Crisi? Ma quale crisi?
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paola menicacciCerto, la Commissione Barroso non potrà insediarsi il 1° novembre. Ma ciò non significa che l’Unione Europea sia di fronte ad una crisi.
Si pensava che tutto fosse così semplice: la Commissione Barroso sarebbe stata approvata dal Parlamento Europeo; la transizione da Prodi a Barroso sarebbe stata indolore e l’Unione avrebbe continuato a vivere felice e contenta. Qualcosa però è andato storto. Barroso, improvvisamente, ha chiesto di ritirare il voto di fiducia alla sua Commissione dall’agenda del Parlamento. Perché? Questa è una crisi?
Le tre B: Buttiglione, Barroso, Berlusconi
Checché ne dica la stampa, quel che è costato di più a Buttiglione non sono state le sue idee conservatrici sugli omosessuali, ma il fatto che ha fallito nell’ottenere il sostegno del Parlamento per diventare Commissario alla Giustizia e agli Interni. E la ragione per cui non è riuscito ad ottenere questo sostegno è stata che Barroso lo ha proposto a capo di questioni che egli conosceva poco solo perché lui è amico di uno degli uomini più ricchi d’Europa, Silvio Berlusconi. Tutte le tre B hanno commesso lo stesso errore: hanno ignorato il ruolo del Parlamento Europeo nel processo d’elezione di una nuova Commissione. Facendo così, hanno creato uno scontro istituzionale. Il solo modo per risolvere questo scontro è fare in modo che sia Barroso sia i Commissari mostrino un po’ più di rispetto nei confronti del Parlamento che è l’unica istituzione europea democraticamente eletta e quindi legittima.
Squilibrio istituzionale
La struttura istituzionale europea è basata sulla regola dell’“equilibrio di poteri” esercitato reciprocamente dalle quattro istituzioni principali ( il Consiglio, la Commissione, il Parlamento europeo e la Corte Suprema). Mettendo un attimo da parte la Corte, e prendendo in considerazione la loro influenza sui processi decisionali, mi arrischierei a sostenere che la divisione del potere tra le istituzioni è la seguente: il 50% appartiene al Consiglio, il 35% alla Commissione e il 15% al Parlamento. La maggior parte delle persone che pensa che il fine ultimo del progetto europeo è politico, un gruppo al quale io stesso appartengo, direbbe che al di fuori delle tre suddette istituzioni menzionate, la Commissione e il Parlamento sono istituzioni che hanno bisogno di supporto, o perché rappresentano il “principio sovranazionale” (Commissione), o perché conferiscono una legittimità democratica all’Unione (Parlamento). Alla luce di ciò, la vittoria del Parlamento è una vittoria di Pirro. Sì, ha ottenuto un po’ di rispetto. Sì, d’ora in poi, Barroso e la Commissione dovranno essere più cauti.Ma l’influenza del Consiglio rimane la stessa.
Quindi, non c’è alcuna crisi nella Commissione europea, giacché l’equilibrio istituzionale rimane esattamente lo stesso- o per meglio dire, ugualmente sbilanciato. Il Consiglio rimane la pedina più importante tra le istituzioni europee e gli Stati membri sono ancora padroni dei trattati. Non è il Parlamento che ha scelto Barroso e, in ogni caso, non è lui che presiede le riunioni del Consiglio. In un certo senso, però, è pur vero che c’è una crisi nell’Unione europea. Una crisi du minore entità. Era dai tempi dello scandalo che travolse la Commissione Santer che il Parlamento non aveva mostrato a tal punto i suoi muscoli. Ciò prova che non ho sprecato il mio tempo quando ho votato alle Europee del 13 giugno. E che ogni istituzione deve prendere il Parlamento meno alla leggera.
Translated from Crisis? What crisis?