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Cronache da Ypsigrock, tre giorni di indie ai piedi del Castello

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CulturaPalermo

Diciannove volte Ypsigrock! Cafébabel Palermo c'era e vi racconta senza giri di parole cosa è successo a Castelbuono, terra promessa dell'indie: le "cronache ypsine", tre giorni di musica, accampamenti, acquazzoni e nudi all'ombra del borgo medievale madonita, in provincia di Palermo.   

Seduti ai tavolini del bar della piazza, con la coppola e le camicette bianche a maniche corte, abituati a guardare un "passìo" molto più monotono, i vecchietti di Castelbuono quest'anno si sono visti sfilare davanti rockers ultrasessantenni, frontman che di lì a poco si sarebbero spogliati sul palco, e londinesi impeccabili nei loro jeans attilati. «Ormai ci siamo abituati,» ci ha detto uno di loro, «anzi durante l'anno mi informo, chiedo come procede l'organizzazione, come sta andando...».

"Non vedi l'ora che finisca e quando finisce vuoi che ricominci"

E ora che la diciannovesima edizione dell'Ypsigrock si è conclusa, tocca riabituarsi alla normalità, al silenzio e alla quiete di un paesino di novemila anime sulle Madonie, Sicilia settentrionale. «Ogni anno è così,» ci dice una ragazza castelbuonese, tra i volontari dell'Ypsig, «in quei tre giorni ti sembra di impazzire e non vedi l'ora che tutto finisca, ma appena finisce non vedi l'ora che ricominci». 

Per gli ideatori è ormai come un "figlio", un figlio che dal 1997 hanno visto crescere, migliorare, e che lo scorso anno è divenuto addirittura maggiorenne. Li vedevi aggirarsi tra la folla, coi visi stanchi di chi ha lavorato mesi e mesi per la riuscita del festival: Gianfranco Raimondo, 39 anni, avvocato, e Vincenzo Barreca, agronomo. «Già dalla settimana dopo la fine di un'edizione si pensa a quella successiva» ci racconta Fabio Nirta, che insieme a Robert Eno, è DJ resident degli after all'Ypsicamping. 

Per i semplici frequentatori, soprattutto per quelli più assidui, l'Ypsigrock si è trasformato in una vera e propria seconda casa. Una casa dall'inconfondibile odore di salsiccia arrostita e dall'atmosfera di ritorno al passato. Con Fiasconaro, storico pasticcere castelbuonese, che offre fette del panettone più famoso della Sicilia: una botta di zuccheri necessaria per riprendersi dalla stanchezza dopo i tre giorni di Festival. E con il temporale che si ripropone con cadenza quasi annuale, come se fosse un rito propiziatorio.  

Ypsigrock bagnato, festival fortunato

«Questo è il quinto anno che andiamo, dopo che ci vai una prima volta non puoi che tornarci le successive edizioni perché ti affezioni,» ci dice un ragazzo in attesa del concerto dei Temples. «Penso che sia il miglior festival non solo a livello siciliano, ma a livello nazionale, perché è l'unico che dà spazio a generi diversi e l'unico ad avere un'organizzazione eccellente». Proprio i Temples li avevamo intercettati due volte in paese, stretti nelle loro giacchette di pelle e nei loro jeans attillati: «It was our first time in Sicily and it's 'a beautiful set, a beautiful place,» vengono a dirci prima di raggiungere il Castello Stage. 

Ma al termine della prima serata, dietro al bancone del bar Don Jon, non si parla che di loro: dei Sonics, arzilli rocker ultrasessantenni che hanno mostrato una carica tale da far invidia alle generazioni molto più giovani. La seconda notte è invece nel segno degli attesissimi Metronomy. Ma gli inglesi, paparazzati insieme alla popolazione locale, portano con sé una delle specialità della casa: la pioggia. L'acquazzone tropicale che si abbatte sul borgo madonita fa slittare l'inizio della serata, che si trascina avanti fino all'ingresso trionfale dell'eccentrica band electropop, capitanata da Joseph Mount, alla testa di una delle performance più brillanti del festival. Insieme alla talentuosa e affascinante batterista-cantante Anna Prior e alla grande energia del bassista Gbenga Adelekan, Love Letters (dell'omonimo e ultimo album) scalda i fan e I'm Aquarious ci presenta una cartolina indimenticabile. 

Il rock ruvido è "nudo"

La terza sera è stata quella dei colpi di scena. C'è grande attesa. Anche Samuel Romani dei Subsonica, accompagnato dalla sua compagna, l'attrice palermitana Isabella Ragonese, e da un gruppo di amici, è carico dopo l'ultima notte di musica ai piedi del Castello normanno. Non è un mistero che il cantante torinese sia ormai di casa a Palermo (dove la band suona anche l'11 agosto) e soprattutto alla Vucciria (noto mercato storico di Palermo, n.d.r.), dove lo aspettano a braccia aperte, soprattutto alla Taverna Azzurra. Ma quello che succede dopo, nel bene o nel male, gli "Ypsini" lo ricorderanno a lungo.

