Dall’altra parte della Vistola: Praga, la Varsavia alternativa
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Alba FortiniNessun quartiere di Varsavia sta cambiando velocemente come Praga: artisti, amanti della notte ed investitori raggiungono la riva destra della Vistola per trovare l’autenticità fra residenti di lunga data e vecchie case.
Eccolo lì, all’angolo fra la Czyznszova e la Stalowa, a Praga-Nord (Varsavia): il giubbotto verde scuro, i pantaloni consumati e gli stivali, curvo e pensieroso con le mani nelle tasche del giubbotto. “Pan Guma”, Signor Gomma, l’hanno ri-battezzato i ragazzini del quartiere. La scultura di gomma e plastica è stata realizzata da alcuni bambini tra i sette ed i tredici anni, diretti dall’artista Paweł Althamer durante l’iniziativa pedagogica GPiAS (Grupa Pedagogoki i Animacij Społcznej Praga Połnoc). Pan Guma è l’eroe del quartiere di Praga.
Quando si lascia il centro della città con i viali a sei corsie ed i grattacieli post sovietici alle proprie spalle e si attraversa la Vistola, inizia un’altra Varsavia: la zona residenziale Grochów, il quartiere borghese Saska Kępa, Praga-Nord, Praga-Sud ed il quartiere Szmulki, delimitato dalla linea ferroviaria che porta nella Polonia orientale. Per gli abitanti dell’altra riva della Vistola, tutto questo è “Praga”: una zona pericolosa, piena di ubriaconi, che ospitava il più grande bazar d’Europa e dove è ora in costruzione lo stadio per gli Europei del 2012.
«Praga è sempre stata più piccola ed accogliente di Varsavia. Certo, anche più pericolosa, ma con un cuore». Lech, 27 anni, abita nella zona a destra della Vistola da quando è nato e conosce i pregiudizi sul suo quartiere. Secondo lui, però, Praga è comoda, dista solo pochi minuti di tram dal centro, e sta cambiando: arrivano artisti, ci sono gallerie, pub, teatri ed il “triangolo delle Bermuda” di locali nella Listopada. Ed in più Praga è autentica.
Isola della tradizione
A Varsavia l’autenticità è una merce rara. Prima della Guerra, sulla riva orientale della Vistola, ribolliva una vita tutta particolare: arrivavano i treni dalla Russia, si facevano affari, alla fine del XIX secolo sorsero nuovi quartieri e fabbriche, il 42% degli abitanti di Praga era ebreo. Durante la Seconda Guerra mondiale il centro della città venne distrutto quasi completamente, mentre a Praga solo un quarto delle case fu colpito dalle bombe. Se dopo la Guerra Varsavia venne popolata da gente proveniente dalla campagna, Praga rimase un’isola all’interno del flusso di migranti: molte famiglie abitano nella zona da generazioni. I nuovi abitanti di Varsavia chiamano in modo affettuoso e scherzoso “prażanie” gli abitanti di Praga, riconoscibili da come pronunciano le vocali.
Dopo il 1945, le vecchie case non corrispondevano più alle idee degli uomini nuovi. «Volevano lasciar andare in rovina Praga», così Izabella Tarwacka descrive il comportamento nei confronti di Praga dell’amministrazione cittadina comunista, «e ci sono anche quasi riusciti». La giovane donna lavora per l’associazione Totu, a cui fa capo l’organizzazione Monopol Warszawski. L’associazione ha come programma l’impegno a ridare vita a Praga: «Vogliamo che Praga possa vivere ed essere amata. Gli abitanti dell’altra sponda della Vistola ed i turisti devono vedere cos’è veramente Praga». Totu forma guide turistiche di Praga, ma fino ad ora solo una piccola parte dei dieci o dodici milioni di turisti che ogni anno visitano Varsavia attraversa la Vistola.
Arte, designer ed investitori
Il futuro è arrivato a Praga quando Roman Polanski l’ha scelta per girare il film "Il pianista" nel 2002. Voleva case vecchie, strade vecchie, la vecchia Varsavia, insomma.
Ora le gallerie, i negozi di design ed i bar spuntano come funghi, ogni anno ci sono vari festival all’aperto. Per la prima edizione del “Noc Pragi” (notte di Praga) del 12 giugno sono arrivate oltre 30 mila persone, nonostante la pioggia a catinelle, ed hanno partecipato 52 tra pub, locali e gallerie. La Fabryka Trzciny sull‘Ulica Otwocka era l’avanguardia dell’avanguardia: nel 2003 Wojciech Trzcinski, compositore e produttore di Varsavia, ha trasformato la fabbrica in un centro culturale con teatro, bar, sale concerto e night club.
Janusz Owsiany, il direttore poco più che sessantenne di Monopol Warszawski, è uno di quelli che hanno a cuore Praga. Ex impiegato della Koneser, la fabbrica statale di vodka che dopo la caduta dell’Unione Sovietica è andata alla deriva, Owsiany ha avuto una visione: «A Berlino ho visitato la Kulturbrauerei di Prenzlauerberg ed ho pensato: possiamo fare anche noi la stessa cosa qui». Ora la Koneser ha un teatro, un cinema, spazi espositivi, un antiquario ed il ristorante Miodła. Quattro anni fa gli investitori Juvenes e BBI Development hanno acquistato il terreno. Al momento la costruzione di loft e gallerie è stata accantonata per via della crisi finanziaria, ma, visto il successo del Konesar, probabilmente verrà ripresa presto.
«Evoluzione piuttosto che rivoluzione»
I decenni di abbandono volontario della zona, però, si fanno sentire: a Praga girano tanta birra e vodka, tanti bambini abbandonati e tanti visi afflitti. I cortili interni sono così romantici anche perché sono così decadenti. «È un quartiere difficile, soprattutto a causa dell’alcolismo e della disoccupazione», afferma Marta Zawiła-Piłat, membro dell’amministrazione locale. «Ma sono gli abitanti a rendere Praga qualcosa di speciale. Dobbiamo sensibilizzarli, vogliamo un’evoluzione, non una rivoluzione». E neanche Izabella Tarwacka vuole saperne di gentrificazione. Le guide formate da Totu sono abitanti stessi di Praga, sono studenti ed artisti, ma anche residenti di lunga data. «Facciamo delle belle esperienze con gli abitanti del posto. Vogliono e devono rimanere qui, è il loro quartiere».
In ogni caso, a Praga si fa baldoria anche fin dopo l’alba. Stanchi, gli amanti della notte si stendono su materassi nel cortile dell’ex fabbrica di vodka, dove presto sorgerà una terrazza con un prato artificiale. La mascotte del ristorante Miodła, un coniglietto marrone, saltella qua e là. Il vecchio Pete Seeger, la cui voce risuona nel mattino presto assieme a quella di Natalie Merchants, aveva già capito tutto: «Which side are you on, boys?».
Si ringrazia Marysia Amribd
Foto: Mila Szołkowska; Ezequiel Scagnetti/ezequiel-scagnetti.com
Translated from Auf der anderen Seite: Warschau-Praga