Dietro le quinte di "Podemos", circoli virtuosi
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Hanno spaccato in tre il bipolarismo spagnolo e reclamano visibilità mediatica e democrazia diretta. I circoli di Podemos sono la vera linfa dietro alla lista che in Spagna, alle elezioni europee di maggio 2014, ha ottenuto piú di 1 milione di voti. Cafébabel ha seguito il circolo di Bruxelles per tre settimane.
Mentre l'odore delle frites di Place Flagey lascia il posto a quello del parquet, il volto di Marcelo Armendariz compare, come una maschera sul palco, nella penombra dell'ingresso della Maison de la Pais di Bruxelles. Sorriso impercettibile, stretta di mano vigorosa, mi invita a seguirlo all'interno di una stanza. Ci sediamo a uno dei due tavoli bianchi che occupano quasi tutto lo spazio. E' qui, nella sala Rosa Luxemburg, sotto allo sguardo rigoroso della rivoluzionaria tedesca, che, ogni sabato, dalle 16 alle 21, Podemos Belgica si ruinisce per discutere di politica, Spagna ed Europa.
Convincere la gente
Marcelo, 28 anni, è il numero 35: il trentacinquesimo candidato della lista Podemos che, in Spagna, con più di 1 milione di voti ricevuti, ha spaccato in tre il bipolarismo iberico alle scorse elezioni europee del 2014. Nato a Vigo, ma con origini uruguaiane, Marcelo ha in tasca una laurea in Ingegneria delle telecomunicazioni e una specializzazione in tecnologie biomediche, il tutto farcito con borsa da tesista in Lussemburgo e un erasmus a Bologna. Qualifiche che oggi non bastano più per lavorare a Madrid: da un anno e mezzo infatti, è dottorando a Leuven, a mezz'ora scarsa da un'altra capitale, quella belga. "5 giorni dopo che Pablo Iglesias Turrion (il leader di Podemos, nda.) ha presentato il movimento in Spagna, abbiamo organizzato la prima riunione", racconta, il quale ci tiene a usare la parola "movimento" al posto di "partito". Se all'inizio erano in 25, dopo il risultato delle elezioni, il numero dei partecipanti "è quasi triplicato". "Qui puoi trovare gente di ogni età, nazionalità e profilo professionale", racconta, snocciolando le caratteristiche dell'unico circolo belga tra i 700 nati in Europa negli ultimi 5 mesi. "Ci sono ragazzi francesi e inglesi che vogliono importare il nostro modello nei loro Paesi", continua. La famiglia di Marcelo ha lasciato l'Uruguay per colpa della dittatura. Non ci si può mervigliare se senta scorrere nelle vene la necessità di impegnarsi in politica e si definisca apertamente "uno di sinistra". "Se lo è anche Podemos? La gente ci segue perché è convinta da ciò che diciamo, non perché rivendichiamo di essere di destra o di sinistra", afferma sulla falsariga del suo leader.
Tentazione maggioritaria
È Marcelo che mi invita alla Tentation, un circolo culturale galiziano poco lontano dalla metro De Brouckere, per il giorno dopo. Alle 17:00 il posto è gremito di gente. Pablo Iglesias Turrion è ospite dell'incontro organizzato dal circolo Podemos Belgica di Bruxelles. Insieme a lui c'è anche Teresa Rodriguez, l'altra ragazza immagine del movimento. Ragazzi e ragazze con magliette viola - è il colore ufficiale del movimento - si aggirano ovunque, alzano in aria il pugno e ripetono, a mo' di coro: "Si-se-puede!". Viene da pensare a Obama e all'entusiasmo dei suoi sostenitori dall'altra parte dell'Atlantico, nel 2008. Marcelo mi saluta, ma è preso dai preparativi per garantire lo streaming dell'incontro. Iglesias arringa i cittadini che lo ascoltano. Democratizzazione dell'Ue e della Bce, maggiori poteri al Parlamento europeo, una politica fiscale europea: sono solo alcuni dei temi al centro del suo discorso che, tra gli applausi generali, si conclude con una certezza: Podemos è destinato a ottenere la maggioranza dei voti.
