Cosa succede agli intermittenti francesi? Ragioni di uno sciopero
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Maria Elena VaiasusoEntra in vigore questo mese la controversa riforma sullo statuto degli intermittenti dello spettacolo varata dal governo francese. Nonostante i mesi di protesta contro il nuovo protocollo, l’esecutivo è rimasto fermo sulle proprie posizioni, mettendo a rischio anche le sorti del Festival di Avignone. Si accenderanno i riflettori o calerà il sipario? Cafébabel ha intervistato alcuni di loro.
Mentre si celebra in questi giorni il Festival di Avignone, la manifestazione teatrale più importante in Francia e uno dei più grandi festival culturali d’Europa, i lavoratori dello spettacolo coinvolti nel regime degli intermittenti continuano ad essere sul piede di guerra contro un governo socialista che, a priori, non sembra disposto a gettare la spugna. Così, ad inizio mese, è entrato in vigore il testo firmato lo scorso marzo dall’esecutivo di Manuel Valls per riformare il funzionamento dello statuto degli intermittenti dello spettacolo, ovvero tutti quei lavoratori (artisti e tecnici) che, beneficiando di un regime d’indennizzo particolare, hanno diritto a ricevere un sussidio di disoccupazione tra un contratto e l’altro.
“Il sistema, anche se un po’ complicato, funzionava bene e permetteva una certa flessibilità lavorativa sia per noi impiegati, sia per le imprese dello spettacolo che, in generale, assumono i lavoratori per periodi limitati”, ci ha spiegato Alexandre, tecnico nel cinema d’animazione. Nel mondo dello spettacolo (cinema, teatro, musica) i contratti a breve termine, che vanno da un paio di settimane fino a quattro mesi, sono molto frequenti. Gli intermittenti solitamente ne firmano diversi durante uno stesso anno ed il regime particolare di cui godono permette loro d’accedere ad un'indennità di disoccupazione che viene percepita in maniera quasi immediata tra la conclusione di un contratto e l’inizio del seguente. Può ricevere il sussidio chi ha effettuato 507 ore lavorative nell’arco di dieci mesi.
Da quando il nuovo accordo è stato firmato, decine di collettivi di intermittenti e di organizzazioni sindacali (a capo delle quali la CGT) hanno manifestato per le vie di tutta la Francia contro una direttiva che “rende ancora più precaria” la loro situazione. La differenza principale, hanno spiegato alcuni lavoratori discontinui a Cafébabel, è l’introduzione dell’indennizzo in differita. I sussidi di disoccupazione, infatti, potranno essere percepiti dal 48% dei lavoratori almeno un mese dopo la conclusione del contratto. Ciò comporterà la perdita di una parte del salario e un’attesa che potrà prolungarsi fino a tre mesi, durante i quali gli intermittenti non percepiranno alcuna entrata. “Il problema è che d’ora in avanti, ogni volta che smetteremo di lavorare, verrà applicata la differita e dovremo aspettare diversi mesi prima di essere indennizati. E se nel frattempo lavoreremo (ne avremo proprio bisogno), le ore effettuate non saranno contabilizzate per un’indennità futura, quindi sarà sempre più complicato accedere al regime degli intermittenti”, afferma Alexandre.
La mobilitazione è persino arrivata a mettere in discussione la celebrazione dei festival di Aix-en-Provence e di Avignone, manifestazioni culturali emblematiche in Francia. Nonostante i comunicati emessi tanto dalla direzione del Festival di Avignone quanto dal Festival Off di Avignone (iniziativa parrallela al festival ufficiale), attraverso i quali si assicura il normale svolgimento delle rappresentazioni, non pochi sono stati i collettivi di intermittenti che hanno avanzato la minaccia di un sciopero di massa durante i giorni in cui si svolge il festival, dal 4 al 27 luglio. “Non sappiamo cosa succederà. Fin’ora gli scioperi sono stati annunciati soltanto con un giorno di anticipo, quindi può accadere di tutto”, ha detto Claire, cantante e attrice, durante l’ultima grande manifestazione avvenuta a Parigi lo scorso 26 giugno.
Il fine ultimo del regime degli intermittenti è di garantire un minimo di sicurezza ai lavoratori di un settore tremendamente instabile. Claire, per esempio, che solitamente lavora nei musical, ci racconta che da settembre a gennaio il lavoro non le manca ma dopo attraversa mesi “molto complicati”, mesi in cui le risulta estremamente difficile pagare l’affitto, anche con i sussidi del governo. Un’opinione condivisa da Nicolas, collega di Alexandre: “La gente pensa che scegliamo di lavorare da intermittenti e che vogliamo approfittare del sistema, ma ti assicuro che se mi proponessero un contratto a tempo indeterminato non lo disdegnerei. Per un intermittente è molto complicato trovare una casa in affitto o ottenere un prestito in banca. Viviamo in una situazione molto precaria”.
Effettivamente, secondo uno studio pubblicato da Le Parisien, il 55% dei francesi non ha appoggiato le rivendicazioni degli intermittenti. Secondo Nicolas, ciò potrebbe essere dovuto alla mancanza di informazione e ai discorsi manichei del governo nello spiegare le ragioni della riforma. “Ci dicono che il motivo è il deficit, ma per favore! Continuano a ripetere quanto costiamo allo Stato ma non considerano quanti soldi entrano nelle casse statali grazie alla cultura ed ai locali che ci permettono di lavorare. Portiamo più soldi di quello che costiamo, ma questo al governo non conviene dirlo”, lamenta Nicolas. I due tecnici ironizzano sul fatto che la riforma è portata avanti da un governo socialista. “A quanto pare la sinistra è più a destra della stessa destra e, davvero, non ne sanno niente di economia”, ha affermato Alexandre.
Insieme ai numerosi intermittenti, molti altri lavoratori hanno manifestato per le vie di Parigi perché la riforma, seppur non direttamente, riguarda anche loro. È questo il caso di Lola, direttrice di un’organizzazione di spettacoli per bambini, secondo la quale la situazione dei lavoratori in generale è minacciata da tanta precarietà. “Ci sono sempre più lavoratori che finiscono per abbandonare il regime degli intermittenti perché non hanno più sicurezze”, afferma la direttrice. “Gli artisti che hanno più di 50 anni amano il loro lavoro ma pensano anche al loro futuro da pensionati così, ad un certo punto, trovandosi nel bel mezzo della precarietà, decidono di lasciare tutto. Per noi, quindi, diventa sempre più difficile trovare gente da assumere”. Inoltre, la direttrice spiega che la riforma “contempla dei contributi supplementari che non erano stati previsti nel budget”, passando dal 10,8% al 12,8%. “Il budget viene stabilito con un anno di anticipo, ciò significa che la massa salariale costerà di più, complicando ancor di più la situazione delle piccole imprese”, afferma Lola.
Tutti gli intervistati accusano il governo d’aver firmato la direttiva senza aver previamente instaurato un dialogo con i collettivi (il sindacato CGT, l’unico che possiede un'antenna speciale per i lavoratori dello spettacolo, non ha firmato il protocollo nel mese di marzo) e di mettere lentamente fine ad un sistema, creato negli anni ’30, che indubbiamente contribuiva a mantenere viva la cultura nel paese. “[La riforma] è un modo per chiuderla con lo statuto degli intermittenti. Dicono che non lo elimineranno, ma lo stanno distruggendo: vi potrà accedere sempre meno gente, ci saranno sempre meno artisti, sempre meno cultura”, protesta Nicolas, mostrando uno striscione, mentre avanza con i suoi colleghi verso Place de la Nation.
Translated from Intermitentes del espectáculo en Francia: Fundido a negro