De Renziatibus (in Europam)
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Dopo il successo alle primarie e con l'attuale governo italiano, premiato dall'esito delle urne, Matteo Renzi tenta di "bissare" il suo successo in Europa. Ma quali sono le sfide che attendono il Premier? Sono correlate a quelle dell'Italia o sono nuove e indipendenti?
Come riuscire ad inquadrare Matteo Renzi, il politico più discusso del momento in Italia ed in Europa, se non ricorrendo alle parole di un suo concittadino? «Io iudico bene questo, ch’ e’ sia meglio essere impetuoso che respettivo: perché la fortuna è donna, e è necessario, volendola tenere sotto, batterla e urtarla; […] e però sempre, come donna, è amica de’ giovani perché sono meno respettivi, più feroci e con più audacia la comandano»: queste parole di Niccolò Machiavelli sono tratte dal venticinquesimo capitolo de Il Principe e colgono pienamente lo spirito con cui sta agendo l’attuale Presidente del Consiglio italiano.
Il principe e la stanchezza
L’audacia, l’impetuosità e la fortuna hanno giocato un ruolo importante nell’ascesa dell’ex-sindaco di Firenze: esse gli hanno concesso di giungere dov’è ora, sotto gli occhi di un continente disperatamente in cerca di autore. La stampa internazionale lo descrive come dotato di «una parlantina al limite dello scherno, una rara disinvoltura e un senso innato per la comunicazione», mentre considera il suo trionfo frutto del pragmatismo e della sfrontatezza. È proprio da queste qualità che forse deriva l’ossessione per la velocità che caratterizza i discorsi informali tenuti da Renzi; ribadita anche nel discorso europeo, dove è stata affiancata da un'altra serie di significati-chiave della sua riflessione politica: stanchezza, rassegnazione, noia, contrapposte ad un mondo che «corre a una velocità straordinaria». Una debolezza che, nel caso degli elettori, comincia a sfociare nella sfiducia e nella rabbia. Gli esiti delle urne, in questo senso, sono stati chiari. Salvo rare eccezioni, in cui lo stesso Renzi ed il PD rientrano, la diminuizione dei votanti ed il dissenso hanno ricoperto un ruolo preponderante. Le questioni su cui dovrà lavorare la nuova leadership dell’Unione Europea sono numerose: la più impellente riguarda ovviamente l’aspetto economico. Da questo punto di vista, Renzi non presenta una maggior moderazione né dei suoi colleghi italiani, né dei partiti dissidenti, come ha dimostrato rispondendo alle critiche di Manfred Weber (CDU). Lavorare contemporaneamente, o quasi, a due dimensioni dello stesso quadro (quella nazionale ed internazionale) potrebbe fornire uno slancio notevole all’intera Europa meridionale. Accantonando momentaeamente la situazione italiana e dedicandoci a quella europea, è evidente che la presidenza italiana può contare su almeno due risultati importanti: il favore del voto, che ha letteralmente catapultato il PD tra i partiti con il maggior numero di deputati, e la posizione di principale interlocutore dell’area mediterranea. Un’area che ricoprirà un ruolo fondamentale anche in un’altra, delicatissima questione, che i recenti avvicendamenti in Medio Oriente e nell’Africa settentrionale e centrale hanno nuovamente messo in evidenza: l’emigrazione.
Su questo punto la governance europea mostra divisioni ancor più profonde e gravi. Secondo quanto riportato in uno dei primi paragrafi capitolo conclusivo dell’Annual Risk Analysis del Frontex, l’agenzia per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea, «in base alla posizione dei principali paesi da cui ha avuto origine l’immigrazione clandestina verso l’UE negli ultimi cinque anni, le aree che probabilmente dovranno confrontarsi con l’arrivo di immigrati resteranno le coste del Mediterraneo meridionale ed i confini turchi. […]». L’attuale situazione, già estremamente drammatica, sembra destinata ad aggravarsi ulteriormente: appare quindi necessario riformare il Regolamento Dublino III (Regolamento n. 604/2013 del 26 giugno 2013) che, pur proponendo alcune novità importanti ed apprezzabili, non modifica il principio generale delle precedenti convenzioni secondo cui ogni domanda di asilo deve essere esaminata da un solo Stato membro e la competenza per l’esame di una domanda di protezione internazionale ricade in primis sullo Stato che ha svolto il maggior ruolo in relazione all’ingresso ed al soggiorno del richiedente nel territorio degli Stati membri.
telemaco, chi è costui?
Vi è infine, a detta di chi scrive, un ultimo punto che molti politici europei, compreso lo stesso Renzi, sembrano aver dimenticato: le politiche giovanili. Durante il suo discorso, in un legame con la precedente presidenza greca, il premier ha citato la figura di Telemaco, il figlio di Ulisse. A riscoprirsi Telemaco ed ad avere il «dovere di meritare l’eredità» dovrebbe essere la generazione nata tra la metà degli anni ’70 e degli anni ’80, i cui rappresentanti dovrebbero portare nuovo respiro alla politica, all’economia, all’Europa intera. Ma il significato del sostantivo greco têlemachos è «colui che combatte lontano», e Telemaco partì, su consiglio della dea Atena, per cercare il padre scomparso. La nuova generazione di coloro che combattono lontano sembra invece essere spinta da un’altra divinità, Ananke, personificazione del destino, della necessità inalterabile e, per estensione, della costrizione o punizione dovuta da un ente superiore: la necessità di trovare un lavoro, vivere dignitosamente ed eventualmente costruire una famiglia. È a loro che forse l’Unione Europea e la presidenza italiana, protagonsita in questa migrazione che ormai coinvolge giovani di qualsiasi ceto sociale e preparazione culturale, dovrebbe dedicare gran parte delle proprie energie.
Si ringraziano Marco Makkox Dambrosio e la rivista Internazionale per le immagini, distribuite in CC3.0.