Curdi, tedeschi e in carcere. In Turchia
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Diletta PinochiTorturati. Condannati senza prove. Il caso di Desde e Bakir fa riflettere sui diritti umani in Turchia.
Gli agenti di polizia che li interrogavano nel luglio 2002 dissero chiaramente a Mehmet Desde e a Mehmet Bakir di non sapere niente di loro. Ma erano sospetti. I due sedevano in stanze diverse. Ma le strategie inquisitorie erano identiche: gli occhi bendati, le mani legate, botte, maltrattamenti ed il ripetersi delle stesse domande: «Cosa sapete del partito bolscevico della Turchia e del Nord Kurdistan?».
L'identikit perfetto
Non ne sapevano niente. Ma i poliziotti non la bevevano. I pubblici ufficiali erano alla ricerca di colpevoli, dopo l'apparizione a Smirne di volantini recanti il nome di quel partito. La caccia ai colpevoli, però, non aveva prodotto risultati e dunque gli agenti si erano creati un profilo ideale degli autori del reato. Mehmet Desde e Mehmet Bakir sono due curdi di Tunceli, nella Turchia centro-orientale. I loro padri appartengono alla prima generazione di gastarbeiter, i lavoratori emigrati in Germania durante gli anni Sessanta. Loro, i figli, li raggiunsero dalla Turchia alla fine degli anni Settanta: ulteriore elemento sospetto per gli agenti, dato che all’epoca ci furono sanguinosi scontri fra la destra e la sinistra in Turchia, terminati poi nel 1980 con un golpe militare. Tunceli rappresentava la roccaforte della sinistra. Anche il luogo, quindi, corrispondeva all'identikit ideale del colpevole. Unico inconveniente: Mehmet Bakir aveva appena 17 anni quando arrivò in Germania. Mehmet Desde ne aveva venti: un ragazzo come tanti.
Una vacanza fatale
Nel 2001 Desde colse la prima occasione di acquisire la cittadinanza tedesca. Lavorava come infermiere in un ospedale di Landshut, aveva un bell’appartamento ed era orgoglioso di sua figlia Derya, allora diciannovenne, che aveva ottenuto il diploma di maturità e si apprestava ad iniziare i suoi studi di Economia Aziendale. Quanto a lui, Bakir, dopo cinque anni d’attività come operaio specializzato, si era laureato e aveva deciso di impegnarsi politicamente (in maniera lecita) e scriveva articoli, principalmente di carattere culturale, come giornalista indipendente. Viveva a Berlino con sua moglie, nata in Germania ma di origini curde, e si recava spesso in Turchia per svolgere ricerche per i suoi pezzi e per fare fotografie. Anche lui aveva presentato domanda di cittadinanza a Berlino. Ora aspettava la risposta.
Dopo l’arresto, le richieste di notizie da parte dell’Ambasciata tedesca, dei parenti o anche la semplice richiesta della presenza di un avvocato furono totalmente ignorate, in maniera assolutamente illegittima. Gli agenti di polizia volevano portare i due all’esasperazione, sperando così in una loro firma della confessione. Avevano anche già abbozzato una storia a proposito: Mehmet Desde e Mehmet Bakir erano i capofila dell’organizzazione e avrebbero predisposto un campo d’addestramento in Turchia. In realtà, i due si erano conosciuti casualmente in vacanza. Mehmet Desde aveva da poco perso il padre, seppellito nella vicina Denizli. Durante un’escursione a Kusadasi aveva conosciuto Mehmet Bakir, i cui genitori possedevano una casa di villeggiatura ad Altinoluk. Erano partiti insieme ad altri cinque amici per accompagnare Mehmet Bakir lì, sulla costa egea, e per trascorrervi un paio di giorni di riposo. Fu allora che avvenne l’arresto.
Testicoli stritolati e minacce: leggi alla voce “tortura”
Gli agenti di polizia andarono su tutte le furie, quando i due si rifiutarono di firmare le confessioni. Obbligarono Mehmet Desde a spogliarsi, lo percossero, gli stritolarono i testicoli e lo minacciarono di cementarlo in una botte e di gettarlo in mare. Dovettero subire quattro giorni di maltrattamenti prima di essere condotti davanti al Gip, e i sei mesi seguenti li trascorsero in custodia cautelare; di questi sei mesi, Mehmet Desde ne trascorse quattro in cella d’isolamento nel carcere di massima sicurezza di Buca, nei pressi di Izmir. Mehmet Bakir, invece, fu rilasciato dopo l’interrogatorio, ma fu poi catturato di nuovo non appena tentò di tornare a Berlino, il 1° agosto 2002. Il tribunale considerò il fatto come un tentativo di fuga e, da allora, le vie legali si fecero sempre più lunghe e tortuose.
In un primo momento Desde e Bakir furono accusati di essere membri di un’associazione violenta e militante. Durante il processo risultò che, eccetto una testimonianza poi ritrattata, non esistevano prove del fatto che i due avessero parlato insieme di un campo di addestramento. E sull’organizzazione cui erano accusati di aver aderito non esistevano informazioni precise. Nel corso del processo il tribunale deliberò che si trattava di un’organizzazione ideologicamente ostile allo Stato, ma non incline alla violenza. Ciononostante dopo un anno arrivò la condanna in prima istanza ad opera del Tribunale di Sicurezza dello Stato (sic): 50 mesi di reclusione e 5000 euro di multa a testa.
Niente prove e sempre in carcere
Desde e Bakir speravano nell'appello. Questo fu esaminato dal Tribunale distrettuale civile di Smirne, grazie alle riforme approvate nel processo di avvicinamento della Turchia all’Unione Europea: il Pubblico Ministero stesso chiese l’assoluzione per mancanza di prove, ma invano. Anche se il Consolato generale tedesco portava intanto avanti una causa contro gli agenti di polizia per le torture subite dal cittadino tedesco Mehmet Desde, gli avvocati di Desde e Bakir non sono riuscirono né ad ottenere la loro assoluzione, né a far revocare il divieto di espatrio. Il 26 dicembre 2006 la nona sezione della Corte di Cassazione di Ankara confermava in ultima istanza la condanna.
Mehmet Desde e Mehmet Bakir sono stati condannati a due anni e mezzo di reclusione, perché appartenenti ad un’organizzazione avversa allo Stato, senza poter disporre della facoltà di scontare la pena in Germania, dato che questo crimine non è contemplato dalla legge tedesca.
Gli agenti di polizia accusati di tortura sono stati assolti all’inizio di dicembre 2006 per mancanza di prove e, a questo riguardo, esiste una dettagliata relazione stilata dalla prestigiosa Fondazione per i Diritti Umani di Smirne, un centro di assistenza per le vittime delle torture, gestito da medici.In essa si conferma che Mehmet Desde fu torturato fisicamente e psicologicamente e che ancora oggi ne accusa i tipici disturbi quali emicrania, gastrite, mancanza di sensibilità agli arti, depressione e incubi.
Mehmet Bakir è lontano da ormai 5 anni da sua moglie, che vive a Berlino. Lei non osa recarsi in Turchia perché, pur se cittadina tedesca, è di origine curda. La richiesta di cittadinanza tedesca di Mehmet Bakir è ormai nulla a causa della lunga assenza dal territorio e si teme che anche il suo permesso di soggiorno sia destinato a scadere. L’incubo Turchia non è affatto finito per le parti coinvolte. Mehmet Desde, a zmir, e Mehmet Bakir, ad Istanbul, aspettano il proprio arresto per iniziare la detenzione.
L’autrice appartiene al network di corrispondenti N-ost
Translated from Zweieinhalb Jahre Hochsicherheitstrakt