Crisi belga: la fiamminga Marian e il francofono Jamil rispondono
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Ottavia Sanseverinoil Belgio affonda. Da giovedì 22 aprile alcuni osservatori non esitano a qualificare la crisi politica come crisi di regime e ad affermare che il Regno del Belgio, monarchia parlamentare e Stato federale, è ormai storia passata. Il paese pianeggiante ha ancora un’opportunità o un senso?
Cafebabel Bruxelles è andato ad incontrare due giovani belgi, una fiamminga e l’altro francofono, per ascoltare il loro punto di vista su questa crisi.
Marian Cramers è una studentessa di scienze politiche della KUL (Katholieke Universiteit Leuven), l’Università cattolica di Lovanio, capoluogo della provincia del Brabante Fiammingo. Secondo lei, senza alcun dubbio, la crisi belga si basa su un problema insignificante: «è un problema costituzionale - spiega -, quindi deve essere risolto. Ma non merita assolutamente l’importanza che sta assumendo. Nessuno si fa uccidere per la circoscrizione Bruxelles-Hal-Vilvorde - insiste, nessuno perde il lavoro a causa di Bruxelles-Hal-Vilvorde, ma il governo è diventato ostaggio di tutta questa situazione!».
Quanto a Jamil Soltani, lui viene da Bruxelles. Studia scienze politiche all’Università Libera della capitale. Cosa che non gli impedisce di condividere lo stesso punto di vista: «è tutto così lontano dalla quotidianità delle persone e dalle loro preoccupazioni. È un problema puramente politico». Il giovane francofono accusa il mondo della politica: «questo problema non è nuovo. Ogni problema ha una soluzione, basta semplicemente avere la volontà di risolverlo e in questo caso non c’è». Marian ipotizza un’altra spiegazione: «la crisi ha assunto queste dimensioni perché il governo può permetterselo, visto che la maggior parte delle sue competenze è stata ridistribuita a livello regionale ed europeo». È convinta che il problema della circoscrizione Bruxelles-Hal-Vilvorde (BHV) avrebbe dovuto essere affidato ad una commissione, un gruppo di lavoro che quindi non avrebbe avuto alcuna incidenza sul governo federale. Jamil rincara la dose: «a fare da sfondo ci sono logiche elettorali. Se il problema venisse risolto, verrebbe meno la principale ragione di esistere del FDF (Fédéral Démocrate Francophone – Fronte Democratico dei Francofoni)». La stessa cosa accade sul fronte fiammingo: la manovra politica di Alexandre De Croo per diventare "il miglior fiammingo" non lascia alcun dubbio allo studente.
L’eredità che i giovani non vogliono
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Sebbene i due giovani comprendano bene il problema posto dalla circoscrizione Bruxelles-Hal-Vilvorde, sono anche consapevoli di come non sia così per tutti. «Molte persone non capiscono cosa stia accadendo - spiega Marian - e non si interessano abbastanza da poter comprendere. Quelli che capiscono, invece, se ne fregano». Ma nota anche una sorta di fossato generazionale nelle Fiandre: «i nostri genitori, i nostri nonni, che hanno vissuto in maniera traumatica il periodo pre-federale in cui le scuole erano francofone, che hanno vissuto la transizione, vorrebbero vederne la conclusione. Ma i più giovani, che non hanno la stessa esperienza alle spalle, non vedono dove sia il problema. Convivono col Belgio così com’è». Jamil, a Bruxelles, nota che questo fossato generazionale non esiste nella comunità francofona. La popolazione nel suo insieme giudica questo problema un problema minore.
Due comunità che non si conoscono più
Tuttavia i due ragazzi sono concordi su un punto: l’importanza del bilinguismo. Con questa nuova crisi il mondo scopre un Belgio più diviso che mai attraverso i media. Nello stupore generale, il paese non è bilingue. Le due principali regioni hanno un’unica lingua, ognuna la propria. Soltanto Bruxelles gode dello statuto di capitale bilingue. Jamil si dice convinto che se «da Ostenda ad Arlon tutti parlassero entrambe le lingue, si arriverebbe a conoscere meglio gli altri». Marian rincara la dose: «se il paese fosse bilingue sarebbe meglio, anche se questa non sarebbe certo la soluzione miracolosa, perché le persone non sono pronte ad accettarla. Per me, il miglior sistema per il Belgio è un sistema unitario». I due studenti, tuttavia, ammettono di visitare raramente l’altra comunità «anche se ho molti amici fiamminghi» spiega Jamil. Del resto Marian, originaria della regione fiamminga, si sente talvolta un po’ una straniera nella sua capitale: «un venditore ambulante voleva vendermi un oggettino e siccome non rispondevo mi ha chiesto se ero una turista. Per un istante ho davvero desiderato rispondere "sì"». Resta il fatto che la generazione Erasmus è più aperta di quella precedente anche se, rimpiange Marian, «manchiamo di una piattaforma comune dove incontrarci».
La presidenza belga è compromessa?
Marian Cramers, specialista di studi europei, è molto delusa dalla tempistica di questa crisi di governo, che giunge a due mesi dalla presidenza belga del consiglio europeo: «qualche tempo fa ero con altri giovani ad una conferenza sulla presidenza belga. C’era un’atmosfera generale di euforia: non solo il presidente europeo Herman Van Roumpuy e la presidenza nazionale sono dello stesso paese, ma appartengono anche allo stesso partito! Sentivamo che finalmente, in questi sei mesi, avremmo avuto una vera e coerente politica europea. Potevamo realizzare talmente tante cose! Ora questa atmosfera è completamente andata. Con ogni probabilità le elezioni saranno organizzate per la fine di giugno. Dovremmo avere un nuovo governo per il 1° luglio, ma non sarà la stessa cosa».
BHV, le tre lettere che fanno tremare il Belgio
BHV in realtà è la circoscrizione elettorale e giuridica Bruxelles-Hal-Vilvorde. È antica quanto il Belgio, ma dagli anni Sessanta figura come eccezione. All’epoca, le circoscrizioni elettorali furono rimodellate sulla base territoriale delle province. BHV si trova a cavallo di due province (Bruxelles e il Brabante fiammingo) e due regioni (la regione di Bruxelles-Capitale e la regione fiamminga). Per proteggere la minoranza francofona dalla periferia di Bruxelles, ma anche in mancanza di un accordo, la circoscrizione è rimasta intatta al momento della riorganizzazione generale. Nel 2003 la Corte Costituzionale ha dichiarato la circoscrizione non conforme. Nelle Fiandre l’interpretazione della sentenza è semplice: bisogna scindere Bruxelles e Hal-Vilvorde. Secondo i francofoni esistono altre soluzioni: alcuni parlano di un allargamento di Bruxelles. È su questo scoglio che il governo belga si è incagliato giovedì 22 aprile. È ciò che lo porta, oggi, verso delle elezioni che rischiano di essere tacciate di incostituzionalità poiché la circoscrizione BHV resta ancora intatta.
Foto: Zoé de York. Manifestazione fiamminga: Sender/flickr
Translated from Crise belge: Marian la flamande et Jamil le francophone répondent