Crisi in Grecia: un "mini summit" inedito che non cambia le cose
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Cecilia ZorattiLa Germania, la Francia, la Grecia, così come i presidenti di diverse istituzioni europee si sono riuniti al di fuori del Consiglio europeo.
Atene deve presentare una serie di riforme nei prossimi giorni e la Commissione concederà due miliardi di euro alla Grecia per rispondere alla crisi umanitaria.
Era da diversi mesi che un Consiglio europeo non durava così tanto. Nella notte tra il 19 e il 20 marzo, mentre il Consiglio sonnecchiava e a poco a poco sprofondava in un profondo torpore, al di fuori del summit si teneva una riunione di un gruppo di persone molto limitato.
Questo "mini summit", informale e parzialmente improvvisato, è stato convocato dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, su richiesta di Alexis Tsipras. Da parte degli Stati membri, sono stati invitati il presidente François Hollande, il cancelliere tedesco Angela Merkel, oltre al primo ministro greco. In rappresentanza delle istituzioni erano presenti quattro presidenti: Jean-Claude Juncker (Commissione), Donald Tusk (Consiglio), Mario Draghi (Banca centrale europea) e Jeroen Dijsselbloem (Eurogruppo).
Una forma strana e politicamente scabrosa che esclude de facto gli altri paesi membri, in particolare quelli dell'eurozona. Diversi capi di Stato non hanno fatto a meno di sottolineare questo aspetto, sull'esempio del primo ministro belga, Charles Michel. Visibilmente irritato, durante la conferenza stampa ha riferito di non aver dato alcun mandato alla Germania e alla Francia per negoziare a suo nome. Un'altra stranezza: la rimarcabile assenza del presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, non essendo egli invitato alla riunione, cosa di cui egli stesso si è detto dispiaciuto al volo subito dopo il suo intervento alla conferenza stampa il 19 marzo. Infine, prima che la riunione cominciasse, sia Donald Tusk che Angela Merkel avevano dichiarato che non fosse necessario aspettarsi grandi cose da quest'incontro dal momento che il vero quadro decisionale sarebbe dovuto rimanere, secondo loro, quello dell'Eurogruppo.
Apparenti progressi
La riunione, durata più di tre ore, si è svolta a detta dei partecipanti in un'atmosfera "calma" e "pacifica". Al termine del dibattito, Alexis Tsipras si è detto "ottimista". Alla domanda di un giornalista che gli chiedeva se si trattasse di un nuovo accordo, quest'ultimo ha risposto con un laconico "Vedremo"... Ma allora di cosa si tratta in realtà?
Innanzittutto, le modalità dell'accordo dell'Eurogruppo del 20 febbraio sono state confermate e il governo greco quindi dovrà onorare i suoi impegni. Come richiamo, Atene aveva strappato in extremis un prolungamento di quattro mesi del programma di aiuto finanziario. In cambio, il governo greco è stato invitato a perseguire la messa in atto del programma imposto dalla Troika, ribattezzato "il gruppo di Bruxelles" (che raggruppa la Commissione europea, il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea e il Meccanismo europeo di stabilità).
E' trascorso un mese da questo accordo, e il governo greco non ha ancora presentato il proprio foglio di via per le prossime riforme. Alla coalizione greca è stato conseguentemente ordinato di presentare prima possibile una serie di riforme credibili, senza che per questo non venga citata alcuna data precisa. Il primo ministro greco durante la conferenza stampa del 20 marzo ha spiegato che "imporre una data limite non avrebbe portato che a problemi".
Inoltre, uno dei punti più importanti messi in luce dal leader di Syriza è il fatto che la Grecia sarà responsabile del processo legislativo e della messa in atto delle riforme, alla condizione posta dagli ideatori di avere un bilancio fiscale e finanziario equilibrato. In altri termini, non ci saranno più "ordini inviati per posta" da Bruxelle, ha sentenziato il primo ministro greco. Quindi, durante la lunga conferenza stampa, Alexis Tsipras ha insistito più volte sul fatto che il contenuto delle riforme non sia mai stato affrontato durante l'incontro.
La crisi umanitaria
Questa "flessibilità" è una vittoria non trascurabile dell'esecutivo greco. In effetti, la prima priorità del governo greco rimane il poter dare una risposta immediata alla crisi umanitaria che attualmente colpisce la penisola ellenica. Si tratta di uno degli impegni principali di SYRIZA, annunciati a settembre 2014 nel suo programma di Tessalonica, al culmine della campagna elettorale.
Le istituzioni europee ora la vedono piuttosto male. Secondo il canale britannico Channel 4, il direttore degli affari economici e finanziari della Commissione europea avrebbe chiesto all'esecutivo greco di ritirare il suo progetto di legge sull' "urgenza umanitaria". Stando alla lettera pervenuta al governo, questa legge andrà incontro all'accordo firmato lo scorso 20 febbraio dal ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis.
Finalmente il 20 marzo Jean-Claude Juncker ha dato il suo consenso per assegnare 2 miliardi di euro, divisi sui fondi strutturali europei, al giovane governo greco in modo che esso possa lottare contro "la disoccupazione massiccia dei giovani" e assicurare "una migliore coesione sociale" all'interno della penisola.
Una spinta salutare per lo Stato greco, del quale l'odissea non sembra essere che all'inizio, sapendo che le scadenze per il rimborso di più di 6,7 miliardi alla BCE termineranno a luglio e ad agosto.
Translated from Crise grecque : un « mini sommet » inédit qui ne change rien