Dentro Extinction Rebellion: genesi di una rivolta reale
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Aida MarrellaDopo un avvio dirompente nel Regno Unito, Extinction Rebellion si è diffuso rapidamente un po' ovunque. Qual è l'obiettivo del movimento? Difendere l'ambiente e costringere i governi ad agire concretamente contro il cambiamento climatico. Abbiamo seguito la meticolosa organizzazione della prima grande manifestazione del movimento in Belgio, a Bruxelles: benvenuti alla Royal Rebellion.
È una fredda serata d’ottobre e una trentina di persone si ritrovano al BOOM, un caffè nel centro di Bruxelles. Birra artigianale alla mano, Lino e Sarah, due membri della rete locale di Extinction Rebellion (XR), animano il dibattito. È la prima volta che Sarah, dottoranda in Fisica di 26 anni, organizza una serata dedicata alla disobbedienza civile. È venuta a preparare gli aspiranti ribelli per la Royal Rebellion (Ribellione Reale, tdr.), prevista per il 12 ottobre nella Capitale.
Dal 7 al 20 ottobre, il movimento internazionale hanno infatti indetto due settimane di "ribellione di massa", a livello globale. È per questo motivo che, a Parigi, alcune centinaia di militanti hanno occupato piazza Châtelet per diversi giorni. A Londra, il 3 ottobre, con l’aiuto di un mezzo dei vigili del fuoco, XR ha colorato di un color rosso sangue l'edificio del Ministero delle finanze. La missione belga, invece, consiste nell’introdursi nei giardini del Palazzo reale e organizzare un'assemblea popolare focalizzata sulla grande sfida del cambiamento climatico. Per ottenere cosa? Convincere il re a indire lo stato d’urgenza climatica ed ecologica a livello nazionale.
Ribelli ovunque
Extinction Rebellion è un movimento di disobbedienza civile a-politico e non violento che lotta contro il cambiamento climatico e la crisi sociale che ne consegue. Nasce nel Regno Unito nel 2018, ma si diffonde velocemente a livello internazionale grazie alla creazione di gruppi locali. I "ribelli" chiedono ai rispettivi governi di: dichiarare lo stato d’emergenza climatica ed ecologica; prendere misure immediate finalizzate all'azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2025; tutelare la biodiversità; organizzare assemblee popolari per discutere di tematiche legate alla tutela dell'ambiente e alle disuguaglianza sociali.
Chi può unirsi al movimento? In linea generale: chiunque. «Ne fanno parte persone con un trascorso da attivisti, ma anche chi è alle prime armi», spiega Sarah. In Belgio, allo stato attuale, XR conta più di 2mila iscritti. L’organizzazione è decentralizzata: ogni paese o città può organizzarsi autonomamente a condizione di rispettare la "carta dei ribelli" e il modus operandi del movimento, ovvero: la protesta non violenta.
«Continuiamo a protestare anche quando interviene la polizia»
Sulla versione francese del sito internet di Extintion Rebellion si legge che «utilizzare tattiche di non-violenza è il modo più efficace per ottenere un cambiamento». Lino e Sarah spiegano che, secondo gli studi di Erica Chenoweth, per ottenere un cambiamento sociale concreto è necessario mobilitare almeno il 3,5 per cento della popolazione nazionale di riferimento. Per riuscirci, è importante dunque avere l’opinione pubblica dalla propria parte. Per questo motivo, in vista del 12 ottobre, uno degli attivisti XR insiste: «Se la polizia vi arresta, restate calmi: vogliamo dare l’idea di persone che continuano a protestare anche quando intervengono le forze dell'ordine».
Tattiche di azione
Seppure differenti nella forma, le azioni di XR a livello nazionale seguono una strategia simile: i partecipanti si radunano in un luogo simbolico, pubblico o privato, e lo occupano con l’intento di attirare l’attenzione dei passanti. L’obiettivo è quello di resistere il più a lungo possibile, prima dei quasi sistematici interventi delle forze dell'ordine.
La detenzione stessa è considerata come un importante strumento di disobbedienza che permette di ottenere visibilità. Roger Hallam, co-fondatore del movimento, ha spiegato a un giornalista del The Guardian che «se ci sono persone pronte a rinunciare alla propria libertà per la causa ambientalista, allora i governi non avranno altra scelta che prestare attenzione alle loro rivendicazioni».
Le manifestazioni sono sempre annunciate in anticipo in modo trasparente. Da una parte, questo permette di impiegare strategie di comunicazione di massa e di mobilitare il maggior numero di persone possibile. Dall’altra, XR rivendica il fatto di non volersi nascondere: il dialogo con le autorità è sempre aperto, prima, durante e dopo l’azione di protesta. In occasione della Royal Rebellion, una lettera aperta è stata indirizzata al re in via preventiva. E sono anche state avvisate le forze dell'ordine.
