Daniel Riot: «Non ho mai concepito il concetto di frontiera»
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Laura BortoluzziIl 28 febbraio scorso Daniel Riot è scomparso a causa di un tumore. Sostenitore di cafebabel.com e profondamente europeista, ha rappresentato una voce critica nel panorama della stampa. Ripubblichiamo un'intervista dello scorso giugno.
Seduto al bar dei giornalisti del Parlamento europeo, Daniel Riot racconta la sua Europa. Quella che ha visto crescere e che sogna di lasciare in eredità alle future generazioni. Un’Europa generosa, attenta ai diritti umani e al rispetto reciproco fra i popoli. «Non sono un nazionalista dell’Unione europea», ci tiene a ribadire questo giornalista in pensione, eterno difensore della causa europea.
Per capire il suo attaccamento all’Europa, bisogna tornare indietro nel passato: «Sono finito nel calderone europeo molto presto e molto giovane», ci racconta. «Da ragazzino, ero ossessionato da una fotografia in bianco e nero, tutta ingiallita, e da due medaglie. Erano di mio nonno, che non ho mai conosciuto perché è morto alla vigilia dell’armistizio della Prima Guerra Mondiale. Mi sono sempre chiesto perché un contadino della Francia Contea fosse andato a farsi ammazzare insieme a tanti altri sull’altro lato della frontiera».
«È scandaloso parlare del budget comunitario come una spesa, quando è un investimento! È scandaloso confondere Europa e Unione europea!»
L’Europa contro la guerra?
Da allora, l’Europa non l’ha più abbandonato. Affacciatosi su questo miscuglio di culture attraverso il prisma della guerra, Daniel Riot è cresciuto con la convinzione che la costruzione dell’Europa unita sarebbe stata uno strumento di pace: «Poco a poco, mi sono reso conto che questa causa era la sola che potevo difendere come cittadino. La più bella avventura politica che un giovane europeo possa vivere. Non ho mai concepito il concetto di frontiera». Tuttavia gli ideali, per quanto ben radicati, non bastano, bisogna essere sempre pronti a difenderli: «La pace è una cosa magnifica, ma non è irreversibile. Va coltivata costantemente», continua Riot, per il quale l’Europa rappresenta una garanzia di pace. «L’Europa ci impedisce di girare intorno al nostro ombelico, di essere come lumache nel loro guscio». E si tratta di non limitarsi alla sola Unione Europea: «Io parlo sempre più spesso di Eurosfera», dice Riot. «È l’Europa della cultura, l’Europa del Consiglio europeo prima e dell’Unione mediterranea poi. Un’Europa che si fonda sui diritti umani e utilizza la democrazia come valore».
L’Europa non è solo Bruxelles
Daniel Riot si rammarica dello scarso interesse dei media nazionali per gli affari europei. Con un po’ di nostalgia, ricorda gli sforzi fatti per portare l’Europa al centro dell’universo mediatico: «Ho diretto la redazione europea di France 3 per dieci anni. Mi sono battuto per europeizzare i programmi e creare dei veri magazine europei. Oggi non posso far altro che constatarne l’insuccesso. In Francia, i giornalisti non vengono più formati, ma formattati. E l’Europa rimane fuori da questa formattazione». Prima di lavorare a France 3 è stato direttore del principale giornale d’Alsazia, Dernières nouvelles d’Alsace. E anche qui la volontà era quella di dare all’informazione una dimensione internazionale: «Nel 1970 ho creato una pagina dedicata all’Europa. Tutti i giorni ricevevamo le notizie dai nostri corrispondenti dalle principali città europee. L’Europa non è solo Bruxelles».
L’Europa come capro espiatorio
In questo clima mediatico poco ricettivo, i politici sono i primi colpevoli: «Sono i Governi e i rappresentanti politici che sin dall’inizio hanno sempre diffidato dell’Europa perché interferisce con il loro potere. Quello che fanno di buono con l’Europa è grazie a loro, quello che non riescono a fare è per colpa dell’Europa», dice diretto Riot. L’Europa troppo spesso viene utilizzata come capro espiatorio: «È scandaloso parlare del budget comunitario come una spesa, quando è un investimento! È scandaloso confondere Europa e Unione europea! È assurdo che ci si lamenti degli eurocrati quando ci sono meno funzionari a Bruxelles che in città come Parigi o Lione».
Per Daniel Riot, nella politica francese esiste un problema di “incompetenza democratica”, che si è manifestata in modo esplicito in occasione delle elezioni municipali, lo scorso marzo. C’erano troppi «candidati alle comunali che non ragionavano secondo un’ottica europea», osserva Riot. Invece l’Europa è un’ottima palestra di confronto di buone pratiche: «L’apertura europea è indispensabile».
In pensione su Internet
Daniel Riot ha ancora tanto da dire. Dopo aver girato in lungo e in largo il vecchio continente, questo giovane pensionato vuole continuare a parlare di Europa. «Quando ho scoperto che proliferavano i blog su Internet, ne ho creato uno anch’io». Con Relatio, nel 2004 è approdato nella blogosfera. Il nome del blog, preso da un giornale pubblicato a Strasburgo nel 1605 strizza l’occhio alla storia. Relatio prima versione era un giornale fondato da Johann Carolus, stampatore della capitale alsaziana. Riceveva notizie da Londra, dall’Italia, dalla Germania e scriveva «un vero e proprio giornale europeo». Il suo scopo: creare uno «strumento informativo» unico che deve «sopperire alle carenze della crisi della stampa». Con Relatio «il mio obiettivo è scrivere un vero giornale on-line con una sezione di news sul web e quante più informazioni possibili sull’Europa in generale, non soltanto sull’Unione europea, inserendo anche analisi e approfondimenti. È un percorso attivo. Vorrei coniugare il giornalismo creativo con un tono personale, che ci tengo a mantenere».
Trans-politico, trans-generazionale e trans-disciplinare… Relatio ovvero «un ceppo in quella grande fornace che è l’informazione europea».
Prima pubblicazione 28 giugno 2008.
Translated from Daniel Riot : « L’Europe, cette emmerdeuse ! »