Dissenso democratico
Un sabato di qualche settimana dopo, torno alla Maison de la Pais. Una decina di biciclette sono parcheggiate davanti al centro culturale. La sala Rosa Louxemburg è piena. Due ragazze tengono una lezione critica di arte contemporanea. È un esempio di attivitá del gruppo formazione, interno al circolo, che ha luogo ogni sabato prima della riunione generale. Julia Navarro, 27, spagnola, mi viene incontro. Quando scopre che sono italiano, comincia a chiedere informazioni sul Movimento 5 Stelle (M5S). Non appena le dico che anche quello è un movimento nato dal basso, simile al loro, lei non ci sta e ribatte: "La base del M5S non ha neanche potuto scegliere con chi allearsi nel Parlamento europeo: è stata costretta a votare per un'unione con Nigel Farage". Un ghigno si fa largo sul suo volto. Dopo la lezione di arte c'è giusto il tempo per una sigaretta, prima che proprio Julia introduca un documento inviato dal coordinamento centrale di Madrid.
Durante la riunione si discute dell'attualità politica, del rapporto con Madrid e di alcuni aspetti organizzativi interni al circolo. Tra i partecipanti non ci sono soltanto studenti, ma anche persone che lavorano per le istituzioni comunitarie, come la Commissione europea per esempio. Alcuni esperti consigliano dei documenti pubblici che possono essere consultati per informarsi. Molti ragazzi e ragazze prendono appunti. Ogni intervento dura al massimo 5 minuti. Su alcuni temi, come nel caso del conflitto Israelo-Palestinese, si scatenano dibattiti serrati: non tutti la pensano allo stesso modo sulle responsabilità di Hamas e dell'esercito israeliano.
Per il popolo?
Come possono posizioni cosí diverse trovare spazio all'interno di un solo movimento? "Siamo in un processo di apprendimento collettivo. Nessuno giudica il prossimo e non c'è alcun indottrinamento. È per questo che i circoli sono cosí importanti: aprono degli spazi per la partecipazione popolare!", spiega Natalia, 30 anni, mentre siamo seduti alla brasserie L'Egalité del Parvis de Saint Gilles, il lunedí dopo la riunione. Lei è nata in Messico, ma all'età di 10 anni si è traferita in Spagna con la famiglia. Dal 2011 lavora a Bruxelles come consulente indipendente per progetti in campo umanitario. Quindi non esistono dei valori condivisi dentro a Podemos? Natalia riflette, sembra pesare ogni parola che le viene in mente; poi indica l'insegna della brasserie e aggiunge: "Solidarietà e integrità morale". Anche lei, come Marcelo, è pluriqualificata. A differenza del suo collega però, confessa che, fino a qualche tempo fa, non era in prima linea nelle battaglie politiche. Poi ha realizzato di essere frustrata "da un sistema di informazione mainstream che è manipolativo" e indignata "per le scelte di politica economica prese da una classe politica spagnola corrotta". Anche nel suo caso la risposta è stata Podemos: "All'interno del circolo una componente importante è data dal gruppo 'Isquierda anti-capitalista' ", racconta, prima di continuare: "Sono attivisti abituati a fare politica, ma sono proprio loro che hanno incitato persone come me a impegnarsi in prima persona e a superare la paura di intervenire in un dibattito politico", confessa. Cosí, qualche settimana dopo il suo inserimento è stata proprio lei a presentare il circolo durante un incontro pubblico. Mentre parla del suo caso, Natalia in realtà ragiona anche sulla natura del movimento: "Podemos non è un partito 'per' il popolo, ma il partito 'del' popolo". Poi si rulla una sigaretta. Le chiedo se la scelta del tabacco Pueblo sia legata alla scelta di militare nel movimento. Lei ci ride sù. Dice che le piace il sapore. A me viene il dubbio che entrambe le cose creino una certa dipendenza.