Fin dove arriva la non violenza?
In piedi vicino al bancone del BOOM, Sarah spiega come il movimento si identifichi con personaggi emblematici della disobbedienza civile non violenta come Gandhi, Rosa Parks e Martin Luther King. Poi la serata entra nel vivo.
Si parte con una prima simulazione legata al tema della non violenza. I partecipanti vengono messi in situazioni casuali e devono stabilire cosa, a loro modo di vedere, rappresenti un atto violento, o meno. Per esempio: urlare in faccia a un poliziotto? Impedire il funzionamento di macchinari utili alla deforestazione? I pareri divergono e la discussione si anima. Come dimostrano gli atti vandalici occorsi al centro commerciale Italie 2 a Parigi dopo il 5 ottobre scorso, i confini della non violenza possono spesso essere aleatori.
La Royal Rebellion avrà luogo di sabato e l'obiettivo è occupare i giardini del Palazzo reale (anche Giardini reali) per 24 ore. I manifestanti devono dunque premunirsi con vestiti adeguati, recipienti per il cibo: l'idea è di preaprare una zuppa a base di verdure per tutti. L'azione comincerà alle 14:00 in punto: più alto il numero dei partecipanti fin dal primo momento, maggiori le possibilità di successo. Come previsto, le forze dell'ordine sono al corrente dell'evento. Probabilmente cercheranno di bloccare l’accesso al Palazzo reale. Inoltre, i Giardini reali sono una zona in cui le manifestazioni sono proibite. Ne consegue, quindi, che il rischio di andare incontro a un fermo amministrativo è alto. Grazie alla simulazione organizzata al BOOM, ogni manifestante può fare riferimento a un gruppo ristretto di 6 persone, che funge da punto di riferimento operativo durante la protesta.
Nella fase finale della riunione, c'è anche spazio per un briefing legale: serve a rispondere alle preoccupazioni degli aspiranti ribelli. XR dispone infatti di giuristi al suo interno, un elemento che permette a chiunque di avere una conoscenza relativamente completa del sistema di polizia e di quello giudiziario. Sono questi esperti che descrivono i tipi di arresto a cui i ribelli possono andare incontro. In caso di sanzioni, il movimento prevede di organizzare campagne di crowdfunding per finanziare il pagamento delle multe e di mobilizzare avvocati per organizzare una difesa comune. Per gli assenti, schede riepilogative vengono caricate in rete.
«Ci sono molte manifestazioni a sfondo ecologico che sono organizzate e condotte esclusivamente da persone bianche e istruite. Come dire: esiste un nodo legato al fatto non tutti possono utilizzare un privilegio - il tempo libero - per manifestare»
Al di là della serata passata al BOOM, XR organizza anche giornate intere di formazione dedicate alla disobbedienza civile: «Svolgiamo esercizi legati a questioni precise, per esempio: come agire in una situazione di fermo; opppure come applicare la tecnica "sacco di patate" (fare il peso morto per rallentare le operazioni di sgombero delle forze dell'ordine): resistere passivamente non è qualcosa di riprovevole. Inoltre, ci sono anche esercizi su come condurre una tattica di distensione, e discussioni più approfondite sul concetto di non violenza», spiega ancora Sarah.
Prima di chiudere la riunione, viene data la parola agli aspiranti manifestanti. Alcuni sono preoccupati di portare i loro bambini alla manifestazione, altri si interrogano sullo svolgimento concreto di un arresto: «Cosa cambia se non ho la cittadinanza europea?». In questo caso, Lino consiglia di non correre rischi: un arresto, anche amministrativo, potrebbe creare difficoltà nel procedimento volto a ottenere o rinnovare un permesso di soggiorno.
Sebbene gli arresti facciano parte integrante della strategia del movimento, non tutti hanno la stessa opinione in merito agli interventi della polizia. «Vogliamo essere incluisivi e che il maggior numero di persone possibile si unisca al movimento. Anche per questo vengono condotte discussioni sul principio dell’intersezionalità. Del resto, ci sono molte manifestazioni a sfondo ecologico che sono organizzate e condotte esclusivamente da persone bianche e istruite. Come dire: esiste un nodo legato al fatto non tutti possono utilizzare un privilegio - il tempo libero - per manifestare», ammette Sarah.
Royal Rebellion
Mezz’ora prima dell’inizio della Royal Rebellion, tutti gli accessi al Palazzo e ai Giardini sono bloccati. I militanti attendono le istruzioni dell’ultimo minuto trasmesse via Telegram. Colti di sorpresa dai posti di blocco, i gruppi di riferimento si dirigono finalmente verso la Piazza reale, a qualche passo dai Giardini.
