Crisi greca, la solidarietà della comunità Trinacria in Sicilia
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Mentre l'estenuante trattativa tra Grecia e Europa sembra non finire mai, abbiamo incontrato la comunità greca "Trinacria" che segue con apprensione le vicende che sconvolgono Atene. Cosa pensano i greci siciliani della loro madrepatria? Ce lo racconta il presidente della comunità, il professor Haralabos Tsolakis.
«La simpatia che c’è tra di noi è il frutto di una forte somiglianza tra i due popoli, nel bene e nel male. Dopo tanti anni in Sicilia posso dire che l'unica cosa che ci divide è la lingua». A parlare è Haralabos Tsolakis, professore della facoltà di Agraria dell’Università di Palermo e presidente della comunità greca "Trinacria" (uno degli antichi nomi greci della Sicilia, n.d.r.), che costituisce l'associazione dei greci residenti in Sicilia, ma anche delle seconde o terze generazione che ormai vivono nell'isola, nonché dei siciliani filoellenici.
Quel caldo pomeriggio di venerdì 3 luglio, due giorni prima del referendum più importante della storia ellenica, un centinaio di persone manifestavano la propria solidarietà ad un popolo che ha sperimentato sulla sua pelle una crisi senza precedenti e una fallimentare politica di austerità.
Atene e Palermo, unite a filo doppio
A Palermo, Davanti al sontuoso ingresso del Teatro Massimo, con quelle colonne che ricordano un tempio greco simile agli altri numerosi esempi lasciati in Sicilia, alcuni giovani sventolavano la bandiera greca. Su di essa giganteggiava la parola "Oxi": Oxi come quel "No" proferito dai greci contro le misure di austerità. (Anche se conosciamo bene il triste epilogo con il successivo "aGreekment" e le incertezze che riserva il futuro).
Una foto per suggellare un’amicizia vera, che passa per una fratellanza storica e di sangue, mentre il bianco e l'azzurro del vessillo sventolavano sul balcone di Palazzo delle Aquile, sede del Comune. Una scelta quella di immortalare il simbolo di Palermo insieme alla bandiera di una civiltà immortale, che ha dato alla Sicilia un contributo imprescindibile, nel bene e nel male. Sì, perché oggi più che mai, esiste un legame indissolubile tra Sicilia, perla della Magna Grecia, e l’antica madrepatria culturale. Nel bene, come la storia e la cultura, senza le quali le nostre radici non poggerebbero su solide basi. E nel male, perché oggi corruzione e dissesto economico (oltre che sociale) hanno trasformato la Sicilia nella "Grecia d’Italia".
Cosa pensano i greci siciliani della trattativa Atene-Bruxelles
Gli umori del presidio di solidarietà, i post della pagina facebook ufficiale e i pareri dei greci siciliani vanno nella stessa direzione. Il clima che si respira è pesante. Molti sono preoccupati per i parenti in Grecia e in alcuni casi i disagi li toccano personalmente. «Il popolo greco ha mostrato che ha le scatole piene dell'austerità che non ha colpito tutti, ma soprattutto per le classi più deboli che sono le più tartassate,» spiega il professor Tsolakis, che va oltre: «È vero che ci sono delle storture nell'Amministrazione statale, che esistono tanti privilegi, ma in questi cinque anni nessuno dei privilegiati ha pagato! Il segnale percepito dal popolo è chiaro: non vogliono colpire i privilegi, ma li utilizzano come scusa per portare gli stipendi a livelli della Bulgaria e della Romania».
Massimo d'Alema ospite a Rai News, 1° luglio 2015
Ma nel comunicato ufficiale della comunità c'è anche una forte denuncia di quello che viene definito come un vero e proprio clima di disinformazione mediatica attorno alla vicenda greca. «La tragica situazione finanziaria è stata creata dalla finanza predatoria di un insieme di banche, tedesche e francesi soprattutto, che negli ultimi 20 anni hanno distribuito prestiti a chiunque, per comperare beni di consumo che venivano prodotti soprattutto in Germania e in Francia,» spiega Tsolakis che si trova d'accordo con quell'intervento polemico di Massimo D'Alema, diventato virale sul web.
Chi ha permesso lo scatenarsi della crisi
Ma l'accusa del professore chiaramente non è unilaterale e va anche contro «una lenta, inefficace, e spesso corrotta, Amministrazione pubblica che non ha permesso la piena utilizzazione dei fondi europei; e una incapace, parassitaria e corrotta classe politica, a partire da Simitis, l'uomo (greco, n.d.r.) che ha curato gli interessi tedeschi più di ogni politico tedesco, fino all'ultimo governo di coalizione che ha firmato gli innaccettabili memoranda».
Come molti, anche Haralabos Tsolakis è convinto che la Grecia non dovesse entrare nell'euro, che non fosse pronta. Ma sostiene che la sua entrata facesse comodo ai grossi gruppi finanziari europei e statunitensi che hanno permesso di truccare i conti senza vigilare. «C'è qualcuno che in buona fede può credere che i funzionari europei, i tedeschi o i francesi non sapessero quello che stava succedendo in Grecia?», si domanda polemicamente. «Se così fosse, sarebbero degli inetti, ma hanno già dimostrato di non esserlo. In ogni caso la Grecia sarebbe dovuta tornare alla dracma nel 2009. Ma ciò avrebbe causato un terremoto nelle banche francesi e tedesche, che erano esposte rispettivamente per 78 e 45 miliardi di euro».
«Quindi hanno cominciato a prestare al Paese grosse somme di denaro, fino a un totale di 240 miliardi, per coprire le banche esposte (comprese quelle greche), aumentando così a dismisura il debito pubblico dello Stato greco e caricando i prestiti sulle spalle dei popoli europei. Basti pensare che il debito è passato dal 123% del PIL del 2009 al 174% di oggi» conclude il presidente di Trinacria.
Sei mesi con Tsipras: "molte parole, pochi fatti"
E Tsipras? A fine gennaio, quando Syriza si preparava a vincere in una tornata elettorale storica per il Paese, gli umori della comunità greca siciliana propendevano per il cambiamento e alcuni erano persino tornati in Patria per votare, in una giornata considerata epocale. «Spero che la vittoria di Tsipras porti lo stesso cambiamento che aveva portato il Pasok nel 1981, dopo gli anni della dittatura» aveva dichiarato allora, in un articolo su Repubblica Palermo, il professor Tsolakis. E sulla stessa lunghezza d'onda erano gli altri intervistati, come la professoressa Virginia Perifanaki, moglie dell'illustre grecista Vincenzo Rotolo e giovane insegnante della Scuola di Neogreco dei Cantieri Culturali della Zisa. Oggi, dopo sei mesi, il giudizio su Tsipras sembra sia leggermente cambiato. Molti probabilmente hanno simpatizzato con il Governo più per l'atteggiamento di Bruxelles che per convinzione politica.
«Il mio giudizio su Syriza è stato altalenante negli ultimi mesi,» spiega ancora il professore, «da una parte l'insistenza di cercare e raggiungere accordi equi e non di sudditanza con l'Europa, come i memoranda sottoscritti dai precedenti governi; dall'altra, la mancanza, in sei mesi di governo, di leggi che puntassero ad una inversione di rotta rispetto al passato. E questo associava Syriza ad un altro Pasok: molte parole, pochi fatti,» conclude.
La comunità continua a seguire con apprensione le notizie proveniente da Atene, ma oggi più che mai quel legame ancestrale tra la Sicilia e la Grecia è più forte che mai, e passa per la parola solidarietà. O come dicono in greco alli̱lengýi̱.