Corsi universitari on-line, addio professori?
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Chiara TrinciSull'esempio americano, da quasi 2 anni, le università e le scuole europee si sono aggiornate: i MOOC (Massive Open Online Courses) sono arrivati anche nel Vecchio Continente. Rivoluzione o buco nell'acqua?
I MOOC, corsi on-line accessibili a un gran numero di persone, stanno cambiando il mondo dell'insegnamento da qualche tempo. Il professore davanti la sua webcam, lo studente connesso dall'altra parte del mondo. Una "rivoluzione MOOC" avrebbe addirittura già colpito l'Europa. Alcuni paesi, come la Spagna, offrono già 150 corsi diversi, 3 volte in più rispetto alla Francia. Nella Scuola politecnica di Losanna (EPFL), una delle prime scuole europee a lanciarsi in questa avventura, il successo è stato incredibile: in un anno e mezzo, 400 000 studenti si sono iscritti ai 14 corsi on-line proposti dalla scuola.
Un beneficio per le università
L'iscrizione è già una piccola vittoria, poiché, anche se i corsi non sono finaziariamente redditizi per le univerisità (la maggior parte dei MOOC sono gratuiti), consentono loro di avere un considerevole vantaggio: la notorietà. Se Stanford o Yale non hanno bisogno di lanciare dei corsi on-line per essere conosciute in tutto il mondo, molte università europee beneficiano della condivisione dei loro programmi scolastici. Questi corsi ne rinforzano la visibilità e dimostrano la loro capacità di adattarsi alle nuove tecnologie.
Per Matthieu Cisel, primo dottorando in MOOC in Francia, il professore ha comunque un ruolo da giocare in questa "rivoluzione": "I MOOC stanno per cambiare la professione di insegnante, dandogli più valore" poiché, in quanto autentici attori di questi video pedagogici, i professori non si rivolgono più a un'aula universitaria di 300 persone, ma a un pubblico di 30.000 studenti. Pierre Dillenbourg è il docente di nuove tecnologie presso la Scuola politecnica di Losanna e insiste sul ruolo del professore in questo nuovo approccio, precisando che la qualità dell'insegnamento è una condizione indispensabile per la riuscita dei MOOC: "Anche senza l'etichetta di un'università prestigiosa, alcuni corsi on-line si distinguono da altri perché sono tenuti da specialisti del settore".
Addio Professori?
L’insegnamento on-line può rimpiazzare quello in classe? Gli esperti mantengono un profilo basso: i MOOC non saranno mai i sostituti dei corsi tradizionali.
In primo luogo, perché non permettono di ottenere un diploma: alla fine del corso seguito, viene consegnata solo una certificazione, prova che lo studente ha superato i test e acquisito le conoscenze previste. In secondo luogo, perché in generale gli studenti iscritti ai MOOC seguono parallelamente un corso tradizionale. I professori che hanno adottato questo nuovo sistema li considerano come supplemento e in nessun caso come un'alternativa. Pierre Dillenbourg considera questi corsi on-line come un'opportunità per migliorare la qualità dei corsi all'università, approfondendoli. In questo caso, essi rappresentano un reale supporto all'istruzione tradizionale.
Altri professori vedono in questi corsi l'occasione per iniziare una riflessione su un soggetto e poi approfondire le conoscenze acquisite in aula. Uno di questi è Alberto Alemanno, che insegna Politica Europea all'HEC Paris ed è a capo di un MOOC intitolato "Understanding Europe", il primo sull’"Europa in Europa". Alemanno propone di riconsiderare alcune idee sull’Unione europea e mostrare ai suoi studenti come il cittadino può esserne un autentico attore. "Si tratta di un approccio umano, dal basso verso l'alto, per rimettere il cittadino nel cuore del progetto europeo", afferma Alemanno. Il suo obiettivo è di fornire loro degli strumenti per far valere le proprie idee e mostrare che "l’Europa è un mondo di opportunità".
– "Understanding Europe", primo MOOC sull'"Europa in Europa" proposto dal professore di diritto europeo Alberto Alemanno –
in europa, uno sviluppo disomogeneo
La sfida delle università e scuole europee è evitare che i MOOC "finiscano nelle mani dell'egemonia americana", spiega Matthieu Cisel, che ha partecipato anche all'iniziativa pubblica della piattaforma francese dei MOOC, France Université Numérique, FUN. Dal gennaio 2014, una dozzina di istituzioni hanno proposto 21 corsi on-line. Sulla stessa scia, ma con fondi privati, nell'ottobre 2013 il Regno Unito ha sviluppato la sua piattaforma Futurelearn che comprende 26 università. Tuttavia, le più prestigiose, come Oxford o Cambridge, ne restano lontane e snobbano il progetto. "Proponiamo già dei corsi on-line e i MOOC non ci faranno cambiare il nostro modello", ha dichiarato Sally Mapstone, vice-presidente dell'università di Oxford. Queste iniziative si sviluppano in Europa, ma a livello nazionale e in maniera differente.
L'Europa dovrebbe quindi unire le forze per creare una sola piattaforma europea e contrastare la leadership americana? Pierre Dillenbourg, che ha collaborato con la Scuola politecnica di Losanna all'organizzazione del grande summit europeo EMOOC di questo mese, non la pensa così: "Ciò che è spiacevole è l'assenza della Commissione europea in questo dibattito, ma non penso che serva fondere insieme i progetti, ma creare sinergie e una maggiore interazione tra le piattaforme nazionali".
In generale, le università europee non attendono il sostegno delle istituzioni sulla questione dei MOOC, ma dal vertice dell'Ue è emersa una nota positiva: il discorso degli attori ha raggiunto una certa maturità. "Non si parla più dei MOOC come di un miracolo: ormai è qualcosa di concreto", si rallegra Pierre Dillenbourg. Allo stesso modo Matthieu Cisel, che ha anche assistito alla conferenza, ha pubblicato sul suo blog: "Tanti feedback da creatori di MOOC molto interessanti". Inoltre, Cisel ha sviluppato un MOOC su "Come creare il proprio MOOC" per la piattaforma francese FUN. Cosa c'è di più concreto?
Translated from Cours en ligne : les universités européennes rentrent dans le rang