Cosa sta accadendo in Turchia?
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Ormai gli eventi in Turchia si susseguono di giorno in giorno, e l'accentramento del potere e la limitazione dei diritti civili da parte del presidente Erdoğan sembrano non avere limiti. Cosa sta accadendo e cosa possiamo aspettarci per il futuro? Ne abbiamo parlato con Lea Nocera, esperta di Turchia contemporanea e docente presso l'Università L'Orientale di Napoli.
cafébabel: Cosa sta accadendo in Turchia?
Lea Nocera: Quello che ora sta accadendo a seguito del golpe fallito è fondamentalmente un tentativo di ristabilire l'ordine democratico, quantomeno sulla carta. Il problema è che questo avviene in maniera molto critica proprio nei confronti di quelli che sono i principi democratici. Si tratta di una democrazia con grossi problemi di assestamento, sotto attacco a causa di derive autoritarie. In passato la politica di Erdoğan è stata molto apprezzata, soprattutto nel mondo occidentale, vista come modello virtuoso di democrazia musulmana. Questo modello tuttavia ha mostrato delle crepe negli ultimi anni, a partire dalle proteste di Gezi Park nel 2013, fino ad arrivare alle misure fortemente limitanti della libertà di stampa e di espressione messe in opera dal governo in questi giorni. È però importante sottolineare che i partiti si sono sì dissociati dal colpo di stato, ma questo non ha assolutamente significato un appoggio alla politica antidemocratica, repressiva e regressiva (in senso di diritti e libertà personali, n.d.r.) dell'AKP, il partito del Presidente.
cafébabel: Come viene percepita la figura di Erdoğan nel paese?
Lea Nocera: Ci sono state delle elezioni, e la maggioranza della popolazione (non la maggioranza assoluta, n.d.r.) lo ha votato. Queste persone approvano la politica di Erdoğan. Il paese ha bisogno di stabilità e per ottenerla il modello del Presidente, basato su una politica forte ed autoritaria, sembra la scelta migliore ai loro occhi. Quasi la metà del paese però non appoggia questa politica, ed anzi è molto critica in merito. Ed è una parte della popolazione composta da laici e progressisti, curdi inclusi. Questa parte della popolazione è completamente disrappresentata, ed essi non sono in piazza la sera con le bandiere turche a manifestare. Non erano a favore del colpo di stato, ma nemmeno a favore della politica di Erdoğan. E costoro sono quelli che stanno pagando e pagheranno il prezzo più alto delle misure post-golpe attuate del governo.
cafébabel: Perché il colpo di stato è avvenuto in questo momento, con un appoggio ad Erdoğan così forte da parte della popolazione?
Lea Nocera: Non è facile rispondere a questa domanda. L'idea che questi golpisti facessero parte dell'organizzazione facente capo a Fethullah Gülen è plausibile, ma tutta da verificare. Il colpo di stato non ha funzionato perché la parte più storica delle forze armate era, di base, con il governo. Probabilmente è stato calcolato male l'appoggio della popolazione. In Turchia era abbastanza chiaro tuttavia che dalla gente comune non sarebbe mai potuto arrivare l'appoggio ad un golpe. Vi sono personalmente molti dubbi su questo colpo di stato: un golpe che dura 4 ore, in cui dopo solo 3 ore il Presidente della Repubblica afferma che è «un nuovo giorno per la democrazia» è un golpe che presenta molti punti oscuri.
cafébabel: Montatura?
Lea Nocera: Il dubbio che possa essere così sorge dall'estrema rapidità della risposta da parte del governo, tuttavia bisogna stare attenti a non rimanere aggrovigliati in teorie di intrighi e complotti non sufficientemente provate. Ad ogni modo, se si tratta anche solo di un ammutinamento male organizzato messo in atto da una piccola parte dell'esercito, quel che è evidente è la fermissima risposta del governo, orientata verso un ulteriore irrigidimento dei provvedimenti restrittivi delle libertà e della vita politica e sociale turca. È una situazione molto grave e pericolosa, per via della paventata reintroduzione della pena di morte e delle epurazioni nei ranghi dell'esercito e dell'istruzione, senza considerare le ronde di ultrareligiosi per le città la sera: la gente ormai non esce più di casa. In più c'è il fatto che le liste con gli arresti da effettuare erano pronte poche ore dopo il golpe, senza fare alcuna indagine, e che l'accusato di tutto ciò (Fethullah Gülen, n.d.r.) è veramente molto lontano, e lo è da molti anni. Tutto ciò non fa sperare molto bene nel senso di un ripristino dell'ordine democratico che Erdogan ha utilizzato per giustificare questi interventi.
cafébabel: In che modo il golpe sta aiutando Erdoğan?
Lea Nocera: Sicuramente la sua figura risulta essere molto rafforzata, quantomeno nei confronti dei suoi sostenitori. E sicuramente sta avendo molti meno limiti e freni per attuare quello che da anni prova a fare per limitare il dissenso e l'opposizione. È molto probabile che riuscirà ora ad ottenere il consenso necessario a cambiare la Costituzione in favore di un regime presidenziale, una cosa questa che aveva già provato a fare in passato, ma senza molto successo. Il tentativo di golpe ha inoltre indebolito di molto l'opposizione. Il discorso nazionalista risulta ormai essere stato assorbito dal governo, e l'opposizione non ha più nessun margine di manovra. E ciò si riflette anche in maggior potere per chiedere misure repressive, come la pena di morte, giustificandole con lo "stato di emergenza" post-golpe. Erdoğan rappresenta la sicurezza agli occhi dei turchi suoi sostenitori, contro l'instabilità e coloro che tramano a contro la democrazia, identificati nei golpisti. Quel che si rischia, in definitiva, è un'ulteriore centralizzazione del potere ed un pugno di ferro nei confronti degli oppositori politici e civili, che incontrerà sempre meno freni e limiti.
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