Dopo l'episodio dell'involontaria (o programmata) nudità di Lenny Kravitz a Stoccolma, anche Castelbuono ha avuto il suo strip tease. Stavolta volontario e integrale. Solo che il protagonista non era un'icona erotica mondiale, bensì Lias Saudi, eccentrico frontman dei Fat White Family, che si è denudato completamente sul palco di piazza Castello. Provocazioni alla Pete Doherty e ondeggiamenti che ricordano uno sfrontato Iggy Pop (la musica però è decisamente grezza) che fanno – a quanto pare – ancora effetto sulle ragazzine con velleità da groupie. Tanto che, alla fine del concerto, un gruppetto di fan scalmanate si è riversato davanti alla transenna del backstage, in cerca delle attenzioni del cantante.

... E le provocazioni del passato

Geniale il commento sonoro che è seguito all'esibizione del gruppo londinese, quando è partita in sottofondo Non ti drogare di Alberto Beltrami, del lontano Sanremo 1980. Ma ad organizzatori e pubblico è andata bene. Durante un concerto a Sheffield, Saudi, oltre a denudarsi, aveva espletato i suoi bisogni fisiologici sul palco. Il motivo? A detta sua, i proprietari del locale erano colpevoli di aver pagato la band soltanto con due miseri drink annacquati.

E chissà cos'hanno pensato le comari e gli anziani del comune madonita. In Sicilia le generazioni passate ricordano ancora quando il cantante Arthur Brown era rimasto nudo in un concerto per la kermesse "Palermo Pop '70", finendo dritto dritto nel carcere dell'Ucciardone. Altri tempi: oggi tutte le provocazioni sono state sdoganate e risultano quasi banali.

Nelle cronache ypsine resteranno comunque i rumors sull'arresto di Saudi: in realtà dall'organizzazione fanno sapere che la Polizia ha preso le sue generalità come da prassi e poi l'ha rilasciato. Probabile, anche perché a notte fonda lo abbiamo incrociato con una delle sue conquiste, sperduto per le vie del borgo in cerca dell'hotel... Notti da (pseudo) rockstar. 

E anche il 19esimo è andato

Domenica, in chiusura, è anche la notte dei Notwist con il loro aplomp composto, anzi, proprio teutonico. I pareri sono discordanti: per alcuni una grande esibizione, per altri una noia mortale. In ogni caso Consequence, il grande successo dei fratelli Acher del 2002, parla ad un'intera generazione e mette d'accordo un po' tutti.

E poi ci sono i Future Islands direttamente da Baltimora, con la grande responsabilità di chiudere per la diciannovesima volta la "Woodstock italiana" dell'indie rock. Anche in questo caso non ci sono mezzi toni: il loro synthpop, o lo odi o lo ami; oppure ne resti totalmente indifferente. Eppure, la voce potente di Samuel T. Herring lascia il segno. E un po' anche le sue movenze molto originali. L'apice però resta Seasons, che incanta un pubblico che inizia a sentire la fatica di tre giorni molto intensi. Ci si prepara all'ultimo after del camping, o ai tornanti bui che dividono il paesino madonita dall'autostrada, verso il ritorno a casa.  

A proposito dei musicisti siciliani

Tra il pubblico non manca veramente (quasi) nessuno. Tra gli altri: Antonio Di Martino, Nicolò Carnesi (pizzicato nella nostra foto) e Lorenzo "Colapesce" Urciullo, che il terzo giorno del festival ha presentato la sua graphic novel La distanza, realizzata insieme ad Alessandro Baronciani (disegnatore e frontman degli Altro). «Vengo da dieci anni,» ci spiega, «e continuo a tornarci per il posto, per la gente e per la musica. È come una grande famiglia, rivedi persone che non hai frequentato tutto l'anno e che sai che rincontrerai solo all'Ypisg».

Gli irriducibili continuano a ballare all'after del camping, sotto il palco "baffuto" dedicato a Stefano Cuzzocrea, il giornalista musicale scomparso ad aprile e che fino allo scorso anno era stata una presenza fissa nella grande famiglia ypsina. "Il futuro è già nostalgia", recita il motto dell'Ypsigrock. Anche l'edizione 2015 è scivolata via, ma già si lavora per il 2016, quando il grande appuntamento dell'indie internazionale in Sicilia lascerà il segno per la ventesima volta