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Depressione in Europa: quattro psicologi sul divanetto

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società

Secondo uno studio realizzato dallo European College of Neuropsychopharmacology, un terzo degli europei soffre di malattie mentali. Quattro psicologi operanti in Polonia, Italia, Spagna e Francia fanno accomodare l'Europa sul divanetto. Dati allarmistici? Conclusioni frettolose? I pareri sullo studio divergono.

Polonia: la medicalizzazione della vita quotidiana

«Come psichiatra con 25 anni di esperienza, credo che il risultato di questo studio sia esagerato. Lo studio ha dimostrato il fenomeno della medicalizzazione della vita quotidiana. Chi vive nelle società ricche, moderne, vuole evitare ogni dispiacere. Di conseguenza, ogni reazione emotiva normale viene presa per una malattia. Oggi, una persona triste viene considerata depressa, una persona felice viene considerata maniaca, e l'ansia è un sintomo della paranoia. Ad esempio, un giorno ricevetti una telefonata da un dipartimento di oncologia. Mi chiesero di incontrare urgentemente una donna che soffriva di forte depressione. Domandai come sapessero loro che questa donna soffrisse di depressione. Alla fine, si scoprì che la donna aveva un bambino malato di cancro, che era appena morto. Naturalmente, quindi, la madre era seduta in lacrime nel corridoio dell'ospedale. Vent'anni fa, quando qualcuno piangeva la morte di un figlio, piangeva semplicemente la morte di un figlio. Oggi, soffre di depressione grave».

Professor Łukasz Święcicki, primario del Dipartimento di Disturbi Affettivi all'Istituto di Psichiatria e Neurologia di Varsavia

Italia: un malessere collettivo dovuto alla precarietà

«La mia impressione è che questa ricerca sia un pò allarmistica. Nel report non di specificano abbastanza la metodologia e la scelta del campione rappresentativo. Che cosa significa, ad esempio, che una persona soffre di insonnia? Vuol dire che una persona dorme poco per un mese o per sei mesi? Tuttavia, concordo sul fatto che i disturbi depressivi e ansiosi stiano aumentando molto come anche si evince dall'aumento dell'uso di psicofarmaci. A mio parere stanno aumentando anche i disturbi della sfera della sessualità come le perversioni sessuali, la dipendenza sessuale, la porno-dipendenza e la mancanza di desiderio sessuale. Secondo me - e si tratta di una mia opinione personale che non ha una validità scientifica - esiste un malessere collettivo dovuto alla precarietà generalizzata che non è solo lavorativa ma familiare e ancora più di valori e credenze. Questo senso di precarietà esistenziale, questa sensazione di essere da soli ad affrontare un futuro incerto, anche dal punto di vista economico senza poter contare su una rete di relazioni, è alla base dell'aumento dei disturbi d'ansia e di depressione. Secondo me sono le giovani generazioni quelle che pagano lo scotto più grande: io nel mio lavoro vedo un aumento del disagio giovanile».

Dottoressa Anna Zanon – psicologa e psicoterapeuta (Milano), responsabile del sito Il mio psicologo

Spagna: l'accettazione o il rifiuto dell'altro il problema cruciale

«Tutti i giorni ho a che fare con problemi di depressione, agorafobia, problemi di coppia, disturbi alimentari... Ho alcuni pazienti che prendono farmaci, altri invece no, dato che di solito sono i medici a occuparsi di questo. Nel caso spagnolo, c'è molta preoccupazione per "quello che dicono gli altri". Questo di per sé non è un disturbo, ma può provocarne. L'accettazione o il rifiuto da parte degli altri sono per noi fondamentali. Ho lavorato con alcuni pazienti stranieri, e non erano molto diversi da noi, almeno per quanto riguarda le motivazioni personali. »

Angel Marín Tejero - psicologo clinico specializzato in psicoterapia

Francia: è colpa della crescita smisurata dell'Io

«Per quanto riguarda i disturbi psicologici in generale, e la depressione in particolare, ci sono due cose di cui tenere conto: i fattori scatenanti, da una parte, e le cause, dall'altra. Gli elementi scatenanti possono essere originati da una rottura amorosa, un lutto, una grossa delusione, insomma, da tutto ciò che apporta modifiche alla componente più narcisista dell'individuo. In secondo luogo, si possono distinguere tre cause: la psicosi, la nevrosi, e la perversione - quest'ultima, generalmente, trova le sue origini nell'infanzia. Tuttavia, avere delle nevrosi non rende una persona malata. In tutto ciò, la depressione è un sintomo trasversale delle tre cause citate in precedenza. Ciò che spiega, a mio avviso, la recrudescenza dei problemi di salute mentale in Europa è legato all'immagine della nostra società, che porta ad una crescita smisurata dell'Io, il quale porta automaticamente all'individualismo. In senso generale, è difficile misurare la depressione, ed è vero che uno studio come questo scaturisce da una volontà di controllare la depressione. Trovo questo interessante, tuttavia è per me ininfluente dal punto di vista professionale».

Julien Faugeras, psicologo a Parigi

Foto: drewleavy/flickr Vidéo : (cc) catheee100/youtube

Story by

Matthieu Amaré

Je viens du sud de la France. J'aime les traditions. Mon père a été traumatisé par Séville 82 contre les Allemands au foot. J'ai du mal avec les Anglais au rugby. J'adore le jambon-beurre. Je n'ai jamais fait Erasmus. Autant vous dire que c'était mal barré. Et pourtant, je suis rédacteur en chef du meilleur magazine sur l'Europe du monde.

Translated from La dépression en Europe : 4 psychologues passés au scalpel