Una volta sul posto tutti assumono un’aria da bravi ragazzi: ci si siede per terra o sulle sedie, ci si interroga sul resto della giornata. E iniziano le attività spontanee: dall’atelier di serigrafia su vecchi vestiti, alla preparazione di striscioni e bandiere un po’ ovunque. Le telecamere dei giornalisti presenti sono tutte puntate su un gruppo locale arrivato a bordo di una barca rosa, realizzata per l’occasione.
I ribelli sono venuti dai quattro angoli del Belgio per fare un appello al re. Marie, 34, ha fatto più di 100 chilometri con sua figlia e il suo compagno: «Non sono qui a titolo di militante o di attivista, ma in qualità di cittadina indignata dal fatto che i poteri pubblici non si assumono le loro responsabilità e che non prendono decisioni drastiche per fermare il cambiamento climatico. Credo ancora che la politica serva a qualcosa. È per questo che sono qui oggi. È importante tentare di esercitare una qualche forma di pressione ed esprimere il nostro scontento nel modo più forte possibile».
E così si formano spontaneamente assemblee in inglese, fiammingo e francese. Lo scopo è discutere di giustizia ambientale e sociale. Un gruppo discute di come sarà possibile vivere in futuro senza quantità di energia a buon mercato. Il facilitatore di turno spiega che per raggiungere l’obbiettivo zero emissioni, bisognerà ridurre di sei volte il consumo di elettrica a livello nazionale. I facilitatori raccolgono anche le idee innovative. Affinché lo spazio di parola resti efficace e inclusivo, viene organizzato un sistema di traduzione nella lingua dei segni.
Nel corso del pomeriggio, i facilitatori ricordano le direttive in caso di un confronto con le forze dell’ordine. Bisogna attenersi alla tattica del "non ho niente da dichiarare", evitando ogni ostilità con gli agenti. I manifestanti sono invitati a scrivere il numero di telefono di un avvocato sul braccio, nel caso in cui si rendesse necessario.
Dagli arresti alla rigenerazione
A partire dalle 15:00, iniziano i primi arresti. Alcuni ribelli sono riusciti a introdursi nei Giardini. Non appena scavalcano i cancelli, la polizia li raggiunge e li ammanetta. Inizia a circolare la voce secondo la quale un centinaio di persone sarebbero state arrestate e condotte alla stazione di polizia (50 secondo il comunicato stampa di XR del giorno dopo, ndr). Le persone si rassicurano a vicenda: qui, fuori dalla zona rossa, è tutto tranquillo. Le assemblee popolari continuano e tutti contano di restare fino a sera. O almeno così si spera.
Ma nel tardo pomeriggio, la situazione si capovolge. Gli agenti si moltiplicano dopo che i manifestanti si sono rifiutati di spostarsi dai binari del tram. L’operazione è diretta dal commissario della città di Bruxelles, Pierre Vandersmissen. Dopo aver circondato una parte dei manifestanti, gli agenti lanciano un ultimo avvertimento all’unica assemblea che resiste ancora. Poi vengono attivati gli idranti. Qualche metro più in là, un gruppo di manifestanti viene colpito al viso dai primi getti di spray al pepe. Da ogni parte si formano gruppi per aiutare quanti, anche minori, non sono riusciti a evitare lo spray o i manganelli. L'utilizzo di questi ultimi non è giustificato visto che i manifestanti sono già stati neutralizzati o in attesa dell'arresto.
Il bilancio di fine giornata
Vengono arrestati più di 400 ribelli. Tutti vengono rilasciati nella notte tra sabato e domenica. I media belgi e i manifestanti hanno ampiamente diffuso le violenze della polizia. Numerose foto e video testimoniano reazioni a volte sproporzionate da parte delle forze dell’ordine. In un comunicato stampa, il movimento esprime la propria delusione dinanzi alla brutalità dell'intervento della polizia. Tuttavia, si legge: «Extinction Rebellion Belgio non si fa intimidire. Continueremo a mobilitarci e a sviluppare il movimento, finché lo stato belga non risponderà alle nostre rivendicazioni».
Affinché i manifestanti non si scoraggino, dopo l'azione, i gruppi locali entrano nella fase di "rigenerazione". Per creare un movimento fatto di individui resilienti, Extinction Rebellion promuove una "cultura umana, benevola e resiliente ".
In altre parole, i militanti vengono incoraggiati a incontrarsi e a aiutarsi a vicenda, anche dopo la Rebellion Royale. Sul piano emotivo, i gruppi locali organizzano incontri per discutere delle lezioni apprese. Sul piano pratico, le persone che hanno ricevuto una sanzione amministrativa o che desiderano sporgere denuncia, sono spalleggiate da gruppi di lavoro dedicati. E, poiché l’organizzazione, sebbene scrupolosa, può sempre essere migliorata, i militanti sono chiamati a rispondere a un questionario di valutazione.
Foto di copertina: Royal Rebellion di sabato 12 ottobre a Bruxelles © Hélène Seynaeve
Translated from Extinction Rebellion : une révolte bien ficelée