University Institute (Italia, Fiesole) e Lse. (Gran Bretagna); ed è stata selezionata dalla Commissione europea come progetto pilota della nuova European Universities Initiative con la seguente missione: assumere attivamente la responsabilità politica in quanto europei nei confronti delle generazioni future; aumentare la voce delle scienze sociali nel mondo competitivo dell'istruzione superiore; partecipare al grande piano collettivo per trasformare il mondo della ricerca e dell'istruzione superiore.
Infine, NABA, la nuova Accademia delle belle Arti, fondata a Milano nel 1980, collabora al progetto Instant Corona, il film collettivo che racconta Milano ai tempi del Coronavirus. Un modo per narrare attraverso l’arte e il cinema la singolare realtà a cui il capoluogo lombardo ha dovuto far fronte.
L’impatto del COVID-19 sulle attività di mobilità europea
Nel frattempo, l’Italia è anche protagonista all’interno di progetti internazionali dedicati alle nuove generazioni. In un certo senso, oggi, più che mai, c’è bisogno di connessioni e contaminazioni di valore. Biljana Dajic - già referente di Eurodesk, con ruoli di coordinamento per quanto riguarda i programmi Corpo Europeo di Solidarietà, Erasmus+ e Europe for Citizens -, è ambasciatrice della mobilità europea e membro della rete italiana degli EuroPeers.
Di cosa si tratta? «La rete "EuroPeers" si basa sulla condivisione di esperienze con tutti gli altri “peer” che vogliono saperne di più sulle possibilità legate ai progetti di scambi formativi. In particolare, stiamo parlando di Erasmus+, del Corpo Europeo di Solidarietà e delle iniziative giovanili in generale», spiega Dajic. La rete coinvolge «i giovani di tutta Europa per condividere i loro pensieri, le loro idee e in primo luogo le loro esperienze. Insomma, gli "EuroPeers" sono considerati i “Brand Ambassadors” delle opportunità di mobilità europee».
Quali sono gli obiettivi specifici del programma? «Informare e motivare i giovani a esplorare le opportunità nell’ambito dell’educazione non formale; aumentare la consapevolezza sui temi europei legati alle giovani generazioni; raggiungere altri ragazzi attraverso un approccio peer-to-peer basato sul loro background personale».
Ovviamente il COVID-19 ha colpito anche la mobilità europea di giovani e studenti Erasmus: «La recente epidemia di COVID-19 ha influito negativamente sulle attività globali in corso e pianificate. Le mobilitazioni europee non hanno fatto eccezione». Eppure, a tratti, la situazione attuale sembra aver stimolato un'evoluzione positiva: «Alcuni progetti europei sono continuati in una modalità diversa», afferma Dajic.
Un caso concreto riguarda il Corpo Europeo di Solidarietà. [Sara Ibrahimi]https://www.instagram.com/tv/CAx3MNhC6gV/?igshid=1vgwsblejnr7z è rientrata in Italia da Madrid, a causa del COVID-19, il 30 maggio scorso. Non potendo continuare a svolgere le sue attività in modalità outdoor, ha deciso di passare a una specifica attività alternativa indoor organizzando un corso di lingua spagnola via Skype, in quanto "EuroPeer".
Ma le storie dei volontari europei colpiti dal COVID-19 passano anche per alcuni canali nazionali. In questo senso, l'Ang inRadio, il megafono delle iniziative dell'Agenzia nazionale per i giovani (ANG). La radio digitale informa e presta ascolto ai ragazzi in Italia e in giro per l’Europa. «Questi ultimi, sono spesso protagonisti delle trasmissioni radiofoniche insieme ad esperti del mondo della politica, della cultura, dell'informazione, del lavoro e della società», spiega Dajic. La digital radio di Ang crea un legame molto importante e diventa un canale di comunicazione aperto per raccontare piccole storie di impegno sociale dei nostri volontari, soprattutto in questi tempi che sicuramente si possono definire difficili. «Ascoltando l’Ang inRadio, i giovani possono trovare sostegno e ricaricare le energie per continuare le loro iniziative». Il ruolo degli "EuroPeer" è dunque anche quello di collegare, motivare, sostenere e potenziare questi due punti di incontro. O come, conclude Dajic, «di ispirare collaborazione».