Da grande farò il mestiere di papà... il Presidente!
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Martina LucchettiHa gli occhi di sua madre, il mento di suo nonno, e un promettente futuro in politica. Come suo padre.
Partendo dalle case reali europee fino ad arrivare a Falcon Crest, le saghe familiari hanno sempre risvegliato interesse nell’opinione pubblica, perché ci hanno offerto più di una storia succosa da analizzare.
Alcuni “figli di” si lamentano di come la fama dei loro progenitori abbia eclissato il loro vero valore, di come non poter evitare paragoni e sospetti di corruzione (povero Enrique Iglesias). Tuttavia, in altri ambiti, il peso della genetica sembra essere molto più pesante. Così il caso della politica: spesso la professione si trasmette da padre a figlio con il sangue, così come l’agenda dei contatti, che sembra essere anche più utile della genetica.
L’ultima manifestazione della predisposizione genetica agli incarici pubblici della classe politica, l’ha data il figlio del presidente francese Nicolas Sarkozy, Jean, che ha mostrato una sorprendente precocità. Junior, come viene chiamato ironicamente in Francia, ha presentato la sua candidatura alla presidenza dell’EPAD, l’organismo pubblico che regola l’importante quartiere d’affari parigino della Defense. A soli 23 anni!
Il secondo rampollo di Sarkozy, inoltre, era già consigliere comunale nella borghese cittadina di Neuilly sur Seine, di cui suo padre fu sindaco tra il 1983 e il 2002, ed era anche già consigliere della provincia Haute-de-Seine. Jean non ha però terminato i suoi studi: a quanto pare il suo genio prematuro non si è manifestato allo stesso modo nella sua carriera accademica.
Che polemica!
La polemica è servita: gli oppositori accusano suo padre di favoritismo mentre i suoi difensori denunciano la persecuzione che il bambino soffre perché si chiama come si chiama (quasi mi commuovo ). Ma cosa c’è di nuovo in questo caso? Nessuno si stupisce più che gli stessi nomi si ripetano nei titoli della rubrica politica generazione dopo generazione (mi viene in mente l’esempio ‘Mitterand’, nome che è servito per un vecchio presidente francese come oggi serve per un ministro della cultura, suo nipote).
Perché allora far raggiungere al povero Jean tutti questi posti di seconda categoria, se già sappiamo dove finirà? Meglio saltare questo processo tanto noioso, ha dovuto pensare suo padre forse consigliato dal padrino del bambino, Brice Hortefeux (sì, proprio il ministro degli interni francese). La vera novità, pertanto, è che Jean è giovane e che non è passato per le scuole “canoniche” richieste in questi casi (soprattutto in Francia, un paese in cui gli studenti dell’Ena, la scuola nazionale di Amministrazione, ricoprono la maggior parte dei posti pubblici di responsabilità). Una semplice mancanza di protocollo. Peccato che gli altri giovani (anche donne, dato che sembra che i geni della politica passino nella maggior parte dei casi insieme al cromosoma Y), laureati in scuole meno altisonanti e con nomi più banali, non possono nemmeno accedere al posto voluto da Junior.
Translated from De mayor voy a ser como mi papá: Presidente